La labirintite è una patologia infiammatoria acuta che interessa il labirinto, un complesso di varie formazioni che fanno parte dell’orecchio interno e la cui funzione principale è quella di presiedere il senso dell’equilibrio (il sintomo principale è infatti la sensazione vertiginosa). Per approfondire si consulti l’articolo L’apparato uditivo.
Labirintite è un termine di cui, nella pratica medica, si fa un certo abuso. Con esso, infatti, ci si riferisce impropriamente a diverse patologie del labirinto che hanno in comune sia un danno più o meno grave della struttura in questione sia il sintomo delle vertigini. In realtà, con labirintite dovremmo far riferimento soltanto a una patologia infiammatoria acuta che interessa il labirinto; non è comunque inusuale sentire parlare anche di labirintite cronica. Ricordiamo che si definisce “patologia acuta” un processo morboso che evolve in modo piuttosto rapido con una classica struttura “a picco”, ovvero si registra l’insorgenza si segni e sintomi violenti nel giro di poco tempo.
La labirintite non è una malattia grave, ma, a causa delle manifestazioni cliniche a essa correlate, è particolarmente fastidiosa e può arrivare a compromettere il normale svolgimento delle attività quotidiane, persino quelle più semplici. Per quanto l’evenienza sia piuttosto rara, una labirintite può anche essere causa di sordità permanente.

La labirintite è una patologia dell’orecchio e colpisce in media 3,5 persone ogni 100.000 l’anno.
Insieme a vertigine parossistica posizionale benigna (anche cupololitiasi o canalolitiasi), sindrome di Ménière e sindrome da deiscenza del canale superiore, la labirintite rappresenta una delle cause più comuni di vertigine periferica (ovvero di origine otologica e non centrale, cervicale o visiva).
La labirintite può colpire sia bambini che adulti. Le forme virali interessano solitamente le persone adulte, in particolar modo quelle nella fascia che va dai 30 ai 60 anni di età, anche i bambini possono essere colpiti da una labirintite virale, ma si tratta di un’evenienza decisamente poco frequente.
Nei bambini molto piccoli (età inferiore ai 24 mesi), è invece più comune la labirintite purulenta, legata alla meningite; questa forma della patologia colpisce anche i bambini più grandicelli e anche gli adulti nel caso in cui siano stati colpiti da colesteatoma (un processo morboso a carico dell’orecchio medio caratterizzato da una raccolta di cellule epiteliali nei pressi del timpano o degli ossicini) o da otite media acuta non trattata in modo adeguato.
In età pediatrica, la forma di labirintite più comune è la labirintite sierosa, una delle possibili conseguenze dell’otite media.
Cause di labirintite
Le cause dell’insorgenza della labirintite non sono state ancora chiarite con assoluta certezza; fra quelle ritenute più probabili si ricordano le seguenti (in ordine di importanza):
- infezioni virali
- infezioni batteriche
- effetti collaterali di alcuni farmaci
- situazioni di stress estremo.
La causa più frequente di labirintite è un’infezione di tipo virale; tra i virus più frequentemente coinvolti vanno ricordati il virus della varicella, il virus del morbillo, i virus influenzali, il virus della rosolia, il virus dell’herpes simplex, gli adenovirus, il virus sinciziale respiratorio, il virus della parotite, il virus della parainfluenza, i coxsackievirus e il citomegalovirus. Per quanto non esistano molte prove dirette che dimostrino che labirintite sia causata da un’infezione virale, è un dato di fatto incontrovertibile che in moltissimi casi l’insorgenza di questa patologia segue quella di un’influenza, un raffreddore o un’altra patologia da raffreddamento causata da un virus; molto probabilmente l’infezione si propaga dal dalla bocca, dal naso e dalle vie aeree superiori e arriva a coinvolgere l’orecchio.
Le labirintiti batteriche, più rare di quelle virali, vedono coinvolti più frequentemente gli pneumococchi, l’Haemophilus influenzae e gli streptococchi beta-emolitici di gruppo A; più rare le infezioni da Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae.
La labirintite può anche insorgere in seguito all’assunzione di alcuni farmaci che possono risultare dannosi per l’orecchio interno; fra questi si ricordano alcuni tipi di antibiotici (per esempio, la gentamicina e la tobramicina, due principi attivi appartenenti alla classe degli aminoglicosidi), di diuretici (per esempio, la furosemide) e di chemioterapici (per esempio, il cisplatino e il carboplatino); in alcuni casi si sono osservati danni al labirinto, e conseguente labirintite, causati da assunzioni prolungate ed elevate di aspirina.
Altre cause di labirintite sono decisamente più rare.
I fattori di rischio
Fra i presunti fattori di rischio (vale a dire un fattore che, pur non rappresentando la causa diretta della patologia, rende il soggetto maggiormente vulnerabile a essa, con conseguente aumento delle probabilità di esserne colpito), si ricordano ipertensione arteriosa (pressione alta) ipotensione, diabete, ictus, interventi chirurgici all’orecchio, episodi vertiginosi o di calo dell’udito, precedenti familiari, contatto con soggetti affetti dalla patologia in questione, traumi cranici, traumi della zona cervicale, abuso di sostanze alcoliche, allergie, fumo di sigaretta, affaticamento ecc.
