Flebite è un termine generico con il quale vengono spesso indicate condizioni patologiche diverse tra loro; generalmente si distinguono due tipologie di flebite, la flebotrombosi e la tromboflebite. La distinzione non è sempre facile; spesso infatti i confini fra le due forme non sono chiarissimi; appare più corretto parlare di flebotrombosi quando prevale l’aspetto trombotico e di tromboflebite quando è preminente l’aspetto infiammatorio ed è quest’ultima condizione patologica che viene trattata in questa sede. Per quel che concerne le flebotrombosi rimandiamo al nostro articolo che le tratta in dettaglio: Trombosi.
La tromboflebite è un processo patologico che interesse le vene superficiali (si parla infatti, più propriamente, di tromboflebite superficiale).
La tromboflebite (in seguito soltanto flebite) è considerata una patologia non particolarmente grave, anche se non del tutto scevra da complicanze; potrebbe infatti estendersi al circolo venoso profondo dando luogo a un quadro patologico di una certa severità, la trombosi venosa profonda.
Cause
La stragrande maggioranza dei casi di flebite sono a carico degli arti inferiori; normalmente si verificano quando sono già presenti varici venose.
Le cause scatenanti le flebiti possono essere molteplici (microtraumi, punture di insetti, gravidanza, gessature, iniezioni sclerosanti, allettamento ecc.), ma nella quasi totalità dei casi c’è alla base la tipica stasi del flusso venoso e un danno a carico della parete venosa.
Le flebiti a carico degli arti superiori sono decisamente più rare; di norma sono dovute a cateterismi e a iniezioni di medicinali che irritano le vene.
Talvolta le flebiti sono spia di patologie più gravi (tumori maligni, iperomocisteinemia, deficit di antitrombina III, patologie vascolari del collageno, trombocitosi, policitemia, iperuricemia ecc.).
In alcuni casi la flebite può essere provocata dall’assunzione di ormoni (pillola anticoncezionale o terapia ormonale sostitutiva).
Flebite – Sintomi e segni
I segni e sintomi caratteristici della flebite sono la dolenzia, il gonfiore e il calore della zona interessata. La cute appare tesa e lucida; in alcuni casi è rossastra (prevalgono i segni infiammatori), in altri è chiara con la presenza di chiazze cianotiche (sono preminenti i segni della stasi sanguigna). Possono essere presenti anche sintomi più generici come febbre e sensazione di malessere generale.
Il dolore può accentuarsi quando si cammina, ma, a meno che non vi sia un interessamento della circolazione profonda, non si verifica mai una situazione di gonfiore generalizzato.
Le complicanze sono rare, ma possibili; le più frequenti sono le trombosi venose profonde; in rarissimi casi si possono verificare infezioni batteriche che possono portare a setticemia.
Diagnosi
Le flebiti superficiali sono facilmente riconoscibili. Si presentano generalmente sotto forma di un cordone di colore rossastro che risulta doloroso al tatto. Possono interessare sia vene con varici sia vene in condizioni normali (sia degli arti inferiori che di quelli superiori); quest’ultimo caso è piuttosto infrequente e potrebbe essere spia di processi patologici più gravi.
La diagnosi di flebite, come accennato poco sopra, è generalmente agevole, ma, soprattutto se è presente una certa anomalia nei sintomi, è opportuno eseguire un esame ecodoppler per escludere la presenza di quadri più severi.

La stragrande maggioranza dei casi di flebite sono a carico degli arti inferiori; normalmente si verificano quando sono già presenti varici venose.
Flebite – Cura
La cura della flebite non è particolarmente complessa. Fondamentale è la compressione che porta a un sollievo pressoché immediato; inizialmente questa viene effettuata con una fasciatura permanente; in seguito, con la diminuzione del dolore, del gonfiore e del processo infiammatorio, si passa all’utilizzo di calze elastiche a compressione graduata che devono essere portate fino a guarigione ultimata nel caso sia previsto un intervento correttivo; se invece non è previsto alcun tipo di intervento, le calze dovrebbero essere indossate permanentemente allo scopo di evitare recidive.
È molto importante, una volta effettuata la compressione, che il soggetto affetto da flebite si comporti in modo attivo, deambulando normalmente. Ciò permette di attivare la circolazione accelerando il processo di guarigione.
La compressione non è l’unico tipo di intervento; nella fase acuta vengono infatti spesso consigliati farmaci ad azione antinfiammatoria.
Quando la flebite colpisce la vena safena alla coscia oppure si presenta in modo repentino è buona norma ricorrere a farmaci ad azione anticoagulante al fine di ridurre il rischio di propagazione in profondità.
In alcuni casi, quando a essere colpite sono vene particolarmente grandi, può esserci la formazione di coaguli che è buona norma svuotare quando sarà trascorsa la fase acuta. Lo svuotamento viene eseguito in regime ambulatoriale in anestesia locale; lo svuotamento consente di accelerare il processo di guarigione.
In alcuni casi, invero molto rari, la flebite ha la tendenza a risalire lungo la vena safena invadendo le zone più profonde; in queste circostanze può essere consigliabile operare la safena all’inguine allo scopo di fermare l’avanzata del coagulo.
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