I malanni da raffreddamento sono patologie a carico dell’apparato respiratorio tipiche (perché favorite) della stagione fredda. Raffreddore, laringite, faringite (mal di gola), tracheite fino a patologie più serie come influenza, bronchite e polmonite sono alcuni esempi di malattie da raffreddamento.
Mentre esistono individui che ne sembrano immuni (non è raro trovare persone che non hanno mai fatto un’influenza), è molto più comune incontrare soggetti che soffrono di queste patologie in modo abbastanza penalizzante. Anche l’aggravarsi di certe situazioni (per esempio i dolori cervicali) con la stagione fredda può essere considerato una sorta di patologia da raffreddamento.

Secondo il National Institutes of Health (NIH) statunitense, sono circa un miliardo le persone che annualmente contraggono il raffreddore.
Malanni da raffreddamento: la prevenzione
Per un’efficace prevenzione dei malanni da raffreddamento occorre essenzialmente operare su due fronti:
- aumentare le proprie difese nei confronti degli attacchi esterni;
- scegliere le corrette strategie ambientali.
Di seguito elenchiamo i punti più importanti. Prima di farlo, dividiamo la popolazione in tre classi:
Classe A – Chi non ha fatto un’influenza negli ultimi cinque anni. Sono i soggetti non a rischio. A loro consigliamo solo i punti 2a e 3.
Classe B – Chi ha fatto un’influenza negli ultimi cinque anni e/o è soggetto a patologie di stagione con febbre in maniera saltuaria (due-tre episodi per stagione). A loro consigliamo i punti 1, 2a, 2b e 3.
Classe C – Chi è soggetto a ripetuti episodi patologici (più di tre a stagione). Per loro consigliamo i punti 1, 2a, 2c e 3.
1) Utilizzare la vaccinazione antinfluenzale. Su tale vaccinazione esistono molti pregiudizi ed errori di valutazione. Perché sia efficace deve essere effettuata alla disponibilità del vaccino, con le modalità indicate (rivolgetevi al vostro medico curante per conoscerle in dettaglio). Farla troppo tardi o male (senza richiamo quando occorre) ne riduce notevolmente l’efficacia. Inoltre non hanno pregio le critiche che vorrebbero la vaccinazione inefficace perché alcuni vaccinati sono soggetti comunque alla patologia. In realtà, a prescindere da chi si è vaccinato in modo scorretto, la patologia di chi si è vaccinato è molto più blanda rispetto a quella che colpisce i non vaccinati: un conto è avere qualche problema per una giornata e un conto è stare a letto per una settimana.
Ultimo punto da sfatare: l’influenza è utile perché è naturale ammalarsi e il corpo deve essere abituato a reagire da sé. Questa è una posizione scientificamente assurda (per non dire ignorante nel senso letterale del termine: “di chi non sa” ciò che dice). Infatti l’influenza, come ogni altra patologia, è uno stress per il fisico, può provocare danni (piccoli o grandi) permanenti e non rafforza per nulla il corpo (se così fosse chi fa un’influenza gli anni successivi dovrebbe migliorare la propria situazione, mentre in realtà ci ricade ogni stagione). Con un’analogia, sperare che subire un’influenza rafforzi il fisico è come sperare che subendo continue distorsioni al ginocchio questo si rafforzi!
2) Migliorare la proprie difese immunitarie. Esistono soggetti che non hanno mai fatto un’influenza. Evidentemente le loro difese organiche sono notevoli. A parte fortunate caratteristiche individuali, è sicuramente possibile (e ovviamente auspicabile) migliorare le proprie difese. Esistono tre strategie:
a) Attività fisica – Per aumentare le difese immunitarie è fondamentale l’attività fisica. Perché questa sia efficace deve essere sufficientemente continua e intensa. Molti pensano che possa facilitare i malanni da raffreddamento soprattutto in quei casi in cui viene svolta in condizioni disagevoli, climaticamente parlando. In realtà ciò è vero quando l’individuo non è allenato o è sottoallenato (come succede a chi pratica ciclismo solo alla domenica). Se l’individuo è allenato, può tranquillamente superare le avversità del clima senza temere per la sua salute perché il corpo si abitua a convivere con situazioni sfavorevoli. Non cercate di difendervi dal clima considerandolo un nemico, ma praticate sport fondendovi con ciò che vi circonda.
