L’ernia inguinale è una forma di ernia addominale (ricordiamo che, con il termine ernia, ci si riferisce alla fuoriuscita, parziale o tale, di un viscere nella quale si trova normalmente; in questo caso, dalla porta erniaria situata nella regione inguinale).
L’ernia inguinale è, fra tutte le ernie addominali, quella di maggiore riscontro nella pratica clinica (dal 75 al 90% di tutti casi); la fuoriuscita del viscere può essere più o meno importante; nei casi di maggiore gravità, si manifesta sotto forma di tumefazione più o meno estesa a livello dell’inguine; in alcuni casi, tale tumefazione non è visibile, ma il soggetto avverte nella zona un dolore più o meno intenso.
L’ernia inguinale è una condizione patologica particolarmente frequente, sono soprattutto gli uomini che ne soffrono (rapporto 1:7 – 1:10); questa notevole diversità di frequenza nei sessi è dovuta a ragioni anatomiche.
Il disturbo interessa più comunemente i soggetti adulti (dai 20 ai 60 anni circa), ma anche i bambini e gli anziani possono soffrirne.
L’ernia inguinale può essere congenita; in questo caso si manifesta nel corso dei primi anni dell’infanzia; è dovuta a una mancata occlusione del dotto peritoneo-vaginale.
Quando è acquisita, invece, è espressione di un graduale e progressivo indebolimento dei muscoli addominali che si trovano in prossimità dell’inguine; il cedimento muscolare è favorito da diversi fattori quali sovrappeso, obesità, gravidanza, malattie del metabolismo, sforzi eccessivi.
Le statistiche ci dicono che, generalmente, l’ernia inguinale si sviluppa dalla parte destra (ernia inguinale monolaterale), ma non sono affatto infrequenti casi in cui l’insorgenza è bilaterale.
Uno dei problemi legati alla presenza di ernia inguinale è che si tratta di un disturbo che non può andare incontro a regressione spontanea e purtroppo non esiste nemmeno una terapia farmacologica in grado di guarire tale problematica. In sostanza, un’ernia inguinale può essere risolta, come vedremo, soltanto ricorrendo alla chirurgia; quando questa, per determinate motivazioni, è controindicata non rimane che ricorrere al trattamento conservativo; un tempo veniva consigliato un apparecchio noto come “cinto erniario”, oggi sconsigliato dalla gran parte dei medici perché un suo uso prolungato può portare a peggiorare la situazione; oggi si ricorre all’impiego di apposite mutande elastiche, ma il consiglio di moltissimi autori è quello di non trascinare a lungo la situazione e affrontare l’intervento chirurgico il prima possibile, il modo migliore di evitare eventuali, sempre possibili, fastidiose complicazioni.
Va precisato, peraltro, che l’operazione chirurgica per l’ernia inguinale è ormai diventata un intervento di routine (secondo alcune fonti è l’operazione chirurgica più effettuata in assoluto) eseguito, salvo casi particolari, in regime di day hospital, solitamente in anestesia locale. Il periodo di convalescenza è piuttosto breve.

Uno dei problemi legati alla presenza di ernia inguinale è che si tratta di un disturbo che non può andare incontro a regressione spontanea.
Ernia inguinale – Sintomi
L’ernia inguinale è caratterizzata da un gran numero di sintomi; di seguito riportiamo quelli più caratteristici:
- presenza di una massa a livello inguinale spesso associata a tumefazione
- bruciore inguinale più o meno intenso
- dolore inguinale (generalmente accentuato dalla palpazione)
- dolore ai testicoli e allo scroto (che può estendersi alla gamba)
- senso di fastidio al testicolo.
Vi sono poi altri sintomi che il soggetto non collega alla presenza di ernia inguinale, ma che, invece, a essa sono conseguenti:
- stitichezza
- dolore addominale
- gonfiore addominale
- nausea
- vomito.
Questi sintomi possono essere spia del fatto che l’intestino può essersi impegnato nel sacco erniario e che, conseguentemente, il transito inguinale risulta ostacolato.
In molti casi, i sintomi possono essere alleviati con il riposo; in particolar modo è consigliabile sdraiarsi ricercando una posizione molto comoda; il dolore può insorgere di nuovo una volta che ci si alza o si assume una posizione meno comoda.
Il dolore – L’ernia inguinale può essere più o meno dolorosa; l’intensità del dolore dipende sostanzialmente dalla zona che viene compressa; se questa è una zona ricca di terminazioni nervose, il dolore avvertito potrà essere particolarmente intenso.
Complicazioni – L’ernia inguinale non è un disturbo scevro da complicazioni più o meno gravi; le principali sono incarceramento e infiammazione del sacco erniario e/o del contenuto dell’ernia (l’incarceramento dà luogo a una sensazione di peso localizzato, mentre l’infiammazione provoca dolori localizzati a livello del sacco erniario) e strozzamento.
