Il termine gastrite indica genericamente un processo di tipo infiammatorio, di tipo acuto o cronico, che colpisce la tunica mucosa dello stomaco.
Esistono varie forme di questa patologia, sia per quanto riguarda la gastrite di tipo acuto sia per quel che concerne quella di tipo cronico.
La gastrite, nelle sue varie tipologie, è un disturbo molto diffuso; si stima infatti che, una volta superati i 50 anni di età, ne soffra circa il 50% della popolazione.
Fino ad alcuni decenni fa, erano soprattutto i soggetti di sesso maschile a essere quelli maggiormente colpiti da questa patologia; oggi la diffusione riguarda pressoché in egual misura uomini e donne, probabilmente perché gli stili di vita dei due sessi sono ormai piuttosto simili (in senso sfortunatamente negativo).
Molte persone trascurano questa condizione, commettendo un grave errore perché, oltre a trattarsi di un problema che può incidere molto negativamente sulla qualità della loro vita, se non trattata, c’è il concreto rischio che la continua infiammazione della mucosa gastrica porti alla formazione di ulcere gastriche, aumentando le probabilità di contrarre un tumore allo stomaco. È quindi decisamente consigliabile, alle prime avvisaglie di malessere, rivolgersi al medico di famiglia che potrà prescrivere un’opportuna terapia o indirizzare verso uno specialista gastroenterologo per una valutazione approfondita del problema.
Vale senz’altro la pena ricordare che, come nel caso di molte condizioni patologiche, una diagnosi e un trattamento precoce rappresentano il mezzo più efficace per risolvere il problema evitando fastidiose e pericolose complicazioni.
Gastrite acuta
Si parla di gastrite acuta per riferirsi a un processo infiammatorio, spesso caratterizzato da lesioni erosive, che, solitamente, fa la sua comparsa in modo improvviso con manifestazioni anche severe, ma che hanno una durata ragionevolmente breve (al massimo 48 ore o poco più) e che spesso si risolve senza particolari conseguenze.
Le cause alla base della gastrite acuta sono molteplici; fra quelle maggiormente coinvolte in questa patologia possiamo ricordare l’assunzione di quelle sostanze che danneggiano direttamente la mucosa come, per esempio, determinati tipi di farmaci (aspirina e altri FANS come il diclofenac, l’ibuprofene, l’indometacina ecc.) e l’assunzione di sostanze alcoliche.
Il motivo per il quale l’aspirina e i FANS possono danneggiare la mucosa dello stomaco è legato al fatto che tali sostanze, che penetrano con relativa facilità le membrane cellulari (un ambiente il cui pH è praticamente neutro), si comportano alla stregua di veri e propri acidi, liberano ioni H+ ed esplicano effetti lesivi sulle cellule.
I soggetti più colpiti risultano essere quelli di sesso maschile.
Anche l’assunzione di sostanze alcoliche, in particolar modo quando queste vengono assunte a stomaco vuoto, può avere effetti lesivi sulla mucosa.
Una delle forme più importanti di gastrite acuta è la gastrite acuta emorragica (o acuta erosiva) che, dal punto di vista clinico, è caratterizzata da ematemesi (vomito emorragico, una delle forme di emorragia gastrointestinale) e da melena (emissione di feci nerastre e fetide legate a emorragia a livello dello stomaco o anche dei tratti più alti dell’intestino); oltre alle cause soprariportate, la gastrite emorragica può essere dovuta all’assunzione a lungo termine di farmaci corticosteroidi. Se le perdite ematiche sono notevoli possono verificarsi anemia di tipo acuto e shock emorragico.
Un’altra forma di gastrite acuta è la gastrite acuta corrosiva; le cause alla base di questa tipologia sono generalmente da ricondursi all’ingestione accidentale o volontaria di sostanze fortemente acide o alcaline o, comunque, ad alta azione corrosiva; possono in questi casi verificarsi erosioni anche estese e necrosi della mucosa; nei casi più seri può esservi persino perforazione.