L’errore fondamentale di chi pratica sport all’aperto è spesso quello di coprirsi in maniera eccessiva o di rinunciare alla seduta di allenamento quando cade una goccia di pioggia o spira un alito di vento (si legga il nostro articolo Correre nel freddo). Questo atteggiamento mentale in realtà è la prova più evidente che si considera il proprio fisico troppo debole, impedendogli di allenarsi ad affrontare ogni avversità atmosferica. E senza allenamento, ricordatelo, non c’è miglioramento. Per approfondire l’argomento si consulti il nostro articolo Corsa e sistema immunitario.
b) Integratori – Una seconda strada è l’uso di integratori che innalzano le difese immunitarie come l’arginina (dosi da 0,5 g/die per ogni 10 kg di peso con 3-4 cicli di 15 giorni nel periodo più freddo, generalmente dai primi di ottobre ai fine marzo; è sconsigliata a chi soffre di patologie da Herpesvirus) o come i probiotici. Nel percorrere questa strada occorre fare attenzione alle bufale. Alla propoli per esempio vengono spesso attribuite proprietà terapeutiche inesistenti, tant’è che molti amanti della resina ogni anno si fanno la loro bronchite o la loro influenza. Il motivo è che la propoli mostra virtù antibatteriche (e non assolute), ma non antivirali (frasi tipo quella –Al termine dello studio, tutti i bambini trattati hanno mostrato non soltanto di aver avuto meno disturbi, ma anche di avere ridotto la carica virale batterica nel rinofaringe– che ho trovato in un sito di fitoterapia fanno cadere le braccia: come può essere una carica contemporaneamente virale e batterica? Sarebbe come usare un’espressione del tipo “gli uccelli mammiferi”).
Anche sostanze come lo zinco si sono rivelate decisamente ininfluenti nella prevenzione dei malanni da raffreddamento. La classica vitamina C non aiuta nella prevenzione, ma è utile nella cura.
c) Farmaci – L’ultima strada è sicuramente quella più “strong” e andrebbe utilizzata nei casi più difficili. Si possono usare farmaci, per esempio quelli che usano agenti patogeni attenuati per stimolare il sistema immunitario. Per esempio il Biomunil aumenta, a livello delle mucose delle vie aeree, la concentrazione delle IgA secretorie, attiva la produzione delle IgA, IgG e IgM seriche e in particolare aumenta la concentrazione delle immunoglobuline specifiche per gli antigeni ribosomiali presenti nel preparato e per i corrispondenti batteri omologhi, stimola la memoria immunitaria mediante attivazione degli specifici linfociti T, incrementa la fagocitosi da parte dei macrofagi, specie di quelli alveolari, e dei granulociti, aumenta la sintesi di interleuchina IL-1 e IL-2 e di interferone alfa e incrementa l’attività citotossica delle cellule NK (natural killer).
Per la prevenzione dei malanni da raffreddamento si può prendere in considerazione l’utilizzo di echinacea (Echinacea angustifolia).
3) L’ambiente – L’ultimo punto è forse il più importante perché misconosciuto: l’ambiente. Gli agenti patogeni si sviluppano meglio se la temperatura è bassa. Se a temperature vicine allo zero viene bloccata l’attività biologica, a temperature comprese fra i 5 e i 16 °C si ha la situazione peggiore. La condizione migliore si ottiene attorno ai 20-22 °C. È ovvio pertanto che lavorare o vivere in condizioni di temperatura inferiori ai 20 °C innalza le probabilità di ammalarsi. Dovrebbero pensarci tutti quelli che dormono con le finestre aperte d’inverno perché lo ritengono più salutare o quelli che tengono la temperatura interna sui 16 °C e preferiscono coprirsi, per risparmiare o perché veramente convinti che “troppo caldo faccia male”. Vivere in condizioni di bassa temperatura predispone inoltre a fastidiosi problemi articolari (patologie cervicali, alle mani e, in misura inferiore, ai piedi) e aggrava i sintomi delle riniti vasomotorie.
Indice materie – Medicina – Sintomi – Malanni da raffreddamento