L’esofagite è un processo di tipo infiammatorio che colpisce la parete esofagea. Il termine esofagite viene utilizzato frequentemente in modo estensivo per indicare oltre alle infiammazioni di varia origine (allergica, batterica e virale) anche le lesioni provocate da agenti caustici, da radiazioni, da corpi estranei e infine l’esofagite peptica, una delle forme di esofagite di più comune riscontro e dovuta al contatto dei succhi gastrici con la mucosa esofagea; tale contatto avviene o per un difettoso funzionamento del cardias (l’orifizio di sbocco dell’esofago nello stomaco, una specie di “valvola” che ha il compito di impedire il passaggio del contenuto dello stomaco nell’esofago) oppure per la presenza in esofago di mucosa gastrica ectopica secernente materiale peptico.
Le cause dell’esofagite
Le cause possono essere le più svariate (infezioni, radiazioni, avvelenamento, abuso di sostanze che provocano irritazione, farmaci ecc.), ma quella principale è sicuramente il reflusso gastroesofageo, una patologia di comune riscontro che molto spesso è associata all’esofagite (40% circa dei casi); si parla in questo caso di esofagite da reflusso gastroesofageo; questa è la forma di esofagite più frequente; è nota, come detto, anche come esofagite peptica o, più genericamente, come malattia da reflusso gastroesofageo o MRGE (in alcuni testi la troviamo indicata con l’acronimo GERD, acronimo dei termini inglesi Gastroesophageal Reflux Disease); vista la sua importanza abbiamo dedicato a questa patologia un’ampia descrizione nel nostro articolo Reflusso gastroesofageo.
Talvolta l’esofagite vede come protagonisti gli eosinofili, una tipologia di globuli bianchi; in questo caso si parla di esofagite eosinofila; presumibilmente le cause sono da ricercarsi in allergie di tipo alimentare o respiratorio (elevate concentrazioni di eosinofili nel tessuto esofageo sono legate allo stato infiammatorio dovuto a queste condizioni). L’esofagite eosinofila è caratterizzata da un’alternanza di momenti in cui la patologia si acutizza e altri in cui si ha una remissione clinica.
Altre volte l’esofagite può avere origine iatrogena (si parla appunto di esofagite iatrogeno o di esofagite da farmaci); sono infatti molti i farmaci che possono causare esofagite, fra essi ricordiamo i farmaci antinfiammatori non steroidei come per esempio l’ibuprofene, il naprossene o l’acido acetilsalicilico (Aspirina), alcuni tipi di antibiotici (per esempio la doxiciclina e la tetraciclina), certi farmaci utilizzati nel trattamento dell’osteoporosi (i bifosfonati) e il cloruro di potassio (un farmaco che viene utilizzato per trattare le deficienze di potassio).
L’esofagite può avere anche cause di tipo infettivo (esofagite infettiva); colpisce generalmente i soggetti le cui difese immunitarie risultano essere debilitate (i cosiddetti soggetti immunocompromessi); gli agenti infettivi possono essere batteri, funghi o virus. Spesso l’esofagite infettiva è provocata dalla presenza di un’infezione da Candida. In alcuni casi questa forma di esofagite colpisce coloro che sono costretti a utilizzi prolungati di farmaci antibiotici nonché i soggetti affetti da diabete mellito.
I fattori di rischio
L’esofagite riconosce diversi fattori di rischio che variano in base alla sua tipologia.
Nell’esofagite da reflusso, un regime dietetico poco equilibrato e disordinato può aumentare le possibilità di contrarre la patologia. Per approfondimenti e alcuni consigli per la prevenzione si consultino i nostri articoli Dieta per il reflusso gastroesofageo e Stile di vita.
Nelle esofagiti eosinofile il fattore di rischio principale è rappresentato dalla familiarità.
Per quanto riguarda le esofagiti iatrogene, i fattori di rischio sono rappresentanti dall’assumere medicinali sotto forma di pillole senza accompagnare queste ultime con la giusta quantità di acqua oppure dall’assumerle poco prima del riposo notturno. Chi è costretto, per ragioni di salute, a prolungate assunzioni di farmaci dovrebbe prendere in considerazione, previa consultazione medica, la possibilità di ricorrere a farmaci gastroprotettori (noti anche come inibitori della pompa protonica) come omeprazolo, esomeprazolo, lansoprazolo, rabeprazolo, pantoprazolo ecc.
Nelle esofagiti infettive i fattori di rischio principali sono la sindrome da immunodeficienza acquisita, il sottoporsi a trattamenti radio- o chemioterapici, le patologie a carico del sistema immunitario e l’assunzione di farmaci che sopprimono le difese immunitarie (per esempio i medicinali che devono essere assunti dopo aver subito un trapianto di organo).