In seguito a tale forma si possono verificare stenosi gastriche o esofagee caratterizzate dalla presenza di fibrosi cicatriziale.
Le forme acute possono essere anche originate da stafilococchi, shigelle e salmonelle; in questo caso si parla di gastriti acute infettive.
La gastrite acuta provocata da stafilococchi è la forma di gastrite infettiva più grave ed è clinicamente caratterizzata da una forte iperemia della mucosa; si registrano inoltre erosioni superficiali, petecchie, edema delle pliche, desquamazione e necrosi epiteliale.
Altre forme acute sono la gastrite acuta ischemica e quella da radiazioni.
La gastrite acuta ischemica è generalmente provocata da traumi, ustioni, ipovolemia e stati di shock; di fatto, gli eventi traumatici o stressanti che interessano la mucosa dello stomaco portano alla formazione di ulcerazioni non particolarmente estese.
La gastrite da radiazioni è invece una forma che viene talvolta osservata in quei soggetti che si sottopongono a cicli di radiazioni per il trattamento di forme tumorali addominali; l’irradiazione infatti può provocare un danno mucoso di tipo acuto (formazione di ulcere, desquamazione epiteliale e, ma più raramente, necrosi dei piccoli vasi); le lesioni provocate dalle radiazioni tendono generalmente a regredire trascorso qualche mese dal termine dei cicli radianti, ma, nel caso in cui la terapia venga ripetuta varie volte e si protragga a lungo, c’è la possibilità che si verifichino lesioni vascolari particolarmente serie.
La sintomatologia della gastrite acuta è alquanto variegata e può differenziarsi da forma a forma, anche se molti segni e sintomi sono comuni; fra questi ricordiamo il dolore sordo e la pirosi (il bruciore di stomaco) che possono acuirsi o, al contrario, ridursi dopo i pasti; la nausea, il vomito, la riduzione del senso di fame, la sensazione di stomaco pieno dopo i pasti, i gonfiori addominali, le eruttazioni, il dimagramento ecc. Spesso la comparsa delle manifestazioni è improvvisa; più frequentemente si registrano nausea e bruciore di stomaco.
La diagnosi di gastrite si avvale, oltre che dell’esame anamnestico, di test diagnostici di vario tipo; fra questi si ricordano gli esami ematochimici, il test del respiro (o breath test, generalmente effettuato quando si sospetta la presenza di Helicobacter pylori, un batterio ritenuto responsabile di alcune forme di gastrite cronica), l’esame delle feci, la gastroscopia e la radiografia del tratto gastrointestinale.
La terapia della gastrite acuta dipende ovviamente dal fattore scatenante; se alla base della patologia vi è l’assunzione di sostanze alcoliche o farmaci, una riduzione della sintomatologia può essere ottenuta evitando l’utilizzo di tale sostanze..
Quando non è possibile sospendere determinati trattamenti terapeutici ritenuti responsabili di gastrite, si può ricorrere all’assunzione di sostanze gastroprotettive (i cosiddetti gastroprotettori, o farmaci antiacido, quali, per esempio, omeprazolo, pantoprazolo, lansoprazolo, esomeprazolo ecc.), è per esempio il caso di coloro che devono sottoporsi a terapie anticoagulanti con cardioaspirina.
Nel trattamento della gastrite gioca sicuramente un ruolo fondamentale anche un corretto stile di vita; ulteriori approfondimenti e utili informazioni possono essere reperite sui due seguenti articoli: Stile di vita e Dieta per le gastriti.
Gastrite cronica
La gastrite cronica è un processo infiammatorio caratterizzato dalla persistenza nel tempo di un certo numero di agenti irritanti. È una patologia alquanto comune, in particolar modo nei soggetti di età più avanzata. Si registra generalmente una prevalenza maggiore di questa malattia in alcuni gruppi familiari rispetto ad altri.
