L’entesopatia del tendine d’Achille è un processo patologico di natura infiammatoria che interessa l’articolazione del tallone; si tratta di una condizione di notevole interesse nell’ambito della medicina sportiva in quanto si riscontra piuttosto di frequente in chi pratica determinati sport, in particolar modo tra coloro che praticano il running. L’entesopatia del tendine d’Achille è nota anche come entesopatia achillea o come entesite del tendine di Achille. Una precisazione importante: entesopatia è un termine medico che, genericamente, indica un’infiammazione a carico di un’entesi, ovvero di una giunzione osteo-tendinea, vale a dire l’inserzione di un tendine (oppure di un legamento) a un osso. Nel caso dell’entesopatia del tendine d’Achille, il processo infiammatorio si sviluppa nelle in cui si inserisce il tendine di Achille, ovvero sulla parte infero-posteriore del calcagno.
Entesopatia del tendine d’Achille – Cause
Sono diversi i fattori che possono concorrere all’insorgenza di questo processo patologico, da soli o in associazione.
Come detto, l’entesopatia del tendine d’Achille, è una condizione che si riscontra con una certa frequenza in chi pratica il running, uno sport in cui il tendine achilleo è continuamente sollecitato e sottoposto a stress meccanico; in sostanza si tratta di un problema dovuto a microtraumi ripetuti che alla lunga scatenano il processo infiammatorio; alcune problematiche di natura congenita come un’eccessiva pronazione del piede, supinazione ecc. possono accelerare l’insorgenza del problema; altri fattori che possono negativamente combinarsi all’inevitabile stress meccanico legato all’attività di corsa è un tempo di recupero non sufficiente, un eccessivo chilometraggio (a questo proposito si consulti l’articolo Distanza critica) e un peso non atletico (il peso forma in un atleta non ha importanza soltanto per quanto riguarda la prestazione, ma anche per ciò che concerne l’aspetto salutistico dell’attività praticata). Ovviamente, anche tutte le altre attività sportive in cui è presente l’atto della corsa, e in particolare se di per sé a rischio traumi (calcio, rugby ecc.) possono portare all’insorgenza dell’entesopatia; altre attività sportive “a rischio” sono il salto in lungo, il basket e il volley.
Un altro possibile fattore scatenante l’entesopatia achillea è un trauma acuto a carico dell’entesi; un infortunio durante una qualsiasi attività, sportiva e no, come per esempio una distorsione, può contribuire all’insorgenza dell’infiammazione dell’entesi.
Fattori favorenti l’entesopatia del tendine d’Achille sono condizioni anomale che riguardano l’appoggio del piede, ovvero condizioni quali il piede piatto, il piede cavo e il valgismo del calcagno.
Anche l’utilizzo continuo di calzature non adatte può favorire il processo infiammatorio. A questo proposito può risultare utile la lettura dell’articolo Scarpe civili: quali usare?.
L’insorgenza del processo infiammatorio può avere anche cause iatrogene, ovvero legata a una determinata terapia medica; per quanto riguarda il tendine d’Achille, è noto da tempo che cure farmacologiche a base di chinoloni (farmaci comunemente indicati come antibiotici chinolonici anche se, più precisamente, sono molecole che rientrano tra i farmaci chemioterapici) e fluorochinoloni; a questo proposito si rimanda per i dettagli all’articolo Antibiotici e tendiniti. Anche ripetute infiltrazioni con farmaci corticosteroidei può incrementare il rischio di sviluppare una problematica tendinea.
Il rischio di sviluppare un’entesopatia del tendine d’Achille risulta aumentato nel caso di soggetti affetti malattie sistemiche o metaboliche quali artrite psoriasica, artrite reumatoide, diabete, gotta (disturbo causato da iperuricemia), ipercolesterolemia, spondiloartrite anchilosante.
Si ricorda inoltre che il sovrappeso è un fattore predisponente di una certa importanza, in particolar modo per coloro che, per motivazioni sportive o lavorative, sollecitano più di altri l’articolazione del tallone.
Sintomi e segni
Il sintomo caratterizzante l’entesopatia del tendine d’Achille è un dolore, generalmente piuttosto fastidioso, che interessa la zona posteriore del calcagno; la sensazione dolorosa insorge o può essere esacerbata quando si effettuano movimenti che necessitano dell’uso della parte infiammata. Il dolore può altresì essere avvertito alla pressopalpazione della zona interessata; alla sensazione dolorosa si associa anche una riduzione della forza.
A seconda dell’importanza del coinvolgimento della guaina che riveste il tendine, si possono riscontrare anche gonfiore e calore al tatto. Decisamente poco frequente, ma comunque possibile, un arrossamento cutaneo della regione interessata.
Il dolore può essere lieve, ma continuo; in altri casi non è presente se non quando si effettuano determinati movimenti.
Il dolore presente a riposo non è un buon segno perché in genere indica che la malattia è in una fase piuttosto avanzata; con il passare del tempo, se non adeguatamente trattata, la patologia può portare a una notevole compromissione dell’articolazione; ne consegue che determinati movimenti, anche i più banali, come quelli di allacciarsi o infilare le scarpe oppure salire le scale possono risultare complicati e/o molto dolorosi.
Diagnosi
La diagnosi si basa sull’esame clinico del piede (palpazione, mobilizzazione dell’articolazione, osservazione della deformità dell’articolazione ecc.).
Per la conferma diagnostica ci si affida agli esami di imaging quali ecografia e radiografia; ove il curante lo reputi necessario si possono effettuare esami più approfonditi quali RMN o TAC.
Entesopatia del tendine d’Achille – Cura
La cura dell’entesopatia del tendine di Achille dipende dalla serietà del processo infiammatorio.
Per i casi di lieve entità è possibile che il problema si risolva in tempi abbastanza brevi osservando un congruo periodo di riposo dell’articolazione associato a crioterapia (applicazione di ghiaccio sulla zona interessata).
L’infiammazione e il dolore possono essere trattati anche farmacologicamente ricorrendo a farmaci topici ad azione antinfiammatoria (per esempio, unguenti o creme a base di FANS).
Se il caso lo richiede, il medico può suggerire il ricorso a infiltrazioni intra-articolari di un farmaco a base di cortisone.
La cura può basarsi anche su fisioterapia, terapie fisiche quali tecarterapia, ultrasuoni o laserterapia.
A seconda dei casi possono essere prese in considerazione misure quali il ricorso a tutori e ortesi; fondamentale il calo ponderale nei soggetti in sovrappeso.
Il ricorso alla chirurgia è un’extrema ratio alla quale si ricorre soltanto quanto tutte le altre possibilità terapeutiche non hanno sortito gli effetti sperati, il dolore e continuo e il movimento articolare è di fatto compromesso.
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