La gengivite è un processo infiammatorio a carico dei tessuti gengivali che si caratterizza per la presenza di arrossamento, gonfiore, calore e sanguinamento. Si tratta, sostanzialmente di un’infiammazione della superficie gengivale o, più precisamente, del parodonto, termine che designa la struttura a strati che circonda il dente.
In tale struttura, la parte più superficiale è la gengiva che, a sua volta, tramite il legamento parodontale, è collegata all’osso alveolare, ovvero la cavità ossea che alloggia il dente.
Spesso la gengivite rappresenta l’esordio di una patologia piuttosto seria nota come parodontite che intacca la parte ossea minando la stabilità del dente (che comincia a “dondolare”); per approfondimenti su quest’ultima seria condizione patologica si consulti l’articolo Piorrea (parodontite).
Vale la pena ricordare, a questo proposito, che la gengivite è una condizione che, trattata precocemente e adeguatamente, è del tutto reversibile, cosa non del tutto possibile nel caso si commetta l’errore di sottovalutarla o addirittura trascurarla.
Gengivite – Cause e fattori di rischio
La gengivite viene generalmente considerata una patologia a eziologia batterica e, in effetti, la maggior parte delle volte è così; in linea generale, infatti, le cause dell’infiammazione sono da ricercarsi nei batteri anaerobi che albergano al di sotto della gengiva; essi aumentano nel caso di scarsa igiene orale o della mancata asportazione di placca e tartaro, che impediscono il passaggio dell’ossigeno al di sotto della gengiva.
Il periodo necessario allo sviluppo dei batteri in assenza di ossigeno è di circa tre mesi. La loro proliferazione provoca lo scollamento della gengiva dal dente e lo stato infiammatorio.
In alcuni casi però all’origine della patologia può esserci un problema di tipo traumatico come, per esempio, uno spazzolamento eccessivamente intenso.
Vanno segnalati inoltre alcuni fattori di rischio e anche alcuni fattori che possono aggravare una gengivite già in atto. Tra questi ricordiamo la gravidanza e la pubertà; in questi due casi, infatti, il rischio è accentuato dalle notevoli fluttuazioni di tipo ormonale che si riscontrano in queste due condizioni.
Un fattore di rischio e aggravante al tempo stesso è rappresentato dal fumo di sigaretta a motivo delle sostanze tossiche che esso rilascia.
Fra le patologie che possono favorire la comparsa di gengivite si ricordano poi il diabete e anche tutte quelle malattie caratterizzate da un notevole indebolimento delle difese immunitarie come, per esempio, le leucemie, l’AIDS, il morbo di Addison ecc.
Anche lo stress, la predisposizione genetica e uno scorretto regime alimentare fanno la loro parte nella comparsa o nell’aggravamento della gengivite.
Talvolta la comparsa del disturbo è iatrogena, ovvero è causata dall’assunzione di determinati medicinali; vi sono infatti alcuni farmaci che hanno come effetto collaterale l’aumento di volume gengivale con tutte le conseguenze che ciò comporta; ne sono esempi i corticosteroidi, i farmaci ad azione antidepressiva, i farmaci antiepilettici, la pillola anticoncezionale e le terapie a base di ormoni.
Altre cause di gengivite possono essere ricercate in interventi di tipo odontotecnico eseguiti non correttamente.
Un breve cenno va riservato a una forma di gengivite particolarmente severa, fortunatamente rara, la cosiddetta gengivite acuta ulcerativa necrotizzante (nota anche come gengivite fuso-spirochetiforme, ulcerativa, ulcero-membranosa, di Vincent o anche come infezione di Vincent).
La gengivite acuta ulcerativa necrotizzante è caratterizzata da necrosi a carico della papilla interdentale e della presenza di ulcerazioni a carico dei margini gengivali; sono presenti inoltre una notevole alitosi, una forte dolenzia e talvolta anche rialzo febbrile. Fa generalmente la sua comparsa in soggetti particolarmente debilitati e conobbe una vasta diffusione durante il secondo conflitto mondiale; la si riscontrava infatti in numerosi soldati, tant’è che per indicarla si utilizzava anche la locuzione “bocca da trincea”.
Gengivite – Sintomi e segni
I segni e i sintomi più comuni che rivelano la presenza di gengivite sono l’alitosi (alito cattivo), il sanguinamento gengivale a seguito di spazzolamento o masticazione di alimenti di una certa consistenza, arrossamento, alterazione della consistenza (che diventa molle) oppure della forma (si assiste generalmente a un rigonfiamento).
Man mano che il processo infiammatorio va avanti il quadro tende a peggiorare e possono fare la loro comparsa recessioni delle gengive e conseguente esposizione delle radici e anche una notevole mobilità dentale.

Spesso la gengivite rappresenta l’esordio di una patologia piuttosto seria nota come parodontite che intacca la parte ossea minando la stabilità del dente.
Rimedi
La patologia, come già accennato, è completamente reversibile se si rimuovono le cause che provocano la proliferazione batterica, ovvero con una corretta igiene orale (pulizia quotidiana almeno tre volte al giorno e ricorso al filo interdentale) e la visita di controllo dal dentista (ogni 3-6 mesi) per la rimozione di placca dentale e tartaro.
Altro utile intervento è quello relativo alla rimozione, ove sia possibile, di quei fattori di rischio che abbiamo elencato nel paragrafo iniziale come per esempio il fumo di sigaretta e uno scorretto regime alimentare.
Alcuni studi dell’American Academy of Periodontology hanno indicato tra le strategie di prevenzione una dieta ricca di vitamina C e di calcio. Vi sono anche studi relativi all’efficacia di applicazioni locali di aminoacidi essenziali, che sarebbero in grado di accelerare il processo di riparazione del tessuto gengivale.
Molti tentano di porre rimedio al quadro clinico adottando rimedi fai da te, ma si tratta di una strategia scorretta perché in alcuni casi il ricorso a collutori o dentifrici appositi possono aggravare il quadro anziché migliorarlo; può, per esempio, essere indicato il ricorso a collutori a base di clorexidina, mentre può risultare non adeguato o addirittura controproducente quello ad altri tipi di collutorio; i collutori a base di clorexidina, infatti, a motivo della spiccata azione antibatterica ad ampio spettro di questa sostanza, sono quelli che vengono generalmente consigliati dopo interventi chirurgici nel cavo orale e nel trattamento di gengivite, parodontite, stomatite aftosa e ulcere della mucosa orale.
Fra i rimedi talvolta consigliati dal dentista vi sono le creme o le paste a base di idrocortisone; il farmaco deve essere applicato direttamente sulla gengiva infiammata (di solito dopo le manovre di igiene orale); all’idrocortisone sono spesso associati farmaci antibiotici come neomicina e polimixina B.
Il consiglio più sensato che si può dare nel caso si sospetti la presenza di gengivite è comunque quello di richiedere una visita al proprio medico dentista il quale sarà in grado di valutare l’entità del problema e proporre il trattamento che ritiene più adeguato al caso specifico.
Fra gli interventi che il dentista potrà eseguire per trattare il problema gengivite vi sono la rimozione dei depositi di tartaro e la correzione di fattori di tipo irritante quali le carie o gli interventi odontotecnici scorretti.
La prescrizione di farmaci ad azione antibiotica (penicilline o metronidazolo) è normalmente riservata a casi di gengivite particolarmente severi come la già citata gengivite acuta ulcerativa necrotizzante oppure ai casi di gengivite di vecchia data.
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