Linfoma è un termine alquanto generico con il quale si indica un gruppo estremamente eterogeneo di tumori che originano dai linfociti, cellule che svolgono un ruolo essenziale nella risposta immunitaria dell’organismo; sono di fatto cellule programmate per innescare reazioni di tipo immunitario nei confronti di quegli antigeni che vengono riconosciuti come estranei. Si distinguono in tre popolazioni linfocitarie: linfociti T, B e linfociti Natural Killer (NK).
Generalmente gli organi interessati da un linfoma sono gli organi periferici del sistema linfatico ovvero i cosiddetti linfonodi. È meno frequente che un linfoma origini da un organo non linfatico, quando ciò avviene si parla di linfoma extralinfonodale.
In alcuni casi le cellule linfatiche neoplastiche sono presenti nel sangue periferico; è difficilissimo in questi casi distinguere un linfoma da una leucemia, tant’è che in queste occasioni si parla di linfoma leucemizzato.
Da determinati linfonodi il tumore può diffondersi ad altri linfonodi oppure ad altri organi che possono essere linfatici (per esempio il midollo oppure la milza) o extralinfatici (fegato, polmoni, sistema nervoso centrale, stomaco ecc.); la diffusione avviene attraverso i flussi ematico e linfatico. I linfociti possono diffondere la patologia anche in organi non linfatici perché la loro funzione fisiologica è quella di circolare in tutti gli organi del corpo per individuare l’eventuale presenza di antigeni da eliminare; quando i linfociti sono attaccati da un linfoma, le loro funzioni immunitarie spesso vengono meno, ma non viene intaccata la loro capacità di circolare nell’organismo umano.
Tipologie
La prima grande suddivisione fra linfomi è quella fra linfomi non Hodgkin (LNH) e linfomi di Hodgkin. Il linfoma di Hodgkin (altrimenti noto come morbo di Hodgkin o linfogranuloma maligno) è una neoplasia abbastanza rara dalle cause sconosciute e caratterizzata dalla presenza delle cellule di Reed-Stemberg, elemento determinante ai fini diagnostici. Per approfondimenti sui linfomi di Hodgkin rimandiamo al nostro articolo a essi dedicato. Un esempio di linfoma non Hodgkin è invece il linfoma di Burkitt (vedasi l’articolo specifico per gli approfondimenti).
La tipologia viene stabilita grazie all’esame istologico del linfonodo prelevato tramite procedura bioptica; a seconda dei casi può essere necessario il ricorso a biopsia multipla; si esegue cioè una biopsia anche di altri organi (generalmente il midollo emopoietico) al fine di stabilire il più accuratamente possibile la stadiazione della neoplasia.
La tipologia di linfoma e la stadiazione influenzano decisamente sia la prognosi sia il tipo di approccio terapeutico, il quale può essere molto diverso non soltanto in base all’appartenenza a una delle due grandi categorie di linfomi (Hodgkin e non Hodgkin), ma anche a seconda del sottotipo di tumore.
Un breve cenno va ai criteri di classificazione. Fino a pochi anni orsono, quello della classificazione dei linfomi era un campo che alcuni studiosi definivano estremamente confusionario; tale definizione, invero inusuale in medicina, era dovuta al fatto che per classificare i vari tipi esistevano numerosi schemi spesso molto diversi fra loro; un primo passo per porre rimedio ai problemi di classificazione dei linfomi arrivò nei primi anni ’80 del XX secolo con la cosiddetta Working Formulation, una tipologia di classificazione che rappresentava in quel momento un buon compromesso fra tutte le diverse suddivisioni esistenti; nonostante i progressi fatti rimanevano ancora molti problemi, problemi che sembrano essere stati superati dopo la pubblicazione (1994) della cosiddetta classificazione R.E.A.L. (Revised European American Lymphoma), che a oggi rappresenta il sistema di classificazione dei linfomi più utilizzato a livello mondiale; in tempi abbastanza recenti l’OMS ha proposto un nuovo sistema di classificazione dei vari tipi di linfoma che non si differenzia poi molto da quello R.E.A.L.
Cause
Le cause dell’insorgenza dei linfomi sono sconosciute. Si sa però che esistono patologie che possono predisporre alla malattia (condizioni prelinfomatose); rientrano in questa categoria diverse patologie congenite in cui sono presenti anomalie genetiche oppure anomalie a livello di sistema immunitario.
Anche l‘AIDS è considerata una condizione prelinfomatosa, allo stesso modo lo è l’immunodeficienza dei soggetti che hanno subito un trapianto (questi soggetti devono assumere farmaci immunosoppressori per lunghi periodi di tempo); in alcuni casi, in questi soggetti il linfoma regredisce allorché si sospende la terapia immunosoppressiva.
Alcuni autori hanno ipotizzato che l’esposizione alla luce solare possa rappresentare un fattore di rischio per l’insorgenza di un linfoma, ma molti altri sono di parere nettamente contrario e negano questa associazione fra patologia ed esposizione alle radiazioni ultraviolette.
