Con ernia addominale si fa riferimento alla fuoriuscita, che può essere parziale o totale, di un viscere dalla cavità addominale nella quale si trova normalmente.
L’ernia addominale può farsi strada attraverso tre meccanismi: la persistenza dopo la nascita di un orifizio embrionale, l’indebolimento della parete addominale oppure una lesione della parete per trauma o per intervento chirurgico; quale che sia il meccanismo in gioco, la parete addominale non è più in grado di contenere appropriatamente in sede il viscere.
Le ernie addominali sono ernie esterne; esse infatti si infiltrano tra le strutture che compongono la parete addominale e si dirigono verso l’esterno diventando evidenti; sono quindi diverse dalle cosiddette ernie interne nelle quali lo spostamento avviene all’interno del corpo (tipiche ernie interne sono le ernie del disco, le ernie diaframmatiche, le ernie cerebrali e quelle cerebellari).
Cause dell’ernia addominale
Con riguardo alle cause, le ernie addominali possono essere suddivise in due grandi categorie: ernie congenite ed ernie acquisite.
Le ernie addominali congenite si formano in seguito all’arresto dello sviluppo di una porzione della parete addominale; rientrano fra le ernie addominali congenite tre tipologie di ernia:
- ernia ombelicale
- ernia inguinale
- ernia criptorchidea.
Le ernie addominali acquisite invece sono di due tipi:
- ernia da debolezza (tipica dei soggetti anziani)
- ernia da sforzo (tipica degli adulti).
Le zone principalmente interessate dalle ernie addominali sono regione inguinale (75% dei casi), regione crurale (15% dei casi) e regione ombelicale e linea alba (8%); il restante 2% dei casi è relativo ad altre zone (regione ischiatica, regione perineale ecc.).
Sempre riguardo ai meccanismi patogenetici si possono distinguere fattori predisponenti e fattori determinanti l’erniazione addominale.
Tra i fattori predisponenti vanno citati malformazioni congenite (persistenza del dotto peritoneo-vaginale), gravidanza, fattori ereditari (debolezza della parete addominale), dimagramento rapido, sovrappeso, sesso (il 90% delle ernie inguinali interessa soggetti di sesso maschile, mentre l’85% delle ernie crurali colpisce soggetti di sesso femminile), età (nei bambini il problema è determinato da una deformazione, nell’adulto da uno sforzo e nell’anziano dalla debolezza della parete addominale).
Tra i fattori determinanti vanno invece citati gli sforzi (aumento della pressione endoaddominale), traumi a carico della parete addominale e insufficienza respiratoria cronica.
Per quanto esistano diverse tipologie di ernia addominale, tutte quante hanno in comune alcune caratteristiche, ovvero la porta erniaria (il varco da cui il viscere fa la sua fuoriuscita), il sacco (è un’ansa estroflessa della membrana che riveste gli organi addominali, il peritoneo) e il contenuto dell’ernia addominale (l’organo o la porzione di esso che si è spostato dalla sua posizione originaria).
Ernia inguinale
L’ernia addominale inguinale è, fra tutte le ernie addominali, quella che viene riscontrata con maggiore frequenza (75% dei casi); ne sono interessati generalmente soggetti adulti (dai 20 ai 60 anni circa), ma anche bambini e anziani non ne sono esenti.
L’ernia addominale inguinale interessa soprattutto i soggetti di sesso maschile; può essere congenita e si manifesta nel corso della prima infanzia; è dovuta a una mancata occlusione del dotto peritoneo-vaginale.
Un’ernia addominale acquisita è invece espressione di un graduale indebolimento dei muscoli dell’addome che si trovano in prossimità dell’inguine; il cedimento è favorito da diversi fattori quali sovrappeso, gravidanza, malattie del metabolismo, sforzi eccessivi.
L’ernia inguinale può essere più o meno dolorosa; l’intensità del dolore dipende sostanzialmente dalla zona che viene compressa; se questa è una zona ricca di terminazioni nervose, il dolore avvertito potrà essere particolarmente intenso; le ernie inguinali non sono scevre da complicazioni più o meno gravi quali incarceramento e infiammazione del sacco erniario e/o del contenuto dell’ernia (l’incarceramento dà luogo a una sensazione di peso localizzato, mentre l’infiammazione provoca dolori localizzati a livello del sacco erniario) e strozzamento.
Lo strozzamento è una complicazione decisamente grave; avviene quando il viscere viene strozzato dalle strutture legamentose e muscolari addominali oppure da una stenosi della porta erniaria. Le ernie addominali strozzate richiedono un tempestivo intervento chirurgico. Per approfondire l’argomento si consulti l’articolo Ernia inguinale.
