L’idrofobia, nota anche come rabbia o lissa, è una patologia dovuta a un virus a RNA a singola elica appartenente alla famiglia dei Rhabdovirus e al genere Lyssavirus. Il virus è presente nella saliva di animali infetti e la trasmissione può avvenire attraverso un morso inferto da un animale malato a un altro animale oppure a un essere umano. Una volta che i sintomi neurologici provocati dal virus si sviluppano, la patologia non è curabile.
Significato del termine
Il nome della malattia significa letteralmente “paura dell’acqua”. Infatti, in circa la metà dei casi del terzo stadio della malattia, a causa di ingestione di liquidi, si ha una violenta e dolorosa contrazione del diaframma e dei muscoli respiratori.
Idrofobia: modalità di esposizione al virus
La principale modalità di esposizione al virus che provoca l’idrofobia è, come accennato in precedenza, il morso di animali infetti; in alcuni casi, invero molto particolari e decisamente rari, la contaminazione può avvenire per via aerea o per via alimentare.
Idrofobia urbana e rabbia silvestre
Possiamo suddividere l’idrofobia in due grandi forme epidemiologiche: urbana e silvestre; la prima forma viene generalmente diffusa da cani e gatti domestici non immunizzati, mentre la seconda viene diffusa da donnole, faine, lupi, manguste, martore, moffette, procioni, pipistrelli e volpi.

La principale modalità di esposizione al virus che provoca l’idrofobia è il morso di animali infetti
La forma urbana è diffusa soprattutto in Africa, in Asia e in Sud America, mentre la forma silvestre è maggiormente diffusa in Europa e nell’America del Nord.
Secondo recenti dati diffusi dall’OMS, l’idrofobia è una patologia molto diffusa a livello globale, tant’è che ogni anno si registrano, a causa di essa, circa 55.000 decessi; la stragrande maggioranza delle morti si verifica in Asia e in Africa; il 99% dei casi nell’essere umano sono relativi a idrofobia canina e più della metà delle vittime sono bambini di età inferiore ai 15 anni.
Negli ultimi anni, si è registrato un notevole aumento dei casi di idrofobia trasmessa dai pipistrelli.
Nel continente europeo, molte zone hanno lo status di zone libere dalla patologia; di notevole importanza è la vaccinazione degli animali da compagnia.
I casi che si registrano in Europa sono generalmente casi di idrofobia silvestre (80% circa); l’animale più frequentemente chiamato in causa è la volpe rossa. Da circa 25 anni si provvede alla vaccinazione orale delle volpi e ciò ha portato a una notevole riduzione di casi della forma silvestre; nel 1990 furono registrati circa 21.000 casi; adesso sono poche migliaia.
Nella gran parte dei Paesi europei centrali e occidentali, la patologia è stata eradicata.
Nel nostro Paese, dal 1997 fino all’ottobre del 2008, l’Italia era rabies free. Dal 2008 al febbraio del 2010 furono diagnosticati centinaia casi di idrofobia in animali di alcune regioni settentrionali; questi casi sono stati messi in relazione con la situazione epidemiologica dell’idrofobia silvestre nella vicina Slovenia. Attualmente la situazione è sotto controllo.
Trasmissione e patogenesi dell’idrofobia
Come già ribadito, la trasmissione del virus responsabile dell’idrofobia è dovuta al morso di un animale infetto o al contatto diretto delle membrane mucose o di ferite nella cute con materiale infetto.
Il periodo di incubazione della malattia è decisamente variabile, sia va da una settimana a più di un anno (mediamente 1-2 mesi); questa variabilità nella latenza dipende da molti fattori.
Sintomi e segni
Le manifestazioni cliniche nella forma furiosa (75% circa dei casi) prevedono quattro stadi.
- Primo stadio: sindrome prodromica aspecifica; questa ha una durata breve (di norma da 1 a 4 giorni); si possono avere astenia, cefalea, febbre, sensazione di malessere generale, mialgie, perdita dell’appetito nausea, vomito, tosse non produttiva e mal di gola. Un sintomo particolarmente suggestivo che si registra nella maggioranza dei casi è rappresentato da parestesie e/o fascicolazioni nella sede di inoculo del virus.
- Secondo stadio: fase encefalitica acuta che di norma viene preceduta da momenti di agitazione, iperattività motoria e ipereccitabilità. Dopo breve tempo possono manifestarsi allucinazioni, aggressività, confusione mentale, convulsioni, paralisi distrettuali, spasmi muscolari, meningismo ecc. I periodi di confusione mentale si alterano a momenti in cui il soggetto è perfettamente lucido, ma questi ultimi diventano sempre meno frequenti; in seguito si verifica il coma. Manifestazioni molto comuni sono l’eccessiva sensibilità cutanea, la fotofobia e l’ipersensibilità ai rumori (fonofobia). Comune è la paralisi delle corde vocali. La temperatura corporea può raggiungere i 40 °C.
- Terzo stadio: fase encefalitica di tipo rabbico causata da una forte alterazione dei centri del tronco encefalico; si registrano diplopia, neurite ottica, paralisi facciale, difficoltà nel deglutire associata a eccessiva salivazione (questa combinazione dà luogo al caratteristico quadro di bava alla bocca). In circa la metà dei casi si ha idrofobia (violenta e dolorosa contrazione del diaframma e dei muscoli respiratori che viene scatenata dall’ingestione di liquidi).
- Quarto stadio: decesso. In rarissimi casi si assiste alla guarigione.
La forma paralitica (25% circa dei casi), talvolta detta rabbia muta o tranquilla, è caratterizzata da una paralisi ascendente (paralisi che cioè coinvolge dapprima gli arti inferiori per poi diffondersi prossimalmente) simile a quella che caratterizza la sindrome di Guillain-Barré. Questa forma di idrofobia si osserva spesso in coloro che sono stati morsi da pipistrelli o che hanno ricevuto un trattamento profilattico post-esposizione.
Diagnosi
Non è possibile affidarsi all’osservazione clinica per diagnosticare la malattia; la certezza diagnostica si ottiene soltanto attraverso gli esami di laboratorio; è necessario analizzare saliva, urine, liquido cefalorachidiano e procedere con una biopsia cutanea che viene effettuata sulla nuca.
Trattamento e prevenzione
La terapia immediata è la vaccinazione con siero antirabbia e immunoglobuline umane specifiche.
Come accennato in apertura di articolo, una volta che i sintomi neurologici si sono manifestati, la patologia non è più curabile; si può solo intervenire a livello sintomatologico (sedativi, oppiacei, miorilassanti) per alleviare le sofferenze del paziente.
Nei casi sospetti in animali domestici, questi non vanno soppressi, ma tenuti in osservazione per 5-10 giorni e, se non manifestano segni di rabbia, non si deve procedere alla vaccinazione. Nel caso si abbia la morte dell’animale è indispensabile eseguire la vaccinazione antirabbica per i soggetti che abbiano subito morsicature e la testa dell’animale infetto deve essere inviata ai laboratori preposti per l’accertamento diagnostico. È obbligatoria la denuncia alle autorità.
La prevenzione dell’idrofobia è basata sulla vaccinazione preventiva degli animali domestici, su provvedimenti atti a impedire contatti a rischio con le popolazioni selvatiche e sulla lotta al randagismo.
È oltremodo opportuno che chi svolge attività professionali a rischio (guardie forestali, guardie venatori, veterinari ecc.) effettui una vaccinazione preventiva.
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