Linfoma – Sintomi e segni
Un linfoma può presentarsi in modi molti diversi da soggetto a soggetto, dipendentemente dalla sede in cui esso ha avuto origini, dal suo grado di estensione e dal suo istotipo; come accennato in precedenza le sedi di origine possono essere linfonodali o extralinfonodali. Nei soggetti colpiti da forme piuttosto aggressive, l’ingrossamento dei linfonodi del collo è spesso associato a ingrossamento dei linfonodi mediastinici; i sintomi più frequenti sono in questi casi dispnea (difficoltà nella respirazione), edema cervico-brachiale (aumento delle dimensioni di un braccio), trombosi delle grosse vene di collo e toraci, disfonia e disfagia. La splenomegalia (ovvero l’aumento delle dimensioni della milza) è un altro segno spesso presente nei linfomi.
In caso di linfoma possono verificarsi infiltrazioni a livello midollare, presenza di linfociti tumorali nel sangue periferico (fase leucemica) ed epatomegalia (aumento delle dimensioni del fegato).
I linfomi che sono localizzati a livello extranodale danno sintomi simili a quelli che si registrano nelle neoplasie solide di altro tipo che sono localizzate nella stessa regione. La forma extranodale che si registra con più frequenza è il linfoma gastrico (vedasi l’articolo sul tumore allo stomaco) che rappresenta circa un quinto di tutti i linfomi extranodali; la localizzazione a livello intestinale è meno frequente. In caso di linfoma gastrico si registrano sintomi quali calo ponderale, dolore gastrico, dispepsia e, ma molto più raramente, sanguinamento, vomito e perforazione gastrica. Se il tumore coinvolge la zona intestinale si possono registrare dolenzia addominale, calo ponderale, occlusione e malassorbimento.
Una localizzazione extranodale che si presenta con una certa frequenza è l’anello di Waldeyer, un anello di tessuto linfoide che circonda la faringe e costituisce una specie di barriera difensiva nei confronti dei microrganismi patogeni. Spesso i linfomi localizzati in questa sede coinvolgono per contiguità i linfonodi cervicali.
Sono possibili inoltre localizzazioni cutanee (si presentano come macule, placche, noduli ecc.) e scheletriche (possono presentarsi con dolore, ipofunzionalità dell’arto, fratture spontanee o masse palpabili).
I linfomi primitivi del sistema nervoso centrale danno spesso luogo a vomito a getto, disturbi dell’equilibrio, alterazioni a livello sensitivo e motorio, alterazione della personalità, difficoltà a parlare, lacune mnesiche ecc.

L’ingrossamento dei linfonodi del collo è una delle manifestazioni cliniche che si riscontrano in caso di linfoma
Linfoma – Diagnosi
La diagnosi richiede l’esecuzione di un esame bioptico del linfonodo o di altri tessuti, esame senza il quale non si ha la possibilità di distinguere fra i tanti sottotipi istologici di linfomi non Hodgkin (circa 30) e i quattro sottotipi Hodgkin.
L’esperienza del medico potrà far sì che si possa sospettare una tipologia di linfoma piuttosto che un’altra, ma la certezza della diagnosi può arrivare soltanto dopo l’esecuzione dell’esame istologico. Il tessuto che viene prelevato viene solitamente sottoposto a complesse indagini di tipo genetico e immunologico; con le indagini di tipo genetico servono a rilevare l’eventuale presenza di anomalie del DNA in quanto alcune di esse sono caratteristiche di particolari sottotipi di linfoma. Le analisi di tipo immunologico sono utili a risalire alla tipologia di linfoma e alla sua stadiazione.
Oltre alla diagnosi, queste indagini sono utili in prima battuta a programmare il tipo di approccio terapeutico più idoneo e in seguito a valutare l’efficacia di quest’ultimo.
Non è facile determinare la prognosi di un linfoma. In linea generale essa dipende da fattori quali la sua stadiazione, il tipo istologico, l’età del soggetto colpito e varie altre circostanze.
Attualmente una buona maggioranza dei soggetti colpiti da linfomi di Hodgkin e circa la metà di quelli colpiti da linfomi non Hodgkin possono essere curati in modo definitivo. Altri soggetti non rispondono alle terapie, mentre altri rispondono, ma vengono colpiti da recidive, le quali possono presentarsi anche dopo periodi di tempo molto lunghi.
Linfoma non Hodgkin – Cura
Gli obiettivi della terapia sono sostanzialmente di due tipi: eradicare il tumore oppure tentare di contenerlo.
L’eradicazione della malattia è l’obiettivo che deve essere certamente perseguito nei linfomi aggressivi perché in molti casi (dal 50 al 60%) l’eradicazione è associata alla guarigione completa; il contenimento della patologia è invece l’obiettivo nei linfomi non aggressivi (linfomi indolenti); in questa tipologia di linfoma infatti l’obiettivo dell’eradicazione non è sempre perseguibile con facilità.
Gli approcci terapeutici utilizzati nel trattamento del linfoma sono la chemioterapia e la radioterapia. L’approccio chirurgico è ormai sempre più destinato alla fase diagnostica. Negli ultimi anni la ricerca ha fatto notevoli progressi nella terapia del linfoma e molti nuovi farmaci dotati di notevole efficacia sono stati messi a punto.
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