La frattura del polso è un’evenienza piuttosto comune che, per motivi diversi, interessa sia giovani che anziani; nei primi l’incidente è generalmente favorito dall’attività fisica piuttosto intensa, mentre nei secondi è spesso legato alla presenza di osteoporosi (patologia che interessa in modo particolare i soggetti di sesso femminile).
Il polso è un distretto anatomico piuttosto complesso che mette in comunicazione l’avambraccio con la mano; è formato da otto ossa carpali, dal radio e dall’ulna; le ossa del carpo sono suddivise in due filiere, una prossimale, costituita da scafoide, semilunare, piramidale e pisiforme, e una distale costituita da trapezio, trapezoide, capitato e uncinato.
Generalmente la frattura del polso si verifica in seguito a una caduta a braccio esteso sulla mano; le ossa che più frequentemente sono interessate dalla frattura sono l’ulna e il radio; in particolare la lesione si verifica molto frequentemente a livello dell’epifisi distale del radio; in questo caso si parla di frattura di Colles.
Una delle più comuni fratture è la frattura detta di Colles in cui il frammento rotto si porta verso l’alto. Questa frattura fu descritta nel 1814 da Abraham Colles, un chirurgo irlandese. Il radio nella sua parte distale, quella più vicina al polso, può anche rompersi in modi diversi.
Tipologie di frattura
Una frattura del polso può essere extra-articolare o intra-articolare; nel primo caso la rima della frattura non si spinge fin dentro l’articolazione, mentre nel secondo caso viene interessata la parte articolare.
Le fratture extra-articolari hanno prognosi migliore e sono decisamente più semplici da trattare; quelle intra-articolari, invece, sono decisamente più serie perché si verifica un danno irreversibile della cartilagine articolare e della superficie di contatto; ne consegue, sfortunatamente, una riduzione spesso importante e permanente dell’escursione del polso.
L’osso interessato dalla lesione può rompersi in più frammenti; in questo caso si parla di frattura pluriframmentaria.
In casi particolarmente sfortunati si verifica l’esposizione della frattura; si parla di frattura esposta quando l’osso lacera la cute e viene a contatto con l’esterno; le fratture esposte sono particolarmente critiche perché è molto elevato il rischio di infezione.
La classificazione delle fratture di polso non ha scopi puramente accademici; essa è importante perché ogni tipologia ha i suoi rischi, le proprie complicanze e una propria prognosi.
Cause
Come già accennato nel paragrafo precedente, gran parte delle fratture di polso sono determinate da una caduta a braccio esteso, manovra generalmente istintiva con la quale si cerca di proteggersi dall’impatto con il terreno; nelle persone anziane i rischi che l’osso si fratturi sono decisamente più elevati perché all’età avanzata è legato un certo grado di fragilità ossea causato dall’osteoporosi; nelle persone più giovani il problema si verifica spesso a causa di traumi piuttosto violenti cui vanno incontro nel corso dell’attività sportiva o lavorativa; le fratture di polso non sono poi infrequenti nemmeno nei bambini, specialmente in quelli più “agitati”.
Chi pratica determinate attività a rischio, per esempio il pattinaggio o lo snowboard dovrebbe indossare degli appositi tutori che riducono in modo drastico le possibilità di andare incontro a una frattura del polso.
Frattura del polso – Segni e sintomi
La rottura di un osso del polso è caratterizzata da gonfiore (in genere piuttosto evidente) e da dolore solitamente piuttosto intenso (sono rari i casi di fratture di polso in cui la sensazione di dolore è scarsa) che, solitamente, impedisce i movimenti; il dolore può accentuarsi notevolmente alla pressopalpazione.
In varie occasioni è presente una deformità articolare più o meno evidenti.
Nei casi meno gravi, sia il dolore che il gonfiore sono relativamente ridotti e il soggetto è più portato a pensare a un’importante distorsione. Dirimente sarà l’esame radiografico.
Diagnosi
In molti casi, un ortopedico esperto è in grado di diagnosticare una frattura di polso ancora prima che venga effettuata una radiografia che comunque è un esame necessario per valutare l’entità del danno.
Nel caso in cui la radiografia evidenzi la frattura del polso è necessario valutare con molta attenzione la posizione e la stabilità dei frammenti ossei; questo per poter decidere le modalità di trattamento più opportune; a seconda dei casi, lo specialista potrebbe richiedere l’esecuzione di una TAC o di una risonanza magnetica.
Nel caso la frattura interessi bambini o ragazzi nella fase di crescita viene spesso effettuata una radiografia dell’arto non interessato dal trauma; questa pratica non deve stupire; nei giovani in crescita, infatti, è opportuno valutare le cartilagini di accrescimento e questo può essere fatto soltanto prendendo a riferimento l’arto sano.
Riduzione della frattura e ingessatura
L’aspetto radiografico della frattura è importantissimo, ma non è il solo fattore con il quale ci si può misurare per decidere il trattamento; vanno infatti considerati la dominanza dell’arto (per i destrorsi, per esempio, la frattura del polso sinistro è un evento “meno grave” rispetto alla frattura del polso destro), l’età, il tipo di attività svolta ecc. Dopo un’attenta valutazione di tutti i fattori in gioco, si potrà decidere per un trattamento conservativo o per un intervento chirurgico.
Nella maggior parte dei casi si opta per l’approccio conservativo, anche perché le fratture di polso, di norma, rispondono piuttosto bene.
Solitamente si procede con la riduzione della frattura, una manovra importante e delicata che richiede una certa perizia; è necessario il ricorso alla sedazione locale perché l’operazione è piuttosto dolorosa. Una volta effettuata la riduzione della frattura si procede con l’ingessatura che di norma deve essere mantenuta, a seconda dei casi, per un periodo variabile dalle 4 alle 6 settimane.

In molti casi, un ortopedico esperto è in grado di diagnosticare una frattura di polso ancora prima che venga effettuata una radiografia che comunque è un esame necessario per valutare l’entità del danno.
Frattura del polso – Recupero e riabilitazione
Dopo un paio di settimane dall’ingessatura viene eseguito un controllo radiografico che serve allo specialista per valutare l’andamento della situazione; se tutto procede per il verso giusto, dopo che sarà trascorso il periodo di ingessatura preventivato si effettuerà la rimozione del gesso e sarà necessario stabilire un protocollo di riabilitazione per il recupero della funzionalità dell’articolazione.
Il ricorso alla chirurgia è riservato alle fratture di polso di una certa gravità come quelle esposte o quelle pluriframmentarie o quelle in cui la riduzione non sortisce gli effetti sperati.
L’intervento chirurgico ha il vantaggio di stabilizzare la frattura facilitando il consolidamento, la guarigione e anche il recupero della funzionalità articolare.
Generalmente, se una grave frattura di polso interessa un soggetto giovane o uno sportivo si opta per la chirurgia.
In moltissimi casi il recupero della funzionalità articolare è ottimale, ma non mancano nemmeno casi nei quali resteranno una certa rigidità e una lieve limitazione dell’escursione del polso.
Nel lungo periodo, risulta aumentato il rischio di artrosi nel caso in cui la frattura abbia interessato le superfici articolari.
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