Sintomi e segni di labirintite
I sintomi della labirintite sono particolarmente fastidiosi; una delle manifestazioni principali è rappresentata dalla sensazione di vertigine (spesso piuttosto accentuata e che è dovuta al malfunzionamento del sistema vestibolare) che, a sua volta, è causa sensazione di malessere generale, cefalea, pallore, tachicardia (aumento della frequenza cardiaca), sudorazione più o meno intensa, disturbi dell’equilibrio, nausea e vomito; all’esame obiettivo è spesso presente nistagmo (movimento regolare, oscillatorio e non volontario dei globi oculari).
Tipica nella labirintite è poi una grave instabilità che, nella fase acuta, può persino impedire la stazione eretta e costringere a letto il paziente; questa forte instabilità è dovuta alla modifica della disposizione del liquido presente nei canali auricolari e la cui funzione essenziale è quella di far percepire al cervello l’esatta posizione del corpo nello spazio.
Il soggetto affetto da labirintite riferisce generalmente anche acufeni (rumori di diversa natura quali fischi, ronzii, crepiti, pulsazioni o fruscii, percepiti in modo persistente o intermittente da uno o da entrambi gli orecchi).
Di norma, poi, il soggetto accusa una riduzione della capacità uditiva (ipoacusia) di grado variabile a seconda della forma di labirintite (nelle forme sierose, la diminuzione della capacità uditiva è solitamente moderata, mentre nelle forme suppurative si ha una grave infiammazione auricolare e si determina una lesione irreversibile dell’orecchio interno con sordità grave).
Il soggetto colpito da labirintite accusa solitamente uno stato di ansia più o meno accentuata (in alcuni casi, l’ansia è uno dei sintomi premonitori dell’attacco di labirintite) che porta con sé altri segni e sintomi quali cardiopalmo (palpitazioni), tremore, attacchi di panico e persino depressione.
Altri sintomi segnalati in letteratura sono stordimento, salivazione intensa e ipercapnia (aumento della concentrazione di anidride carbonica nel sangue).
Nelle forme di labirintite cronica, la sintomatologia è più lieve; solitamente si hanno piccole crisi vertiginose subentranti, con ipoacusia (neurosensoriale) progressiva a iniziare dai toni alti.
Le crisi di vertigine possono essere accompagnate anche da sensazione di malessere generale, nausea e vomito.
Le forme di labirintite cronica persistono solitamente per circa un mese dalla lesione iniziale.
Diagnosi
La diagnosi di labirintite si effettua sui dati anamnestici (piccole crisi vertiginose, ipoacusia, acufeni) e obiettivi (ipoacusia percettiva; piccoli segni di scompenso vestibolare); potrebbe però non essere immediata perché vi sono diverse patologie con sintomatologia simile (neurite vestibolare, sindrome di Ménière, vertigine parossistica posizionale benigna, attacco emicranico vestibolare ecc.). A favore della diagnosi di labirintite depone l’insorgenza acuta della sintomatologia a distanza di poco tempo da un’infezione virale o batterica.
Ai fini della diagnosi risultano di notevole aiuto alcuni test di funzionalità vestibolare; uno di quelli che viene sempre eseguito è la prova termica; il medico procede irrigando separatamente le orecchie inizialmente con acqua calda e in seguito con acqua fredda; questi tipi di manovra sono in grado di attivare il sistema vestibolare dando luogo ad alcune manifestazioni misurabili (in primis il già citato nistagmo). Previa la valutazione delle differenze fra le varie reazioni dopo aver stimolato entrambe le orecchie, il medico può ricavare utili informazioni sulle caratteristiche dell’attacco vertiginoso.
Un’altra prova può consistere nella compressione di aria nel condotto; questa provoca una tipica crisi vertiginosa oggettiva e la comparsa di nistagmo oculare.
Si possono eseguire anche una risonanza magnetica nucleare o una TAC per valutare lo stato dell’orecchio interno (queste tecniche sono inoltre molto utili per escludere che la sintomatologia avvertita dal soggetto sia riconducibile a un danno neurologico e non otologico) nonché un esame audiometrico per misurare la perdita di capacità uditiva e compararla con quella dell’altro orecchio. In caso di labirintite si riscontra in genere un calo uditivo monolaterale che insorge nel giro di pochi giorni e che, di solito, va incontro a remissione nell’arco di qualche settimana.
Altri esami che il medico potrebbe decidere di effettuare sono i potenziali evocati vestibolari miogeni cervicali (c-VEMPs; consentono di documentare eventuali disfunzioni del labirinto) e l’impedenziometria (un esame che permette di valutare l’elasticità della membrana timpanica e degli ossicini, il cosiddetto sistema timpano-ossiculare).
Cura della labirintite
Il trattamento della labirintite deve essere il più precoce possibile; quanto prima si interviene, infatti, tanto più si riduce il rischio di danni permanenti all’orecchio interno.
