L’epatite è una malattia infiammatoria del fegato, ovvero della ghiandola più grossa del corpo umano. Provocata da un agente virale, in realtà sotto questo nome si distinguono vari tipi di epatite (A, B, C, D ed E) di differenti caratteristiche e pericolosità. Tutte le forme di epatite virale, a eccezione delle forme A ed E (in cui il contagio avviene per via oro-fecale), si trasmettono con il contatto con sangue infetto (trasfusioni, scambio di siringhe, tatuaggi, scarsa igiene ospedaliera o negli studi dentistici), con la saliva o altre secrezioni biologiche o mediante rapporti sessuali non protetti con individui portatori del virus. In Italia, il 3-4% della popolazione è portatore sano del virus di epatite, di cui alcune forme possono evolvere verso malattie molto gravi che portano alla morte (cirrosi epatica, tumori al fegato).
Dopo una fase variabile, ma piuttosto lunga di incubazione, l’epatite si manifesta con inappetenza, disturbi digestivi, malessere, spesso febbre, senso di peso all’addome e ittero, ovvero la caratteristica colorazione giallastra della cute. Nelle forme a evoluzione rapida e benigna l’epatite virale guarisce in venti giorni, ma nella maggior parte dei casi il decorso si aggira sui due o tre mesi.
Epatite A
L’epatite A (nota anche come epatite alimentare, perché si contrae anche con l’ingestione di alimenti infetti) è una delle forme benigne della malattia in quanto con la somministrazione tempestiva di immunoglobuline si ha generalmente una guarigione completa. Inoltre il virus viene inattivato dalla bollitura in acqua, dall’immersione in formalina per tempi prolungati e dai raggi ultravioletti. Questa forma è trattata esaustivamente in articolo a parte.
Epatite B
L’epatite B (nota un tempo anche come epatite da siero) è la forma più diffusa al mondo e la sua evoluzione può portare alla guarigione o alla cronicizzazione, con conseguente danno irreversibile al fegato (cirrosi epatica). Il virus HBV (se ne conoscono diversi sottotipi e in Italia sono molto comuni le forme mutate) è reso inattivo dal calore, dalla candeggina e dalla formaldeide. È presente nei liquidi corporei (sangue, saliva, sperma e secrezioni vaginali). Il contagio avviene attraverso il sangue infetto (siringhe, strumenti chirurgici, tatuaggi, piercing ecc.).
La misura più efficace è sicuramente la prevenzione, basata sull’igiene ambientale e personale. L’Italia è il primo Paese al mondo ad aver messo in atto una strategia su larga scala, a partire dal 1991 con la vaccinazione obbligatoria per i nuovi nati e i dodicenni, raggiungendo un tasso di copertura attorno al 99% al Nord, al 98% al Centro e al 78% al Sud. Questa forma è trattata esaustivamente in un articolo a parte.
Epatite C
L’epatite C è spesso asintomatica, in quanto l’ammalato può lamentare solo stanchezza e un calo di peso (per questo è detta epatite silenziosa). A differenza di quanto accade con la forma B, il contagio tramite rapporti sessuali è meno probabile, ma evolve più facilmente verso la forma cronica. Il virus è inattivato dal calore e da alcuni solventi chimici. Secondo recenti ricerche italiane, per migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti dalla malattia può risultare utile la somministrazione di vitamine antiossidanti (vitamina A e vitamina E). Dopo che il soggetto è entrato in contatto con il virus HCV tramite il sangue infetto, nel 60% circa dei casi il virus si insedia nelle cellule epatiche; la successiva evoluzione in cirrosi epatica avviene in un periodo di 20-30 anni. È disponibile una terapia “eradicativa”. Questa forma è trattata esaustivamente in un articolo a parte.
Epatite D
Il virus dell’epatite D (HDV, Hepatitis Delta Virus), nota anche come epatite delta, è un virus difettivo, ha infatti bisogno della contemporanea presenza del virus HBV per essere in grado di riprodursi. Da ciò si evince che chi è protetto dal virus HBV non può contrarre un’epatite D.
Strutturalmente il virus HDV è un piccolo virus a RNA circolare con una proteina strutturale nota come antigene delta.
Le modalità di infezione da virus HDV sono due: la co-infezione delta e la super-infezione delta. Si parla di co-infezione delta nel caso in cui la trasmissione dei virus delle epatiti B e D sia contemporanea; si parla invece di super-infezione delta quando un portatore cronico di epatite B contrae la D.
Generalmente la patologia fa la sua comparsa sotto forma di epatite acuta. Il grado di gravità della patologia dipende da un eventuale pregresso danno epatico.
Le infezioni da virus delta hanno la tendenza a cronicizzare; ciò avviene infatti in circa 90 casi su 100.
La sintomatologia della malattia è molto simile a quella dell’epatite B, anche se i fastidi e le complicanze sono generalmente di grado superiore. In particolare aumenta il rischio di sviluppo di cirrosi epatica.
La diagnosi si avvale di marker diretti quali l’HDV-RNA (PCR) o di marker indiretti quali gli anticorpi anti-HDV. Gli anticorpi anti-HDV di classe IgM sono presenti in corso di infezione attiva; gli anticorpi totali sono invece essenzialmente IgG; se questi ultimi sono presenti in assenza di IgM siamo in presenza di una pregressa infezione. Può quindi essere consigliabile, nel caso di sospetta infezione, determinare la presenza di anticorpi anti-HDV di classe IgM. Se vi è la contemporanea positività di anticorpi anti-HDV di classe IgM e anticorpi anti-HBc di classe IgM siamo in presenza di una co-infezione. Se si ha positività agli anticorpi anti-HDV di classe IgM, ma negatività per anticorpi anti-HBc di classe IgM, siamo di fronte a una super-infezione. Se si ha positività per anticorpi anti-HDV totali, ma negatività per anticorpi anti-HDV di classe IgM, siamo in presenza di un’infezione pregressa non più attiva.
I fattori di rischio relativi all’epatite D sono, di fatto, sono praticamente quelli citati a proposito della forma B.
Il trattamento non è facile, a tutt’oggi, infatti, non si hanno a disposizione farmaci particolarmente efficaci contro questa patologia; tra l’altro non esiste nemmeno un vaccino.
Epatite E
Il virus dell’epatite E (HEV, Hepatitis E Virus) è un piccolo virus RNA non capsulato a trasmissione oro-fecale (la stessa modalità di trasmissione del virus HAV).
Si tratta di una forma di epatite particolarmente diffusa in Medio Oriente, in Messico e in India. Nel nostro Paese questa forma della malattia viene riscontrata molto raramente. È quindi opportuno adottare tutte le precauzioni possibili quando per lavoro o per turismo ci si reca nelle zone ad alto rischio.
Il periodo di incubazione va da due a nove settimane; la patologia ha una durata media di circa 45 giorni. La sintomatologia è praticamente analoga a quella dell’epatite A. Si tratta di una patologia tendenzialmente autolimitantesi e raramente è necessario intraprendere una terapia o ricorrere al ricovero in una struttura ospedaliera.
Al momento attuale non è disponibile una terapia particolarmente efficace e, conseguentemente, l’intervento più importante è l’adozione di misure preventive.
Indice materie – Medicina – Sintomi – Epatite