Esistono vari modi di classificare le gastriti croniche, ritenuti più o meno validi dai vari autori.
Una delle classificazioni più utilizzate distingue la gastrite cronica in forme atrofiche e forme ipertrofiche; si parla di gastrite atrofica quando si ha una riduzione dello spessore della mucosa e sottomucosa, oppure di gastrite ipertrofica quando si manifesta un ispessimento degli strati superficiali delle pliche. Vi sono poi forme di gastrite croniche di tipo speciale.
Alcuni autori suddividono la gastrite cronica in gastrite di tipo A e di tipo B.
La gastrite di tipo A (anche di tipo 1) non è particolarmente frequente; trattasi di un processo infiammatorio che si sviluppa nel fondo e nella curva dello stomaco; l’antro viene risparmiato. Questo tipo di gastrite può causare anemia perniciosa, atrofia della mucosa, aumento del rischio di contrarre un carcinoma gastrico, acloridria ecc.
Questa tipologia di gastrite è considerata una patologia a base autoimmune (si ha la produzione di autoanticorpi diretti contro le cellule parietali dello stomaco; per approfondire il concetto generale si consulti l’articolo Malattie autoimmuni).
In molti casi può esservi la contemporanea presenza di infezione da Helicobacter pylori.
La gastrite di tipo B (anche gastrite di tipo 2), nota anche come gastrite dell’antro, è la forma cronica di più comune riscontro (dall’80 al 90% dei casi); questa tipologia è sostenuta dal un batterio Gram negativo, l’Helicobacter pylori.Esistono poi forme di gastrite in cui la diffusione del processo infiammatorio interessa tutto lo stomaco (gastrite di tipo AB) e la cui eziologia non è ancora del tutto chiara. Se alla gastrite di tipo A viene riconosciuto un notevole rischio di degenerazione tumorale, quella di tipo B sembra più strettamente connessa con l’ulcera peptica.
La diagnosi si avvale degli stessi strumenti utilizzati per identificare la forma acuta. Dal momento che la maggior parte delle gastriti croniche sono riconducibili alla presenza di Helicobacter pylori, notevole importanza riveste la ricerca della presenza di questo batterio. Un test affidabile è il già citato test del respiro (urea breath test); esso consiste nell’assunzione di un liquido o di un cibo solido che contiene urea marcata con sostanze radioattive del tutto innocue; dopo un tempo opportuno il paziente espira in uno strumento che misura l’urea. Poiché per il batterio è fondamentale la scissione dell’urea in anidride carbonica e ammoniaca, dalla differenza fra l’urea assunta dal paziente e quella emessa si può scoprire la presenza del batterio.
Un’altra tecnica diagnostica è la gastroscopia con biopsia gastrica, molto attendibile solo quando la colonia dei batteri è molto numerosa, cioè all’inizio della patologia. Esistono anche test sierologici che rilevano gli anticorpi anti-batterio; recentemente si è introdotto il test fecale, basato sulla ricerca della proteina specifica del batterio nelle feci del malato. Meno affidabili sono ormai considerati il test della saliva o il test immunologico di Prick.
Per la terapia si usano cocktail di farmaci (almeno tre); la cura consiste in due antibiotici (per esempio tetracicline e amoxicillina) e un farmaco per la diminuzione della secrezione acida dello stomaco. Al cocktail si aggiunge bismuto in forma colloidale che funge da antibatterico locale e protegge la parete gastrica. Normalmente la terapia dura una settimana.
Attualmente sembra che la via di diffusione più facile del batterio Helicobacter pylori sia il vomito, in misura minore la saliva e le feci. Sono comunque le scarse condizioni igieniche che favoriscono la diffusione maggiore; si stima che nei Paesi in via di sviluppo dell’Africa la totalità della popolazione sia contagiata dal batterio. La percentuale scende al 70% in Russia, al 50% in Italia e al 30-40% in Gran Bretagna e America del Nord.
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