L’iperaldosteronismo è una sindrome clinica determinata dall’eccessiva secrezione di aldosterone, un ormone steroideo che viene prodotto dalle ghiandole surrenali con lo scopo di regolarizzare il volume dei liquidi extracellulari e i livelli di sodio e di potassio; la secrezione dell’aldosterone è regolata dal cosiddetto sistema renina-angiotensina e, seppure in misura minore, dall’ACTH (ormone adrenocorticotropo).
L’iperaldosteronismo non è una patologia di comune riscontro; interessa prevalentemente i soggetti di sesso femminile di età compresa fra i 30 e i 50 anni.
Esistono varie forme di iperaldosteronismo che, essenzialmente, possiamo distinguere in due categorie:
- iperaldosteronismo primario
- iperaldosteronismo secondario.
Rientrano nella prima categoria le forme di iperaldosteronismo che sono dovute a un’aumentata e autonoma produzione di aldosterone, mentre fanno parte della seconda le forme in cui l’aumento dei livelli di tale ormone è conseguente a uno stimolo da parte dell’angiotensina II.
Iperaldosteronismo primario
Esistono varie forme di iperaldosteronismo primario; la più comune (60% dei casi circa), tanto da esserne considerata un sinonimo è la sindrome di Conn, una sindrome generalmente legata alla presenza, in una delle ghiandole surrenali, di un adenoma (una forma tumorale benigna); poco meno del 40% dei rimanenti casi (iperaldosteronismo idiopatico) è dovuto a iperplasia bilaterale; sono piuttosto rari i casi di iperaldosteronismo primario dovuti a carcinoma secernente aldosterone e a iperplasia monolaterale.
Sintomi e segni dell’iperaldosteronismo primario
L’ipersecrezione di aldosterone può determinare varie condizioni anomale fra cui ipernatriemia, ipercloridria, ipervolemia e alcalosi ipokaliemica; tali condizioni finiscono per provocare vari sintomi e segni fra cui ipertensione arteriosa associata a ipopotassiemia, debolezza muscolare, crampi, parestesie, paralisi transitorie, tetania, poliuria, cefalea, astenia e ipotensione ortostatica. In alcuni rari casi possono manifestarsi disturbi della personalità, iperglicemia e glicosuria.
Va comunque precisato che, in molti casi di iperaldosteronismo, l’unica manifestazione è rappresentata dall’ipertensione arteriosa che può essere lieve o moderata.
L’entità delle manifestazioni cliniche non è correlata con la concentrazione dell’aldosterone.

L’iperaldosteronismo non è una patologia di comune riscontro; interessa prevalentemente i soggetti di sesso femminile di età compresa fra i 30 e i 50 anni.
Diagnosi di iperaldosteronismo primario
La diagnosi di iperaldosteronismo primario non è sempre semplice; in soggetti con:
- ipertensione arteriosa e ipopotassiemia
- ipertensione arteriosa severa
- ipertensione arteriosa e massa localizzata nei surreni scoperta casualmente (incidentaloma surrenalico)
- ipertensione arteriosa e storia familiare di ipertensione arteriosa insorta precocemente o di incidente cerebrovascolare occorso in soggetti di età inferiore ai 40 anni:
- ipertensione arteriosa in soggetti con parenti di primo grado affetti iperaldosteronismo
è raccomandato uno screening. Il primo test da effettuare in questi soggetti è il rapporto aldosterone/renina (ARR); saranno necessari poi test di conferma, test di imaging (TAC, RMN, scintigrafia surrenalica), sampling venoso surrenalico e test genetici.
Trattamento dell’iperaldosteronismo
Il trattamento della forma primaria dipende dalle cause scatenanti; nel caso di adenoma monolaterale o di carcinoma la terapia d’elezione è rappresentata dalla chirurgia; l’intervento chirurgico deve essere preceduto da un trattamento medico finalizzato alla normalizzazione della potassiemia e della pressione arteriosa; di norma si predilige un intervento per via laparoscopica che consiste nell’asportazione dell’adenoma. Generalmente, una volta effettuato l’intervento chirurgico, i livelli di aldosterone e quelli di potassio si normalizzano; la pressione arteriosa, in un terzo dei casi, può rimanere elevata come conseguenza o di una preesistente ipertensione essenziale oppure come conseguenza dei danni vascolari che sono stati causati dall’ipertensione cronica. Nei casi di iperaldosteronismo causati da carcinoma surrenalico è necessario un intervento chirurgico maggiormente invasivo; se vengono riscontrati anche focolai metastatici diviene necessario anche il ricorso alla chemioterapia.
Nei casi di ipertensione arteriosa provocata da iperaldosteronismo idiopatico il trattamento di prima scelta è rappresentata dalla terapia medica; di solito si ricorre ad antagonisti recettoriali dei mineralcorticoidi (per esempio canrenone, canrenonato di potassio e spironolattone) e risparmiatori di potassio (per esempio l’amiloride e il triamterene) ai quali potranno essere associati altri medicinali ad azione anti-ipertensiva nel caso in cui la pressione arteriosa non sia sufficientemente controllabile.
Iperaldosteronismo secondario
Nell’iperaldosteronismo secondario l’ipersecrezione dell’aldosterone è secondaria a uno stimolo extrasurrenalico per attivazione del sistema renina-angiotensina. Possono determinarlo lo scompenso cardiaco congestizio, la cirrosi epatica, la sindrome nefrosica, la stenosi dell’arteria renale e l’abuso di farmaci ad azione diuretica.
Le manifestazioni dell’iperaldosteronismo secondario sono simili a quelle dell’iperaldosteronismo primario e per stabilire la differente natura della sindrome clinica è necessaria l’esecuzione del dosaggio dell’attività reninica plasmatica.
La terapia dell’iperaldosteronismo secondario passa attraverso la cura della patologia sottostante che determina l’aumento dell’aldosterone in circolo.
Nel caso di iperaldosteronismo secondario ad abuso di farmaci diuretici il trattamento consiste ovviamente nella sospensione dell’assunzione di tali medicinali.
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