L’ipertiroidismo è una condizione patologica caratterizzata da un innalzamento del livello di ormoni tiroidei in circolo. Tale innalzamento è provocato da un’eccessiva sintesi e secrezione di ormoni causate da un’iperattività della tiroide, la ghiandola endocrina deputata alla produzione T3 e T4, i cosiddetti ormoni tiroidei i quali svolgono numerose e importanti funzioni tra le quali ricordiamo la regolazione dei processi metabolici dell’organismo.
Molto spesso il termine ipertiroidismo è considerato sinonimo di tireotossicosi; in realtà con quest’ultimo termine ci si riferisce genericamente a un quadro clinico caratterizzato da un eccessivo livello di ormoni tiroidei circolanti, mentre con il termine ipertiroidismo ci si riferisce a una condizione clinica in cui l’eccesso di produzione ormonale è dovuto a un’iperfunzione della ghiandola tiroide. Può esserci quindi tireotossicosi senza ipertiroidismo. Se vogliamo, possiamo considerare quest’ultimo come una forma di tireotossicosi, mentre non è possibile il contrario.
Nota – Con l’espressione tireotossicosi factitia si fa riferimento a una condizione di tireotossicosi dovuta all’assunzione volontaria o accidentale di quantità eccessive di ormoni tiroidei.
Cause di ipertiroidismo
Le principali cause di ipertiroidismo sono le seguenti:
- morbo di Basedow
- gozzo nodulare tossico (con varianti uni- o plurinodulari)
- adenoma tossico di Plummer.
Cause più rare di ipertiroidismo sono:
- adenoma ipofisario TSH secernente
- carcinomi tiroidei
- mola idatiforme
- resistenza ipofisaria agli ormoni tiroidei
- somministrazione esogena di ormoni tiroidei
- struma ovarii
- tiroidite di Hashimoto
- tiroidite post-partum.
Il morbo di Basedow (noto anche come morbo di Flajani-Basedow, morbo di Parry o gozzo tossico diffuso), una patologia autoimmune a decorso cronico con remissioni e recidive, è la causa più comune di ipertiroidismo (più del 70% dei soggetti ipertiroidei sono affetti da morbo di Basedow); la patologia colpisce in maggioranza soggetti di sesso femminile di età compresa fra i 40 e i 60 anni. Per approfondimenti, su cause, sintomi, diagnosi e modalità di trattamento si consulti il nostro articolo Morbo di Basedow.
Il gozzo nodulare tossico colpisce in egual misura uomini e donne ed è diffuso soprattutto nelle aree iodocarenti; la fascia di età maggiormente interessata dal problema è quella che va dai 50 ai 60 anni; il disturbo è caratterizzato dalla presenza di uno (variante uninodulare) o più noduli (variante multinodulare) che crescono sulla tiroide modificandone l’aspetto; spesso la tiroide continua a secernere ormoni in quantità normali; l’ipertiroidismo si può manifestare dopo anni in seguito all’assunzione di sostanze iodate. Fra le tre principali patologie alla base di ipertiroidismo, il gozzo nodulare tossico è quella meno comune. Se l’ingrossamento della tiroide è di lieve entità o se i livelli di TSH sono normali o se il paziente è asintomatico, la terapia non si rende necessaria. Se invece si hanno sintomi compressivi o problemi di natura estetica, se si verifica un aumento del volume dei noduli o compare ipertiroidismo, allora si rende necessario un intervento chirurgico o farmacologico.
L’adenoma tossico di Plummer (noto anche come morbo di Plummer o malattia di Plummer) è una neoplasia che si caratterizza per la presenza, all’interno della ghiandola tiroidea, di uno o più noduli di tipo adenomatoso che sono alla base di un’aumentata produzione ormonale. I sintomi di questa forma di adenoma tiroideo sono pressoché gli stessi che caratterizzano il morbo di Basedow.
Per la diagnosi di questa forma tumorale, oltre a un’accurata anamnesi, sono importanti gli esami ematici che evidenziano la presenza di ipertiroidismo (aumento dei livelli di FT3 e FT4 e diminuzione di quelli di TSH), ecotomografia tiroidea e scintigrafia tiroidea. La terapia è prevalentemente chirurgica e consiste nell’asportazione dei noduli.
Sintomi e segni di ipertiroidismo
I sintomi presenti in caso di ipertiroidismo sono estremamente variegati.