La terapia della labirintite può essere farmacologica o chirurgica; la prima cerca di controllare i sintomi attraverso diversi tipi di farmaci: anticolinergici per nausea e vomito (per esempio il Plasil, farmaco a base di metoclopramide), antistaminici, ma anche sostanze ipnotiche e ansiolitiche (generalmente benzodiazepine).
Uno dei principi attivi che viene più spesso utilizzato in caso di labirintite è la proclorperazina, un farmaco che appartiene alla classe delle fenotiazine e che possiede notevoli attività antiemetiche (gli antiemetici sono farmaci impiegati nel trattamento di nausea e vomito) e antivertiginose. Nel nostro Paese la proclorperazina è commercializzata con il nome Stemetil.
Nella terapia hanno spazio anche altri farmaci, spesso prescritti per ridurre le sensazioni vertiginose, per esempio il Vertiserc o il Microser (due medicinali a base di betaistina dicloridrato, un vasodilatatore con spiccate proprietà antivertiginose).
Nei casi in cui la labirintite origini stati di tipo ansioso o depressivo (che peraltro interferiscono con il processo di compensazione dell’equilibrio) si può intervenire trattando il problema con le benzodiazepine (farmaci ad azione ansiolitica). Il trattamento con ansiolitici o con antidepressivi deve però limitarsi a trattare casi di ansia acuta; non è infatti consigliabile utilizzare farmaci a effetto antidepressivo per lunghi periodi di tempo in quanto possono generare dipendenza.
Tra i farmaci antidepressivi utilizzati nella terapia della labirintite vanno ricordati gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI); alcuni studi hanno evidenziato che gli SSRI mostrano una certa efficacia in determinati casi di labirintite; in effetti, sembra che essi, oltre ad alleviare lo stato ansioso, siano in grado di stimolare la ricrescita neurale nell’orecchio interno favorendo conseguentemente una più rapida compensazione vestibolare.
I casi di labirintite virale vengono generalmente trattati con corticosteroidi e antivirali (per esempio valaciclovir e aciclovir), mentre i casi di labirintite batterica richiedono una terapia antibiotica.
Le terapie chirurgiche hanno lo scopo di rimediare ai danni permanenti alla struttura dell’orecchio interno, con paracentesi timpanica o timpanoplastica (nei casi di otite purulenta acuta) e interventi di mastoidectomia (nel caso di mastoidite acuta).
Precauzioni da adottare durante gli attacchi vertiginosi
Durante gli attacchi vertiginosi, occorre evitare i movimenti bruschi restando il più possibile immobili. Quando cessano, occorre riprendere gradualmente l’attività, possibilmente in un ambiente con bassa luminosità.
Risulta utile evitare per qualche ora la lettura. Naturalmente si deve evitare di guidare e di fare quei lavori manuali per i quali è richiesta una particolare attenzione.
Labirintite: quanto dura
Nel caso in cui la patologia conduca a danni permanenti a carico dell’orecchio interno, il decorso della malattia è generalmente suddiviso in tre tipiche fasi; nella prima fase, detta acuta, si hanno diversi sintomi più o meno pesanti tra i quali i più frequenti sono le vertigini, la nausea e il vomito. Nel corso di questa fase il soggetto è spesso costretto a sospendere la propria attività lavorativa (peraltro anche il solo doversi spostare in auto verso il proprio posto di lavoro potrebbe risultare di fatto impossibile).
La seconda fase, che dura generalmente due o tre settimane circa, la sintomatologia acuta tende ad attenuarsi fino a scomparire, mentre nella terza, la fase finale cronica di compensazione vestibolare, che può avere una durata di mesi o anni, si registra una riduzione uditiva che varia da caso a caso.
Per un certo periodo di tempo, il soggetto potrà accusare una certa instabilità che tende a regredire in modo progressivo; il cervello, infatti, tende a compensare la funzione persa affidandosi al labirinto sano.
Rimedi alternativi e alimentazione
Le motivazioni alla base dei suggerimenti delle varie discipline della medicina alternativa e di molte indicazioni generiche di dieta associano gli organi di equilibrio (come l’orecchio) alla funzionalità renale e al microcircolo. Per questo motivo la fitoterapia suggerisce di utilizzare il ginkgo biloba per sue capacità di migliorare la circolazione dei capillari, mentre l’agopuntura cinese prevede interventi per migliorare la circolazione e la funzionalità dei reni. Anche le indicazioni alimentari insistono sul privilegiare alimenti ricchi di sostanze antiossidanti in grado di migliorare il microcircolo (frutta e verdura). Tuttavia queste spiegazioni hanno ben poco a vedere con la natura infiammatoria della malattia, quindi le soluzioni proposte sono sicuramente opinabili. Censurbaili poi sono i suggerimenti di coloro che consigliano il ricorso a discipline quali pranoterapia, chinesiologia e cromoterapia.
Nelle diete consigliate per la labirintite si suggerisce inoltre di evitare alcol e bevande eccitanti come, per esempio, quelle contenenti caffeina (caffè, tè, Coca Cola ecc.).
Indice materie – Medicina – Sintomi – Labirintite