Lo strozzamento è una complicazione decisamente grave dell’ernia inguinale; avviene quando il viscere viene strozzato dalle strutture legamentose e muscolari addominali oppure da una stenosi della porta erniaria. Le ernie strozzate richiedono un tempestivo intervento chirurgico.
Ernia inguinale – Intervento chirurgico
L’intervento chirurgico per la risoluzione dell’ernia inguinale è una delle più frequenti operazioni di chirurgia.
Gli approcci sono sostanzialmente di due tipi:
- intervento chirurgico a cielo aperto (open)
- tecniche mini-invasive senza incisione chirurgica.
Analizziamo le principali differenze fra questi approcci.
L’intervento chirurgico a cielo aperto per un’ernia inguinale ha una durata variabile fra i 45 e i 50 minuti circa.
A seconda dei casi, può essere effettuato in anestesia locale, spinale o generale. Nei primi due casi, il paziente rimarrà sveglio per tutto il tempo dell’operazione, mentre nel caso di anestesia generale sarà in stato di totale incoscienza.
La procedura prevede un’incisione di circa 10 cm nella zona dove l’ernia ha fatto la sua comparsa; il chirurgo provvederà quindi a ricollocare nella giusta sede il viscere fuoriuscito; verrà quindi applicata una rete metallica nel punto in cui la parete addominale ha ceduto; il posizionamento della rete serve a impedire una nuova fuoriuscita del viscere. Una volta posizionata la rete, il chirurgo richiuderà la ferita chirurgica applicando i punti di sutura necessari (in genere si utilizzano punti riassorbili, vale a dire che cadranno spontaneamente quando la ferita chirurgica si sarà del tutto rimarginata).
Nel caso in cui si sia di fronte a un’ernia inguinale strozzata, è necessario rimuovere la parte di intestino necrotizzata e ricongiungere le estremità separate. Il post-operatorio, nel caso di ernia inguinale strozzata, prevede di norma un ricovero ospedaliero di 5 giorni circa.
Un intervento chirurgico a cielo aperto prevede un periodo di convalescenza più o meno lungo.
La convalescenza è invece decisamente più breve quando si ricorre alle più moderne tecniche mini-invasive; quelle che attualmente sono considerate come le più evolute sono la TAPP (ernioplastica inguinale videolaparoscopica) e la Robotic TAPP (R-TAPP).
TAPP e R-TAPP sono due tecniche che consistono nell’inserire una rete più morbida per la riparazione del tessuto; il riposizionamento del viscere viene effettuato tramite accessi millimetrici grazie alla guida di una fibra ottica oppure di un robot.
Di fatto, viene evitata classica ferita chirurgica di 8-10 cm che caratterizza l’intervento di ernia inguinale a cielo aperto.
La ripresa delle attività quotidiane avverrà molto più rapidamente rispetto a quanto si verifica nel caso di intervento tradizionale. Uno dei vantaggi degli interventi mini-invasivi è costituito dal fatto che, in caso di recidiva di ernia inguinale, la possibilità di complicazioni operatorie sarà decisamente inferiore.
Altro vantaggio delle tecniche mini-invasive è la riduzione del dolore post-operatorio.
Secondo vari autori, non corrisponde a verità il fatto che le operazioni di ernia inguinale effettuate con le tecniche mini-invasive siano più soggette a recidive, affermano anzi il contrario.
Gli interventi mini-invasivi hanno una durata generalmente un po’ più lunga di quelli open (circa 10 minuti in più).
Da quanto ci risulta, a differenza dell’intervento a cielo aperto, le operazioni di ernia inguinale con tecniche mini-invasive non sono eseguibili in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale e, conseguentemente, i costi, invero piuttosto elevati, sono a carico del paziente.
Ernia inguinale – Convalescenza
Si deve premettere che le indicazioni relative alla convalescenza dopo un intervento di ernia inguinale sono un compito specifico del chirurgo che ha effettuato l’intervento; in linea di massima non viene permesso di praticare attività sportive per circa 4 settimane; la guida dell’automobile può essere ripresa dopo circa 2-3 giorni; secondo alcuni autori, nel caso di interventi mini-invasivi, si potrebbe riprendere a guidare praticamente fin da subito. È comunque consigliabile un po’ di prudenza.
Per quanto concerne le attività lavorative, la ripresa dipende ovviamente dal tipo di lavoro; la ripresa di un lavoro di ufficio può avvenire nel giro di una-due settimane; lavori più pesanti richiedono tempi di attesa un po’ più lunghi (3-4 settimane circa).
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