Il flutter atriale è un’alterazione del ritmo cardiaco che rientra nella categoria delle cosiddette aritmie sopraventricolari.
Come facilmente si intuisce dalla terminologia, il flutter atriale è un’anomalia che origina a livello atriale e si trasmette fino al ventricolo; ciò fa sì che si abbiano compromissioni anche a livello della gittata cardiaca e della circolazione sanguigna.
Il flutter atriale è una forma di aritmia caratterizzata da battito cardiaco irregolare e spesso molto accelerato (tachicardia); colpisce soprattutto i soggetti di sesso maschile (l’incidenza nei maschi è circa cinque volte superiori); non si hanno dati particolarmente precisi a livello epidemiologico dal momento che l’aritmia ha una durata variabile e tende a evolvere in fibrillazione atriale (secondo alcune fonti il problema interessa circa l’1% della popolazione occidentale).
La fascia di età maggiormente interessata è quella degli over 65 e generalmente si presenta in coloro che sono affetti da cardiopatie con dilatazione atriale (per esempio lo scompenso cardiaco congestizio, la valvulopatia mitralica e la valvulopatia tricuspidale), da patologie infiammatorie a carico degli atri, da patologie infiltrative atriali, da pericardite, da insufficienza respiratoria nonché in coloro che hanno subito interventi cardiochirurgici e ablazione transcatetere per la fibrillazione atriale.
Forma permanente e forma parossistica
Il flutter atriale è determinato dalla presenza di un grosso circuito di rientro nell’atrio destro; tale circuito determina una frequenza atriale di circa 300 battiti al minuto; il nodo atrio-ventricolare però, di solito, non conduce ai ventricoli tutti questi impulsi bensì 1 su 2, 1 su 3 o più e ciò impedisce che si raggiungano velocità tali da mettere in pericolo la vita del soggetto; in alcuni casi, fortunatamente rari, la conduzione è 1 su 1 e in queste circostanze il flutter rappresenta un pericolo immediato.
Fatta questa premessa, possiamo distinguere due forme di flutter atriale: quella parossistica e quella permanente.
La forma parossistica (ricordiamo che in ambito medico con parossismo si fa riferimento a una fase di improvvisa esacerbazione di una condizione patologica, solitamente a carattere transitorio, a brusca insorgenza ed altrettanto brusca remissione dei sintomi) è caratterizzata da una frequenza cardiaca piuttosto elevata (spesso si arriva ai 180 battiti al minuto, ma si possono raggiungere anche i 300); il problema può durare alcune ore o, al massimo pochi giorni, e tende a esaurirsi in modo spontaneo. Generalmente non è associata ad altre patologie e non sono richiesti interventi particolari.
La forma permanente è invece caratterizzata da una frequenza cardiaca meno rapida rispetto a quanto accade nella forma parossistica (in alcuni casi non si va oltre i 100 battiti al minuto); insorge in modo meno brusco, più subdolo. Può avere una durata molto lunga e non è infrequente che passi inosservata, anche se, quasi sempre, è un segno di un’altra patologia. Richiede interventi terapeutici mirati sia per trattare la patologia sottostante, sia per intervenire sul flutter.
Flutter atriale – Cause
Le cause del flutter atriale sono molte. Nella gran parte dei casi il problema è determinato da una patologia cardiaca, ma in altri casi il disturbo dipende da altri fattori. In alcune circostanze non si riesce a risalire alla causa per cui si parla di flutter atriale idiopatico.
Fra le patologie cardiache che possono favorire la comparsa di flutter atriale vanno ricordate la cardiopatia reumatica e quella valvolare, le coronaropatie, l’infarto del miocardio e la pericardite.
Il flutter atriale può essere determinato anche dalla presenza di ipertensione arteriosa.
Fra le condizioni patologiche che possono scatenare il flutter atriale vanno ricordate le patologie respiratorie, il reflusso gastroesofageo, l’ipertiroidismo, l’obesità e gli squilibri elettrolitici.
Rappresenta un fattore di rischio importante per l’insorgenza di flutter anche uno stile di vita non salutistico (assunzione eccessiva di alcol e di caffeina, l’uso di sostanze stupefacenti, il fumo di sigaretta, lo stress, l’abuso di farmaci ecc.).
Flutter atriale – Sintomi e segni
I segni e i sintomi del flutter atriale sono simili a quelli di molte altre problematiche che interessano l’organo cardiaco, vale a dire:
- angina pectoris
- cardiopalmo
- dispnea
- debolezza
- sensazione di malessere generale talvolta associata ad ansia
- sincope
- vertigini.
Nelle forme parossistiche, le manifestazioni sono generalmente più eclatanti, ma, paradossalmente, i maggiori pericoli derivano dalle forme permanenti in cui la sintomatologia a volte è talmente lieve da passare quasi inosservata; si deve infatti considerare che, alla base di un flutter atriale permanente c’è, quasi sempre, la presenza di una seria patologia sottostante.
Per quanto il flutter atriale sia considerata una condizione relativamente benigna, non è scevra da complicanze che talvolta possono essere molto gravi fra cui la formazione di trombi ed emboli con tutto ciò che ne consegue. Si deve però ricordare che il rischio di formazione di trombi ed emboli è più basso rispetto a quello legato alla presenza di fibrillazione atriale.
Diagnosi
La diagnosi di flutter atriale non può ovviamente prescindere da un’accurata visita cardiologica; fra gli esami clinici generalmente utilizzati vanno senz’altro ricordati l’elettrocardiogramma, l’Holter, l’ecocardiografia e la radiografia toracica. Importanti anche la misurazione del polso arterioso e quella del polso venoso giugulare.

Il flutter atriale interessa circa l’1% della popolazione dei Paesi occidentali e si manifesta più comunemente nei soggetti maschi.
Flutter atriale – Terapia
La terapia del flutter atriale dipende da vari fattori, in primis dalla forma (parossistica o permanente).
Nel caso di un flutter atriale parossistico, in alcuni casi non occorrono particolari interventi perché spesso la remissione è spontanea; in altre circostanze si può intervenire farmacologicamente (somministrazione di digitale o di farmaci antiaritmici) oppure con la cardioversione elettrica. Sta al cardiologo stabilire se è il caso o no di prevedere una terapia farmacologica a scopo preventivo a base di digitale e antiaritmici.
Nel caso di flutter atriale permanente la terapia non mira soltanto a risolvere il flutter, ma anche a curare (o a tenere sotto controllo) la patologia sottostante.
La terapia può consistere nella somministrazione di farmaci (digitale, antiaritmici, anticoagulanti ecc.) o in altre tipologie di trattamento più o meno invasive quali la cardioversione elettrica o l’ablazione transcatetere.
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