L’influenza è una patologia virale che colpisce le vie aeree (naso, gola e polmoni) ed è causata da virus appartenenti alla famiglia degli Orthomyxoviridae; a seconda delle proteine contenute nel loro involucro, i virus influenzali sono suddivisi nei tipi A, B, C e solo i primi due riguardano l’uomo.
L’influenza è una malattia particolarmente contagiosa perché si trasmette molto facilmente attraverso le goccioline di saliva o di muco.
Si presenta generalmente nei mesi invernali e spesso raggiunge il suo picco nel mese di gennaio.
L’influenza rappresenta senza ombra di dubbio un problema di sanità pubblico non indifferente; forse a tutti non è noto, ma, nel periodo in cui essa si manifesta, rappresenta una delle principali cause di assenza lavorativa e ricovero ospedaliero. Nel nostro Paese, ogni anno, le complicanze dell’influenza provocano un numero considerevoli di morti (circa 8.000).
I soggetti maggiormente interessati dalla malattia influenzale sono i neonati e le persone che hanno superato i 65 anni di età; i motivi sono facilmente intuibili; si tratta infatti di soggetti il cui sistema immunitario non è ancora del tutto sviluppato (neonati) oppure è debilitato (anziani).
La sintomatologia, come vedremo nel paragrafo a essa dedicato, è piuttosto variegata ed è legata anche all’età.
Influenza o sindrome influenzale?
Alcuni considerano influenza e sindrome influenzale come sinonimi; in realtà non è così; sono entrambe patologie virali che hanno vari segni e sintomi comuni (in comune le due patologie hanno anche la guarigione spontanea), ma agenti eziologici diversi; nel caso dell’influenza, come detto in apertura, sono coinvolti virus influenzali A o B della famiglia Orthomyxovirus, mentre nel caso di sindrome influenzale i responsabili sono da ricercarsi in uno degli oltre duecento diversi tipi di virus (adenovirus, metapneumovirus, virus parainfluenzali ecc.).
La diagnosi di influenza
La diagnosi di influenza può non essere immediata; la sintomatologia influenzale infatti ha molti punti in comune con quella di altre patologie (faringite, raffreddore, tonsillite ecc.) e solitamente è il quadro generale che rende la diagnosi più attendibile.
La gran parte degli esperti afferma che per poter parlare di influenza devono essere contemporaneamente presenti tre ordini di sintomi e segni:
- febbre (di norma superiore ai 38 °C)
- dolori articolari e dolori muscolari
- sintomi respiratori (faringite, tosse e raffreddore).
Il contemporaneo verificarsi della maggioranza dei sintomi (soprattutto se è in corso un’epidemia) lascia pochi dubbi relativamente alla diagnosi, anche se la certezza può essere ottenuta soltanto con un esame di laboratorio come per esempio un tampone rino-faringeo oppure una titolazione anticorpale; esistono anche test rapidi che possono essere eseguiti ambulatorialmente, ma la loro sensibilità (70-75%) e specificità (90-95% se vi è comparazione con una coltura virale) non presenta particolari vantaggi rispetto all’osservazione clinica.
Segni e sintomi dell’influenza
I primi sintomi dell’influenza compaiono generalmente in modo abbastanza improvviso, si hanno brividi, sudorazione e febbre oltre i 38 °C, sensazione di malessere generale e dolorabilità osteomuscolare. Inoltre si hanno affaticamento, debolezza, mancanza di appetito, fotofobia.
Altri sintomi spesso presenti sono mal di gola, tosse, naso chiuso e starnuti. La febbre dura generalmente 3 o 4 giorni mentre le sensazioni di affaticamento e debolezza possono permanere anche per una o due settimane soprattutto se i soggetti colpiti sono persone anziane.
Nei soggetti più deboli (anziani, bambini, persone immunodepresse) vi è un aumentato rischio di complicazioni come, per esempio, bronchite, polmonite, sinusite e otite.
La cura dell’influenza
La cura dell’influenza in genere è sintomatica, anche se i recenti farmaci antivirali promettono un netto miglioramento delle strategie difensive.
La dolorabilità osteomuscolare e la febbre possono essere fronteggiate con la somministrazione di farmaci a base di paracetamolo, ibuprofene e diclofenac (sconsigliato l’uso dell’acido acetilsalicilico -la comune aspirina– nei bambini e negli adolescenti dal momento che potrebbe causare la sindrome di Reye, una grave, anche se rara patologia che può avere esito fatale).

