L’erisipela è una patologia infiammatoria a carattere acuto che interessa la pelle con coinvolgimento del derma, degli strati superficiali dell’ipoderma e dei vasi linfatici. Per quanto il disturbo possa interessare persone di ogni età, sono soprattutto i bambini (lattanti e infanti) e gli anziani i soggetti maggiormente interessati da questa patologia.
L’erisipela non è una patologia di frequente riscontro e, attualmente, non è considerata una malattia particolarmente grave (è facilmente trattabile); non era così però in passato, quando il tasso di mortalità in coloro che contraevano la malattia era prossimo al 100%; peraltro il problema era aggravato dal fatto che la patologia è caratterizzata da una notevole facilità nel propagarsi.
Esistono varie forme della patologia; la forma classica è l’erisipela eritematosa; altre forme, invero meno frequenti, sono l’erisipela ecchimotica, la flittenulare, la suppurativa (detta anche pustolosa), la flemmonosa e l’erisipela cancrenosa.
A seconda delle modalità di diffusione si distingue la patologia in erisipela migrante, universale, serpiginosa ed erratica.
Erisipela – Cause
Si ritiene che i principali responsabili dell’erisipela siano gli streptococchi beta-emolitici del gruppo A, ma in alcuni casi sono stati isolati anche lo stafilococco aureo e altri microrganismi meno comuni.
I punti di ingresso dei batteri responsabili della patologia possono essere rappresentati da piccole lesioni cutanee quali ferite, graffi, punture d’insetto, infezioni micotiche (fungine) ecc.
L’esordio della patologia e la sua eventuale degenerazione possono essere favoriti da diversi fattori di rischio, fra questi vanno ricordati diabete mellito, ferite di vario genere, insufficienza venosa profonda, linfedema a livello degli arti inferiori, obesità, piede d’atleta, punture d’insetto ecc.
Erisipela – Sintomi e segni
L’erisipela ha la tendenza a diffondersi in alcune zone peculiari, in primis braccia, gambe e volto; generalmente la malattia fa il suo esordio in modo improvviso con febbre elevata (ma in alcuni casi si registra solo febbricola), brividi, sensazione di freddo e malessere generale; sulla cute fanno la loro comparsa delle macchie eritematose lievemente rilevate con margini piuttosto netti; la superficie cutanea della zona interessata dalla patologia appare lucida, liscia e tesa; al tatto si apprezza un certo calore e il soggetto può avvertire dolenzia alla pressopalpazione.
In alcuni casi si osserva la presenza di bolle, vescicole e pustole. Quando i microrganismi responsabili del processo infiammatorio raggiungono i vasi linfatici si possono registrare infiammazione ed essudazione; vengono quindi intaccate le ghiandole linfatiche circostanti.
Nei casi più gravi, le zone cutanee interessate dalla malattia possono andare incontro a necrosi e si può assistere alla formazione di bolle pruriginose.
Raramente si verificano complicanze, ma il rischio che ciò accada non è da considerarsi nullo. In alcuni casi la patologia può evolvere in ascessi, fascite necrotizzante, elefantiasi, endocardite, glomerulonefrite, polmonite e setticemia.
Diagnosi
La diagnosi di erisipela è essenzialmente clinica; spesso non risulta facile isolare l’agente patogeno responsabile del problema; a tale scopo può essere utile l’esecuzione di un’emocoltura. Nel caso di erisipela del viso, la diagnosi differenziale si pone con herpes zoster, edema angioneurotico e dermatite da contatto; l’erisipela degli arti inferiori o superiori va invece distinta da rare forme erisipeloidi.
In alcuni casi, c’è il rischio di confondere un carcinoma infiammatorio della mammella con erisipela. Nei casi dubbi può essere risolutiva l’esecuzione di una biopsia.

Si ritiene che i principali responsabili dell’erisipela siano gli streptococchi beta-emolitici del gruppo A, ma in alcuni casi sono stati isolati anche lo stafilococco aureo e altri microrganismi meno comuni.
Erisipela – Terapia
Il trattamento consiste generalmente nella somministrazione di antibiotici; una volta isolato il ceppo batterico responsabile della malattia, vengono prescritti specifici farmaci (di norma si tratta di cefalosporine o macrolidi).
Non vanno assolutamente somministrati farmaci antinfiammatori non steroidei (i cosiddetti FANS), in quanto c’è il forte sospetto che possano favorire l’evoluzione della patologia in forme più gravi.
Se non vi sono complicazioni, una volta iniziata la terapia i miglioramenti sono visibili nel giro di poco tempo. Le recidive sono un’evenienza di cui si deve tenere conto e in diversi casi vengono prescritti farmaci per la profilassi.
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