La frattura del perone è un infortunio che si registra con una certa frequenza; ricordiamo che il perone, o fibula, è un osso dell’arto inferiore che, insieme alla tibia, completa lo scheletro della gamba.
La lesione può interessare la parte centrale dell’osso (evenienza più comune nelle persone anziane) oppure il malleolo peronale (evenienza più frequente nelle persone giovani e negli sportivi).
Rispetto alla frattura della tibia, quella del perone è considerata meno grave, in quanto si tratta di un osso più sottile e non sostiene tutto il peso del corpo come nel caso della tibia.
Cause
La frattura del femore può avere varie cause; può, per esempio, verificarsi in seguito a un violento trauma diretto, a una caduta, a un contrasto di gioco (calcio, rugby ecc.), a una distorsione di caviglia, a microtraumi ripetuti, a un atterraggio scomposto dopo un salto, a osteoporosi ecc.
Frattura del perone: segni e sintomi
La manifestazione più importante di una frattura del perone è l’intenso dolore che può essere avvertito o nella parte inferiore della gamba oppure nel lato esterno della caviglia.
Il dolore tende ad aumentare alla palpazione e quando si effettuano determinati movimenti con la caviglia e con il piede.
Altre manifestazioni possibili sono limitazione dei movimenti del ginocchio, deformazione causata dalla frattura dell’osso, il gonfiore, ematoma, zoppia.
Nel caso di frattura esposta si può avere sanguinamento dalla ferita.
Diagnosi
La diagnosi di frattura del perone può essere posta dopo una radiografia; a seconda della posizione della lesione potranno essere richieste anche una radiografia del ginocchio o della caviglia.
Nei casi più semplici non è necessario ricorrere a TAC o risonanza magnetica; le cose cambiano nel caso in cui la frattura si estenda fino all’articolazione del ginocchio.
Un esame attento e approfondito di nervi, vasi sanguigni e muscoli della gamba è fondamentale per decidere il tipo di trattamento e la prognosi.
Nel caso di fratture da stress la lesione la radiografia può non evidenziare lesioni; se si sospetta una tale evenienza, lo specialista potrà ordinare una scintigrafia ossea.
Nel caso in cui si sospettino problemi circolatori, potrebbe essere richiesta l’esecuzione di un angiogramma.
Se la lesione dovrà essere trattata chirurgicamente, saranno necessari anche altri esami diagnostici di preparazione all’intervento (emocromo, test di coagulazione, ECG ecc.).
Frattura del perone: composta e scomposta
Il trattamento di una frattura del perone varia a seconda del tipo di infortunio, ovvero dalla tipologia e dalla gravità della frattura stessa.
Se la frattura è composta (che presenta cioè i due monconi allineati) , si effettua una riduzione conservativa applicando un gambaletto gessato fino a guarigione. Una volta che il gesso è stato applicato è necessario che l’arto rimanga sollevato per almeno 24 ore; questa manovra è necessaria per ridurre la portata dell’inevitabile gonfiore.
Le cose cambiano nel caso di frattura scomposta; in questo caso, infatti, si dovrà ricorrere alla chirurgia per allineare le parti ossee. Il chirurgo ridurrà la frattura con placche o viti in acciaio o titanio e provvederà a rimuovere eventuali frammenti ossei.
In seguito si provvederà all’immobilizzazione gessata.
Il dolore viene trattato con la somministrazione di farmaci analgesici.
Nel caso di fratture ossee in cui siano coinvolti tibia e perone e, eventualmente, anche il legamento deltoideo, sarà necessaria un’operazione chirurgica tesa a stabilizzare l’articolazione della caviglia. Quello che si deve evitare è, infatti, un cattivo allineamento dei frammenti ossei della caviglia, evenienza che incrementa notevolmente il rischio dello sviluppo di artrite.
Tempi di recupero
La guarigione completa avviene nel giro di un paio di mesi.
Dopo la fase riduttivo-conservativa, che dura circa tre settimane, è possibile iniziare a camminare con l’aiuto di stampelle.
Seguirà la fase di riabilitazione che consisterà in esercizi di mobilità articolare (per contrastare la rigidità della caviglia), esercizi di rinforzo muscolare (dei muscoli peroneali anteriori e posteriori) ed esercizi propriocettivi (per il recupero dell’equilibrio neuro-motorio di caviglia, legamenti e tendini).
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