Leishmaniosi umana è una terminologia generica con la quale si fa riferimento a un gruppo di malattie febbrili, dovute ai protozoi del genere Leishmania, ad andamento subacuto o cronico, endemiche nell’Oriente, nel bacino del Mediterraneo e in America e caratterizzate da particolari alterazioni degli organi emolinfopoietici e da lesioni ulcerative cutanee e mucose.
Leishmaniosi umana: trasmissione della malattia
Principali trasmettitori della malattia sono in genere i flebotomi e forse anche zecche e pulci dei cani.
Leishmaniosi umana: le forme morbose
Le principali forme morbose sono tre:
1) viscerale (kala-azar indiano, mediterraneo e infantile), dovuta alla Leishmania donovani; con inizio subdolo, decorso cronico caratterizzata da febbre, splenomegalia (milza ingrossata), anemia, emorragie, scadimento notevole e progressivo dello stato generale; il numero di nuovi casi per anno della forma viscerale si aggira sul mezzo milione;
2) cutanea, causata dalla Leishmania tropicale, che si manifesta con un nodulo duro che a volte si ulcera e che lascia una cicatrice permanente. Il nodulo si sviluppa nel luogo della puntura del flebotomo, cioè di solito in una parte scoperta della pelle; annualmente il numero di nuovi casi della forma cutanea nel mondo si aggira intorno al milione e mezzo.
3) americana, sostenuta da una variante americana della Leishmania tropicale, caratterizzata da fenomeni necrotizzanti del rinofaringe (rinofaringite ulcerosa). La cura specifica della leishmaniosi è rappresentata dai derivati antimoniali (tartaro stibiato ecc.) per via parenterale e applicazioni locali; preparati sintetici della serie delle diamidine (pentamidina).

I test sierologici possono essere utili per la diagnosi di Leishmaniosi viscerale, ma non per quella cutanea.
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