Ernia ombelicale
L’ernia addominale ombelicale è un’ernia che si forma in corrispondenza della cicatrice dell’ombelico; è tipica dei bambini, ma non ne sono esenti né adulti né gli anziani. Se ne possono distinguere quattro varianti: ernia ombelicale embrionale (molte volte risulta incompatibile con la vita del nascituro), ernia ombelicale fetale (di norma fa la sua comparsa dopo il terzo mese di gestazione), ernia ombelicale neonatale (comunissima; tende a risolversi in modo spontaneo nel giro di pochi mesi) ed ernia ombelicale dell’adulto (una condizione piuttosto rara che richiede uno specifico intervento chirurgico per evitare il rischio di complicanze severe quali incarceramento e strozzatura).
Nei bambini, l’ernia addominale ombelicale è dovuta a un difetto di chiusura delle pareti dell’addome dopo la caduta del cordone ombelicale; più raramente, sempre nei bambini, può essere determinata da disturbi metabolici del collagene, da ipotiroidismo, da sindrome di Down ecc.
Negli adulti l’ernia ombelicale è legata a un aumento della pressione endoaddominale legato a patologie (ascite, cirrosi, tumori), gravidanza o sforzi di notevole intensità.
I sintomi e i segni dell’ernia addominale ombelicale sono il dolore, il gonfiore e il bruciore circoscritto; la dolenzia può intensificarsi quando il soggetto tossisce o starnutisce.
Ernia addominale crurale
L’ernia addominale crurale (anche ernia addominale femorale) è una forma di ernia addominale che si riscontra più frequentemente nelle donne adulte; la tipica tumefazione che caratterizza l’ernia è localizzata più in basso rispetto alla piega dell’inguine, in una zona che viene appunto detta regione crurale; si tratta di un’area nella quale la parete addominale è, per ragioni anatomiche, caratterizzata da una debolezza costituzionale.
Le ernie crurali sono spesso molto dolorose; la porta erniaria, infatti, è spesso di dimensioni piuttosto piccole ed è circondata da strutture abbastanza rigide che tendono a comprimere il contenuto dell’ernia.
Questa tipologia di ernia, più frequentemente di quanto non accada con l’ernia inguinale, va incontro a complicanze (incarceramento e strozzamento). Può però essere anche asintomatica ed essere notata soltanto perché il soggetto si avvede della comparsa di una tumefazione sotto l’inguine che tende a ingrandirsi nel caso in cui si effettuino manovre che provocano un aumento della pressione endoaddominale (sforzi fisici, starnuti o colpi di tosse); in alcuni casi il dolore si manifesta a livello della radice della coscia quando si staziona in posizione eretta. Le ernie crurali possono essere trattate soltanto tramite chirurgia.
Cura dell’ernia addominale
Per l’ernia addominale l’unica cura veramente efficace è l’intervento chirurgico. Le altre tecniche conservative (manipolazioni, bendaggi, fasciature, fasce elastiche) che mirano a far rientrare l’ernia e a renderla meno mobile possibile, sono soluzioni temporanee difficilmente gestibili a lungo termine. Una volta appurata la presenza di un’ernia addominale, occorre evitare di sollevare e trascinare pesi, sollecitando il meno possibile la muscolatura nella sede interessata.
La tecnica chirurgica si è perfezionata nel tempo, fino ad arrivare all’applicazione di moderne protesi biocompatibili (piccole reti) su misura per riparare la parete che ha ceduto.
L’intervento può prevedere la sutura sui muscoli dell’addome oppure, per eliminare il dolore e il fastidio delle trazioni dei punti interni, può sfruttare la spinta dall’interno dell’addome che finisce per incorporare la protesi nella sua parete.
Una tecnica ibrida (tecnica di Valenti) è stata messa a punto dal 1992 da ricercatori italiani: essa prevede l’uso di due reti, una posizionata verticalmente e una orizzontalmente e suturate solo lungo un lato, mentre dall’altro sono lasciate libere. Questa tecnica consente alle reti di meglio adattarsi in base alla conformazione dell’ernia, minimizza le recidive e migliora i tempi di recupero e il confort del paziente.
Con la tecnica laparoscopica invece si introduce la rete arrotolata attraverso piccole incisioni; essa viene distesa all’interno della cavità con l’aiuto di sonde con micro telecamera, e fissata con punti metallici. Quest’ultima tecnica, meno invasiva, è però più soggetta a recidive e viene usata solo in casi particolari di ernia bilaterale o nel caso di ernie precedentemente trattate chirurgicamente con intervento tradizionale o per chi pratica sport.
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