L’insufficienza venosa cronica (IVC) è una condizione patologica caratterizzata da un insufficiente ritorno venoso all’organo cardiaco. In chi soffre di insufficienza venosa cronica, il sangue scorre in modo inefficace e, alla lunga, le pareti venose finiscono per sfiancarsi con conseguenti stasi venosa, aumento della pressione e passaggio di liquido dalle vene nelle zone tra muscolo e cute. Il problema è legato a un difetto della chiusura delle valvole delle vene, difetto che fa sì che non si riesca a impedire che il sangue venoso ritorni verso il basso quando il soggetto è in piedi, invece di essere spinto, come dovrebbe essere, verso il cuore (ricordiamo che la circolazione venosa, diversamente da quella arteriosa, va dal basso verso l’alto).
Il sangue e altri liquidi ristagnano nelle caviglie e ciò provoca una cattiva ossigenazione e una sofferenza cutanea (la pelle di chi soffre di insufficienza venosa cronica è più sottile, più delicata e coperta di macchie causate dalla rottura dei capillari sanguigni).
L’insufficienza venosa cronica è un problema particolarmente diffuso; nella popolazione adulta dei Paesi occidentali affligge una percentuale rilevante di soggetti di sesso femminile (25-33%) e di sesso maschile (10-20%).
Insufficienza venosa cronica – Cause
A seconda delle cause si possono distinguere categorie di insufficienza venosa cronica:
- insufficienza venosa cronica organica
- insufficienza venosa cronica funzionale.
L’insufficienza venosa cronica organica riconosce quali cause vere e proprie malattie a carico delle vene (trombosi venosa, varici ecc.); la familiarità (moltissime persone affette da insufficienza venosa cronica hanno una storia familiare di flebopatie, anche se non è stato identificato un meccanismo genetico specifico), la stitichezza cronica, l’età avanzata, il tipo di lavoro svolto (corrono maggiori rischi le persone che svolgono professioni che costringono molte ore in posizione eretta come nel caso di commesse e parrucchiere), il sesso femminile (le donne sono frequentemente colpite degli uomini), l’obesità e il sovrappeso sono tutti fattori che predispongono all’insorgenza della malattia.
L’insufficienza venosa cronica funzionale è invece causata da un sovraccarico funzionale delle vene che, seppur non affette da patologie venose, sono chiamate a un lavoro eccessivo che comporta la comparsa dei disturbi tipici dell’insufficienza venosa cronica. Le cause di questo superlavoro possono essere ricercate, per esempio, in problemi posturali (problemi alle ginocchia, alla schiena, piede cavo, piede piatto) o di altro tipo (per esempio il linfedema).
Conseguenze
Nelle fasi iniziali, i disturbi da insufficienza venosa cronica non sono particolarmente accentuati (cosa che porta a una sottovalutazione del problema e, conseguentemente, a un ritardo nel trattamento); il sintomo più comune degli esordi della patologia è la sensazione di pesantezza agli arti inferiori, sensazione che è più accentuata nelle stagioni calde e dopo aver stazionato a lungo in posizione eretta, in particolar modo in posizioni piuttosto statiche; a seconda dei casi si può notare la comparsa di vene varicose.
Un segno che compare in seguito è il gonfiore delle caviglie, in particolar modo nelle ore serali; inizialmente il problema è di lieve entità, ma con il passare del tempo tende a diventare sempre più evidente e fastidioso. Nelle sedi in cui si manifesta il gonfiore la pelle tende ad assottigliarsi e a perdere di elasticità, spesso assume una colorazione più scura rispetto alle aree non interessate dal problema. In alcuni casi può comparire un certo arrossamento talvolta accompagnato da prurito e/o dolore alle caviglie. Questi segni e sintomi non devono essere assolutamente presi sottogamba perché, molto frequentemente, anticipano la comparsa di ulcere spesso dolorose e di difficile guarigione; vengono definite ulcere da stasi cronica.
Queste ulcere sono una delle peggiori complicanze dell’insufficienza venosa cronica; si tratta, infatti, di lesioni che, oltre a essere dolorose, possono limitare in modo importante la capacità di camminare riducendo l’autonomia del soggetto. Peraltro, allo scopo di evitare pericolose infezioni devono essere disinfettate molto frequentemente. La guarigione è, come detto, piuttosto difficile, possono infatti occorrere diversi mesi prima che si rimargino completamente, senza contare il fatto che hanno la tendenza a recidivare.
Diagnosi
La diagnosi dell’insufficienza venosa cronica è eminentemente clinica; di solito, infatti, la presenza dei segni e dei sintomi caratteristici ricordati in precedenza (gonfiore delle caviglie, discromia, sensazione di pesantezza e comparsa di ulcere) è sufficiente a porre la diagnosi con sicurezza. Per maggiore scrupolo si può ricorrere all’ecocolordoppler, un esame indolore e ripetibile con il quale è possibile, fra le altre cose, effettuare una valutazione della morfologia e della funzionalità della gran parte delle vene degli arti inferiori.

Nella popolazione adulta dei Paesi occidentali l’insufficienza venosa cronica affligge una percentuale rilevante di soggetti di sesso femminile (25-33%) e di sesso maschile (10-20%).
Insufficienza venosa cronica – Cura
Una delle cose più importanti è minimizzare quei fattori di rischio sui quali si può intervenire, in altri termini quelli legati allo stile di vita (sedentarietà e sovrappeso in primis); uno stile di vita attivo può molto contro l’insufficienza venosa cronica. Possono aiutare anche alcuni piccoli accorgimenti quelli di indossare abiti confortevoli e scarpe comode a pianta larga con un tacco né troppo basso né troppo alto (diciamo 2-3 cm); si evitino zoccole e ciabatte. Coloro che, per ragioni professionali, sono costretti a stare a lungo fermi in piedi dovrebbero frequentemente alzarsi sulle punte dei piedi; è un esercizio banale, ma è in grado di stimolare la pompa muscolare del soleo spingendo il sangue in alto. Sono da evitare bagni eccessivamente caldi e l’esposizione ai raggi solari nelle ore più calde del giorno.
In coloro in cui sono comparsi i primi sintomi può essere d’aiuto dormire con gli arti sollevati di circa 13-15 cm (si può utilizzare un cuscino o uno zoccolo di legno da mettere sotto il materasso). Di notevole importanza è l’igiene delle zone cutanee interessate dal problema; per la pulizia si utilizzino detergenti neutri e si faccia attenzione ad asciugare con cura le parti lavate.
Si dovessero notare screpolature cutanee è opportuno consultarsi con il proprio medico affinché valuti la situazione; eventualmente potrà prescrivere una crema ad azione emolliente da utilizzare dopo il bagno o la doccia.
Un rimedio molto efficace, talvolta sottovalutato, è quello di indossare opportune calze elastiche; oltre ad alleviare il gonfiore e, conseguentemente, la sensazione di pesantezza agli arti inferiori, possono evitare un aggravamento dei problemi cutanei e, quindi, la formazione delle pericolose e fastidiose ulcere da stasi. Le calze elastiche devono essere considerate un vero e proprio presidio terapeutico; è compito dell’angiologo indicare al paziente di tipo di calze e le corrette modalità di utilizzo.
A seconda dei casi (qualora siano presenti teleangectasie o vene varicose) potrebbe essere opportuno il ricorso o alla cosiddetta terapia sclerosante che consiste nell’iniettare nelle vene una sostanza che ne provoca la chiusura oppure alla EVLT, acronimo con il quale si indica la terapia mini-invasiva ambulatoriale con laser.
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