Fra i più comuni ricordiamo i seguenti:
- alterazione del ciclo mestruale
- aumento dell’appetito
- aumento della caduta dei capelli
- aumento della temperatura cutanea
- aumento della sudorazione
- astenia
- calo ponderale non giustificato
- diarrea
- gozzo
- insonnia
- ipertensione arteriosa
- intolleranza al calore
- nervosismo e irritabilità
- occhi sbarrati
- oftalmopatia infiltrativa
- palpitazioni
- retrazione palpebrale
- tachicardia
- tremori (generalmente alle mani).
Come detto, i segni e i sintomi sono piuttosto vari e dipendono in gran parte dall’aumento dell’attività metabolica dell’organismo. Per esempio, molto spesso la cute dei soggetti affetti da ipertiroidismo è più calda del normale; ciò dipende essenzialmente dall’incrementato flusso sanguigno e dalla vasodilatazione periferica con la quale l’organismo tenta la dispersione del calore prodotto in eccesso. Molto spesso l’ipertiroidismo è caratterizzato dalla presenza di gozzo, ovvero dall’aumento sia del volume che del peso della ghiandola tiroide (questo segno peraltro è presente anche nell’ipotiroidismo).
L’eccessiva presenza di ormoni tiroidei circolanti è causa di un incremento del catabolismo proteico che spesso è la causa dell’astenia, sintomo di frequente riscontro nei soggetti ipertiroidei.
Altro sintomo comune nell’ipertiroidismo è la presenza di disturbi di tipo psicologico (agitazione, irritabilità, nervosismo, insonnia e talvolta psicosi); tali disturbi sono dovuti al fatto che l’ipertiroidismo influenza notevolmente le attività del sistema nervoso centrale.
Vi sono anche ripercussioni sull’apparato cardiovascolare; infatti all’ipertiroidismo sono associati tachicardia, palpitazioni e ipertensione arteriosa.
Importanti sono anche i problemi legati alla sfera sessuale (infertilità sia maschile che femminile e calo della libido) e i disturbi oculari come per esempio l’esoftalmo (ovvero la tipica protrusione dei bulbi oculari che conferisce al soggetto un’espressione particolarmente ansiosa e spaventata) e la congiuntivite.
È opportuno ricordare che sia l’esordio che il quadro clinico della malattia possono presentarsi in modo molto diverso da soggetto a soggetto. Per esempio, nei soggetti più anziani, molto spesso la sintomatologia è meno appariscente e talvolta si ha persino asintomaticità.
La tempesta tiroidea – La tempesta tiroidea (nota anche come tempesta tireotossica) è un’evenienza molto rara, ma potenzialmente fatale (e come tale è un’emergenza clinica), che può verificarsi in corso di ipertiroidismo. Generalmente insorge nel caso in cui si ha la sovrapposizione di un evento (o di una patologia) particolarmente stressante con l’ipertiroidismo. Talvolta si verifica quando la terapia con lo iodio radioattivo determina l’immissione massiva in circolo di ormoni tiroidei. Sono presenti i tipici segni e sintomi dell’ipertiroidismo, ma si registrano anche tachicardia estrema, scompenso cardiaco, modificazioni dello stato mentale, febbre nausea e vomito. Dal momento che le concentrazioni sieriche di T4 e T3 non si discostano da quelle tipiche dei soggetti affetti da ipertiroidismo con intensità abituale, la diagnosi di questa condizione è puramente clinica. La terapia prevede la somministrazione di propiltiouracile, propranololo e un glucocorticoide come, per esempio, il sodio succinato. Possono essere somministrati anche sodio ioduro o ipodato sodico.
Diagnosi di ipertiroidismo
La formulazione della diagnosi non presenta generalmente particolari difficoltà. In prima battuta ci si avvale dell’esame obiettivo; il medico dovrà esaminare il collo del soggetto per valutare un eventuale ingrossamento volumetrico della ghiandola tiroidea e dovrà procedere con una verifica della presenza o meno di disturbi a livello oculare.
Si procederà quindi con le analisi ematiche per verificare i livelli di TSH (l’ormone tireostimolante), di tiroxina (F4) e di triiodotironina (FT3).
Il dosaggio del TSH è spesso indicativo perché, tranne che nei casi di tumore ipofisario TSH secernente o di resistenza ipofisaria agli ormoni tiroidei, esso è sempre soppresso nei pazienti affetti da ipertiroidismo.
La tabella sottostante riassume i possibili risultati delle analisi e fornisce una loro possibile interpretazione.