I primi sintomi dell’influenza compaiono generalmente in modo abbastanza improvviso, si hanno brividi, sudorazione e febbre oltre i 38 °C.
Discusso invece è il ruolo degli antibiotici che di per sé nulla possono contro un virus e dovrebbero essere prescritti soltanto in presenza di complicazioni come per esempio la polmonite batterica. Il riposo, una buona idratazione, l’astinenza dal fumo e dall’alcol sono sempre consigliabili. Meno certa è l’efficacia della vitamina C nella prevenzione e nella cura dell’influenza, non esistendo una dimostrazione scientifica convincente.
I farmaci antivirali che vengono usati per la cura delle sindromi influenzali sono solitamente gli inibitori delle neuraminidasi (oseltamivir, noto anche come Tamiflu, e zanamivir, conosciuto come Relenza) e gli inibitori M2 (amantadina e rimantadina). I primi si sono dimostrati efficaci, se somministrati in tempo, nella riduzione della sintomatologia e delle complicanze sia per quanto riguarda l’influenza di tipo A che quella di tipo B. I secondi hanno dimostrato efficacia solo contro il tipo A.
Influenza: prevenzione e vaccinazione antinfluenzale
Per quanto riguarda la prevenzione si veda l’articolo sui malanni da raffreddamento; in esso si troveranno utili informazioni anche per quanto riguarda il ruolo e l’opportunità della vaccinazione antinfluenzale.
Epidemie influenzali: un problema dagli alti costi sociali
Ogni anno si presentano virus leggermente diversi da quelli precedenti; se le modifiche non sono importanti, il sistema immunitario di chi ha avuto la malattia l’anno prima è in grado di difendersi; se le modifiche sono notevoli, la difesa diventa impossibile e l’epidemia può essere più grave. È per questo motivo che le vaccinazioni annuali nei soggetti a rischio vanno ripetute annualmente.
L’epidemia raggiunge la massima forza in due-tre settimane, poi declina fino a spegnersi dopo altre cinque-sei settimane.
Generalmente i picchi influenzali sono tipici della stagione invernale che indubbiamente li favorisce (gli agenti patogeni trovano il loro ambiente ottimale di sviluppo a temperature comprese fra i 5 e i 16 °C). Le stagioni influenzali mondiali sono quindi due dal momento che nei due emisferi terrestri la stagione invernale arriva in periodi diversi.
Dati gli alti costi sociali che le epidemie influenzali causano annualmente sia in termini di vite umane sia in termini prettamente economici, vi è una sorveglianza continua sia da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sia da parte dei centri di sorveglianza virologica che ogni Paese ha. Viene stimato che ogni anno, a livello mondiale, si verificano approssimativamente 5 milioni di casi di influenza che portano mediamente a circa 500.000 decessi.
I livelli di contagiosità e di mortalità dell’influenza si alzano nel caso delle cosiddette pandemie influenzali; il verificarsi delle pandemie influenzali non è un fenomeno regolare come quello delle epidemie stagionali (si hanno circa 3-4 pandemie ogni secolo), ma sono estremamente pericolose perché in genere si tratta di nuovi ceppi, trasmessi all’uomo dagli animali, che non sono ostacolati efficacemente dalle difese immunitarie delle persone.
Le pandemie influenzali sono inoltre solitamente caratterizzate da una notevole rapidità di diffusione.
Influenza: un po’ di storia
La prima epidemia influenzale documentata risale al 1889, contagiò quasi un terzo della popolazione mondiale e fu classificata come pandemia grave. Subito dopo la prima guerra mondiale (1918-1919) si diffuse la micidiale influenza spagnola, così chiamata perché partì dalla Spagna; uccise circa trenta milioni di persone. Nel 1957 furono isolati in Cina i primi casi di influenza asiatica, un’altra pandemia che, grazie al progresso medico, non provocò i danni della spagnola; nel 1968 l’ultima pandemia grave, l’influenza di Hong Kong, provocò in Europa decine di migliaia di morti (20.000 nella sola Francia) fra le persone anziane o già debilitate da altri disturbi.
Alla fine del XX secolo sono stati messi a punto vaccini che assicurano un’ottima prevenzione e sono consigliati a persone con alto rischio di complicanze (anziani con oltre 65 anni, pazienti con malattie croniche cardiocircolatorie o respiratorie come l’asma, pazienti con malattie metaboliche come il diabete, disfunzioni renali, malattie del sangue, soggetti immunodepressi).
Indice materie – Medicina – Sintomi – Influenza