Esofagite – Sintomi
Molti sono i sintomi che caratterizzano l’esofagite; fra quelli più frequenti si ricordano i seguenti:
- disfagia (difficoltà a deglutire)
- odinofagia (sensazione di dolore mentre si deglutisce)
- sensazione che gli alimenti assunti facciano fatica a scendere lungo l’esofago
- dolori toracici retrosternali
- dolori allo stomaco
- perdita dell’appetito
- nausea
- rigurgiti di saliva
- vomito.
Talvolta questi sintomi, o comunque alcuni di essi, sono presenti anche se non esiste danno esofageo; si parla in questo caso di ipersensibilità esofagea.
Complicanze
L’esofagite è una patologia che non è scevra da complicanze; se non si interviene prontamente e in modo adeguato, il processo infiammatorio può cronicizzarsi dando luogo ad alterazioni strutturali dell’esofago; tipici esempi sono la stenosi esofagea (una riduzione del lume dell’esofago) e la crescita di porzioni tissutali a livello della mucosa e della sottomucosa esofagea.
Una seria complicanza dell’esofagite è l’esofago di Barrett (anche epitelio di Barrett), una condizione per la quale il rivestimento mucoso esofageo si trasforma strutturalmente per reagire alla continua azione acida cui è sottoposto. Tale trasformazione è considerata come condizione precancerosa. La presenza dell’esofago di Barrett aumenta notevolmente (da 30 a 150 volte) il rischio di sviluppare una neoplasia a carico dell’esofago.
Diagnosi
Le condizioni della mucosa esofagea possono essere indagate con vari mezzi. Alcune volte si ricorre all’esame radiografico al bario, ma l’esame per eccellenza in caso di sospetta esofagite è l’esofagogastroduodenoscopia (EGDS), una tecnica diagnostica che permette di evidenziare la presenza di danni a carico della mucosa e fornire indizi sui fattori eziologici.
Un altro esame che può essere prescritto è la pH-metria delle 24 ore; valori di pH <4 per un periodo di tempo superiore al 5% della registrazione sono considerati patologici. Per quanto utile, la pH-metria non è in grado di fornire la certezza diagnostica.
Nel caso si sospetti un’esofagite eosinofila si dovranno eseguire biopsie multiple (almeno cinque) sia della regione distale sia di quella prossimale dell’esofago.
Test di Bernstein – Il test di Bernstein è un esame che viene effettuato in particolari casi. Tale test consente di verificare se il reflusso acido è all’origine del dolore. Viene eseguito instillando nell’esofago, attraverso il sondino naso-gastrico, una sostanza salina isotonica alternata a una soluzione acida a base di acido cloridrico.

Molti sono i sintomi che caratterizzano l’esofagite: disfagia, odinofagia, sensazione che gli alimenti assunti facciano fatica a scendere lungo l’esofago, dolori toracici retrosternali, dolori allo stomaco, perdita dell’appetito, nausea, rigurgiti di saliva, vomito.
Cura dell’esofagite
La cura varia ovviamente in relazione alla forma di tale patologia e alle cause scatenanti la malattia. Attraverso la cura si tenterà, in prima battuta, di migliorare il quadro sintomatologico, di prevenire le eventuali complicanze e infine, ove ve ne sia la possibilità, di risolvere il problema alla radice.
Nell’esofagite da reflusso il trattamento passa obbligatoriamente da un miglioramento del proprio stile di vita, sia adottando un regime dietetico equilibrato sia adottando uno stile di vita sano. Se il medico curante lo ritiene opportuno, all’inizio si potrà ricorrere all’aiuto di farmaci per diminuire l’acidità gastrica (i già citati inibitori della pompa protonica, più noti come farmaci gastroprotettori). Più raramente si è costretti a ricorrere alla chirurgia effettuando una plastica antireflusso (tecnica di Nissen-Rossetti o tecnica di Dor).
Nelle esofagiti eosinofile si ricorre all’assunzione di farmaci steroidei allo scopo di diminuire il processo infiammatorio provocato dalle reazioni allergiche; il problema principale legato alle terapie steroidee è la possibilità di pesanti effetti collaterali. Un altro tipo di intervento è quello della dieta a esclusione con la quale si escludono determinate categorie di cibi attenendosi a un criterio di rotazione; viene osservato l’andamento sintomatologico; se i sintomi scompaiono e poi tornano nuovamente quando si reintroduce una determinata categoria alimentare, con tutta probabilità la patologia è legata a tale categoria.
Nel caso di esofagite da farmaci (iatrogena) si dovrà, se possibile, sospendere il trattamento ricorrendo a farmaci diversi in cui il rischio di esofagite sia meno probabile. Altri accorgimenti sono quelli di assumere i farmaci ingerendo la giusta quantità di acqua; l’assunzione poi dovrebbe essere fatta almeno un’ora prima del riposo notturno. Le esofagiti infettive, essendo conseguenti a determinate infezioni, vengono trattate con farmaci in grado di combattere adeguatamente l’agente patogeno che le ha provocate.
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