Il termine ittiosi (dal greco ichthys, pesce) identifica un gruppo di malattie che possono presentarsi sotto varie forme cliniche e che sono caratterizzate da accumulo eccessivo e generalizzato di squame cutanee; la cute appare secca, ruvida, ispessita e squamosa. Le squame sono frutto di un’alterazione dell’epidermide, lo strato più superficiale della pelle.
Esistono ittiosi di tipo congenito (sono presenti sin dalla nascita o comunque compaiono nei primi anni di vita) e ittiosi di tipo acquisito che possono comparire a qualsiasi età.
Esistono vari modi di classificare le ittiosi e non tutti gli autori concordano in toto sulle modalità di classificazione di tali patologie. Riferendosi alle sole forme di tipo ereditario, generalmente si tende a suddividere le ittiosi identificando le cinque forme sottoelencate:
- ittiosi volgare
- ittiosi X-linked (anche legata al cromosoma X)
- ittiosi lamellare (eritrodermica e non eritrodermica)
- ipercheratosi epidermolitica (anche eritrodermia ittiosiforme congenita bollosa)
- eritrodermia ittiosiforme congenita.
Sempre riferendosi alle sole ittiosi di tipo congenito possiamo utilizzare un’altra tipologia di classificazione, ovvero quella che le suddivide in base all’aspetto strutturale delle cellule dell’epidermide (si parla di classificazione ultrastrutturale); rifacendosi a tale criterio si identificano le seguenti tipologie di ittiosi:
- tipo I
- tipo II
- tipo III
- tipo IV.
Le forme più comuni di ittiosi congenita sono la volgare e la X-linked e sono queste due tipologie che tratteremo nel prosieguo di questo articolo.
Ittiosi volgare
L’ittiosi volgare è la forma della patologia che viene riscontrata con più frequenza (approssimativamente un caso ogni 250 bambini nati). L’ittiosi volgare è la forma meno grave fra quelle di tipo ereditario. La patologia colpisce i soggetti di entrambi i sessi in egual misura. È una malattia di tipo autosomico dominante*; è causata da un difetto nella sintesi di profilaggrina-filaggrina.
La manifestazione della patologia avviene nel corso dei primi due anni di vita; compaiono, generalmente a livello del tronco e di alcune zone degli arti, squame di colore biancastro che appaiono attaccate alla cute. Talvolta la pelle della fronte e delle guance appare lievemente ispessita, l’ispessimento è più marcato nella pelle delle palme delle mani e delle piante dei piedi.
In alcuni soggetti si hanno piccole ragadi e sensazione di prurito, in altri invece i fastidi sono più limitati (sensazione di pelle secca). L’associazione di ittiosi volgare ad altre patologie quali l’eczema o malattie di tipo allergico è spesso presente (nel 50% dei casi circa).
I problemi cutanei legati alla malattia durano generalmente per tutta la vita, ma le varie manifestazioni cliniche non hanno sempre la stessa intensità; infatti i disturbi tendono fortunatamente a migliorare (e talvolta a regredire quasi completamente) durante l’estate o in caso di clima particolarmente umido, mentre, purtroppo, peggiorano in modo sensibile nel periodo invernale e quando il clima è più secco.
Allo stato attuale non esiste una terapia che possa guarire in modo definitivo l’ittiosi volgare; le cure che vengono praticate hanno quindi come scopo principale quello di ridurre per quanto possibile tutti i disagi che tale patologia comporta.
Le forme meno gravi vengono solitamente trattate con preparati topici i cui principi attivi sono urea, glicerina, acido salicilico, acido glicolico, ammonio lattato ecc. Normalmente tali preparati vengono applicati dopo un bagno emolliente. I prodotti a base di acido salicilico sono controindicati nei bambini perché l’uso frequente potrebbe dar luogo a una sindrome nota come salicismo, uno stato di tossicità che è provocato da un’assunzione eccessiva di acido salicilico e caratterizzato da una sintomatologia alquanto fastidiosa (nausea, vomito, acufeni e vertigini).
Le forme più serie della patologia possono venire trattate, invero raramente, con retinoidi somministrati per via sistemica; l’uso di retinoidi non è scevro da effetti collaterali che in alcuni casi sono addirittura più fastidiosi del disturbo che devono curare.
Ittiosi X-linked
L’ittiosi X-linked è una forma genetica legata a un’anomalia del cromosoma X; l’ittiosi si sviluppa soltanto nei soggetti di sesso maschile; i soggetti di sesso femminile fungono da portatori sani (il portatore sano non sviluppa la malattia, ma trasmette il carattere anomalo alla discendenza).
Le portatrici sane possono essere individuate previe apposite indagini di laboratorio (dosaggio dell’enzima aril-sulfatasi C nei leucociti o in altre colture cellulari ecc.). L’ittiosi X-linked è la forma più comune dopo quella volgare pur non essendo particolarmente diffusa (circa 2 casi ogni 10.000 nati).
L’alterazione genetica alla base della patologia causa la perdita della funzione della aril-sulfatasi C; le conseguenze più importanti di tale alterazione si verificano a livello epidermico. Solitamente l’ittiosi X-linked si manifesta nei primi mesi di vita, più precocemente quindi rispetto all’ittiosi volgare; nel giro del primo anno l’ittiosi X-linked si manifesta in tutti i soggetti che ne sono colpiti. Le squame sono grandi, color grigio-bruno o grigio giallastro (anni addietro veniva denominata ittiosi nigricans) e distribuite su tutto il corpo, fatta quasi sempre eccezione per le zone di piega. La patologia è meno evidente nel periodo estivo.
Una relativamente piccola parte (15% circa) dei soggetti affetti dalla forma X-linked è colpita da opacità corneali asintomatiche (non si hanno disturbi a livello visivo); tali opacità sono talvolta presenti anche nelle portatrici sane.
L’ittiosi X-linked non è immediatamente distinguibile da altre forme della malattia, ma esistono diversi tipi di analisi cliniche e di laboratorio che aiutano a diagnosticare con certezza la patologia.
La X-linked non guarisce, anche se le lesioni cutanee tendono generalmente a migliorare nel corso degli anni. Come nella forma volgare esistono variazioni legate alle diverse stagioni: la patologia peggiora nelle stagioni caratterizzate da clima freddo e secco e migliora nei mesi più caldi e umidi.
Nei soggetti affetti da questa forma possono essere rilevate alterazioni di alcuni esami di laboratorio, ma, in linea generale, le condizioni generali del soggetto non vengono compromesse dalla malattia.
Come per la forma volgare, non esiste una cura definitiva per la X-linked, anche se determinate terapie possono migliorare sensibilmente il quadro clinico. Le cure consistono nell’assunzione di farmaci per uso orale (per esempio i retinoidi) o nell’utilizzo di prodotti da applicare a livello cutaneo (vedasi paragrafo relativo all’ittiosi volgare).
* (Fonte: telethon.it):
Nel caso delle malattie genetiche, si parla di trasmissione autosomica dominante quando basta un solo allele alterato per dare origine alla malattia, che quindi si manifesta sia negli individui eterozigoti che in quelli omozigoti.
Il temine dominante indica come l’allele alterato abbia la meglio su quello normale: per questo tipo di malattie non esistono quindi portatori sani. Si dice autosomica per differenziarla dalla trasmissione legata all’X.
Tra le malattie genetiche a trasmissione autosomica dominante ci sono per esempio la sindrome di Marfan, la corea di Huntington e l’osteogenesi imperfetta.
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