T4 | TSH | T3 | Interpretazione |
Nella norma | Elevato | Nella norma | Ipotiroidismo moderato (subclinico) |
Basso | Elevato | Basso o nella norma | Ipotiroidismo |
Nella norma | Basso | Nella norma | Ipertiroidismo moderato (subclinico) |
Elevato o nella norma | Basso | Elevato o nella norma | Ipertiroidismo |
Basso o nella norma | Basso | Basso o nella norma | Ipotiroidismo ipofisario |
Quando un soggetto affetto da ipertiroidismo sta seguendo una terapia e i suoi valori di T3 (o, ancor più frequentemente di T4 o di TSH) risultano nella norma, esiste una buona probabilità che la terapia che è stata intrapresa sia efficace. Se, invece, i valori di T3 (o di T4) sono ancora elevati, vuol dire che la terapia intrapresa non è sufficiente a riportare gli ormoni tiroidei entro gli intervalli di normalità e vi è la possibilità che la sintomatologia di ipertiroidismo persista.
Le cause di ipertiroidismo non sono sempre evidenti e in questi casi è opportuno eseguire ulteriori indagini che possono eseguite con test di medicina nucleare. Nelle patologie tiroidee, uno dei mezzi più impiegati è la scintigrafia tiroidea, solitamente completata dal test di captazione tiroidea di iodio radioattivo.
Nei test di medicina nucleare i radioisotopi che vengono più frequentemente utilizzati sono lo I radioisotopi generalmente impiegati sono lo Iodio-131 ed il Tecnezio-99. Più raro è il ricorso allo Iodio-123.
Cura dell’ipertiroidismo
Le opzioni terapeutiche in caso di ipertiroidismo sono sostanzialmente tre:
- terapia farmacologica
- terapia radiometabolica con iodio radioattivo
- tiroidectomia.
Terapia farmacologica – Viene spesso utilizzata in prima battuta per normalizzare i livelli degli ormoni tiroidei. Le due principali categorie farmacologiche utilizzate sono i farmaci tireostatici (metimazolo, carbimazolo ecc.) e i beta-bloccanti. I farmaci tireostatici hanno la funzione di inibire la produzione di ormoni tiroidei. Il dosaggio ottimale varia in funzione del tipo di farmaco, della dimensione della ghiandola e dal grado di ipertiroidismo. Un dosaggio scorretto in eccesso può dare una sintomatologia di ipotiroidismo. I beta-bloccanti si sono dimostrati efficaci nel controllo di tutte quelle manifestazione periferiche dell’ipertiroidismo quali le aritmie, i tremori, la sudorazione ecc. fino a quando non si manifestano gli effetti del trattamento con i farmaci tireostatici.

L’ipertiroidismo si manifesta in forma clinica nel 2-3% della popolazione.
Terapia radiometabolica con iodio radioattivo – Lo scopo di questa tipologia di trattamento è quello di procurare una “lesione irreversibile” alla ghiandola tiroidea iperattiva. Lo iodio viene somministrato per via orale (pillola o, più raramente, liquido). Lo iodio utilizzato per scopo terapeutico è l’isotopo 131 (che come abbiamo visto è uno dei radioisotopi utilizzati nei test di medicina nucleare). Questa metodica è ormai notevolmente consolidata (risale alla fine degli anni ’40) e non vi è stata dimostrazione di effetti collaterali nel lungo termine. Non sussistono generalmente problematiche di irradiazione ai diversi tessuti dell’organismo dal momento che la captazione dello iodio avviene quasi esclusivamente a livello delle cellule della tiroide. Irradiazioni minime si verificano a livello delle ghiandole salivari e a livello della vescica.
Tiroidectomia – Il termine tiroidectomia indica l’intervento di chirurgia attraverso il quale si effettua l’asportazione della ghiandola tiroidea in modo completo (tiroidectomia totale) oppure in modo incompleto (tiroidectomia subtotale). L’intervento trova indicazione in quei casi in cui vi siano grossi gozzi che provocano ostruzione a livello delle vie respiratorie o dell’esofago con conseguenti difficoltà respiratorie o nella deglutizione oppure in quei soggetti in cui non è possibile, per svariati motivi, intervenire con la somministrazione dei farmaci antitiroidei. L’intervento non è scevro da rischi ed effetti collaterali. Le modalità operative dell’intervento di tiroidectomia sono essenzialmente tre: tiroidectomia convenzionale, tiroidectomia endoscopia (o mini-invasiva) e tiroidectomia robotica trans-ascellare. La scelta della modalità operativa è di esclusiva competenza chirurgica; generalmente la decisione è legata alle caratteristiche del problema e alle condizioni generali di salute del paziente.
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