L’endometriosi è una malattia cronica dalle cause sconosciute caratterizzata dalla presenza, in sedi anomale, di tessuto endometriale. L’endometrio è una mucosa che riveste le pareti interne dell’utero; il tessuto endometriale che si trova all’esterno dell’utero viene definito endometrio ectopico.
È necessario distinguere fra endometriosi interna ed esterna; si parla di endometriosi interna (anche adenomiosi) quando sono presenti isole endometriosiche all’interno del tessuto muscolare uterino (miometrio); quella esterna è invece l’endometriosi propriamente detta. L’endometriosi colpisce generalmente le zone pelviche (ovaie, tube di Falloppio, vescica, uretere ecc.), può verificarsi anche in zone extrapelviche.
L’endometriosi è una malattia benigna (il tessuto che si forma è “normale”; ciò che è anormale è la zona di formazione), ma può peggiorare decisamente la qualità della vita; tale patologia colpisce in misura maggiore le donne in età riproduttiva tra i 26 e i 35 anni. Si stima che in Italia soffrano di endometriosi circa tre milioni di donne. Dal momento in cui la malattia insorge, trascorrono mediamente 7 anni prima che essa venga diagnosticata. La comparsa di endometriosi prima del menarca è un’evenienza rarissima ed è molto rara anche dopo la menopausa.
Non vi è, fra le donne colpite, una distinzione preferenziale relativa alla razza o alla localizzazione geografica.
Mensilmente, per effetto degli ormoni che vengono prodotti in sede ovarica, l’endometrio uterino subisce alcune modificazioni strutturali che si concludono con il cosiddetto sanguinamento mestruale; lo stesso accade anche al tessuto endometriale ectopico. Il problema principale è che, diversamente da quanto succede al tessuto endometriale normale, quello ectopico non ha la possibilità di fuoriuscire; si verifica quindi un sanguinamento interno che è causa di fenomeni irritativi a carico dei tessuti circostanti con conseguenti formazioni di cicatrici e aderenze. Ma i problemi che possono verificarsi sono molteplici; le lesioni possono andare incontro a rotture (con conseguente diffusione in altre zone), può esservi sanguinamento o addirittura ostruzione a livello intestinale, possono verificarsi problemi a livello della vescica ecc.
L’endometriosi ha tendenza a espandersi e anche a recidivare. Prima che venissero sviluppate terapie di tipo medico, uno stesso soggetto poteva essere costretto al ricorso all’intervento chirurgico.
Cause
Le cause della patologia non sono ancora note. Esistono alcune teorie, ma nessuna di esse è in grado di spiegare la totalità dei casi. Vediamo le più importanti.
La teoria attualmente più accreditata è quella formulata dal dott. Sampson (1873-1946), nota come teoria del trapianto per mestruazione retrograda (più comunemente nota come teoria della mestruazione retrograda. In base a questa teoria, durante il flusso mestruale, una parte di tessuto endometriale segue un percorso inverso, risalendo nelle tube per poi attecchire e successivamente svilupparsi in altre zone. La teoria della mestruazione retrograda è considerata soddisfacente relativamente a un certo numero di localizzazioni (quelle intrapelviche e quelle endoaddominali), ma non giustifica la presenza di focolai endometriosici in sedi lontane (vedasi per esempio la presenza di endometriosi a livello cerebrale o polmonare).
Un’altra teoria (quella metastatica vascolare o linfatica) spiegherebbe le localizzazioni più distanti che sarebbero dovute al trasporto metastatico delle cellule dell’endometrio per via arteriosa, venosa o linfatica. Teoricamente ogni organo potrebbe essere sede di lesioni endometriosiche.
Altra teoria è quella metaplasica; tale teoria prevede delle modificazioni funzionali dei tessuti normali della cavità dell’addome; tali modificazioni avverrebbero in seguito a stimoli di tipo diverso (stimoli infettivi, irritativi, ormonali, tossici ecc.).
Esiste anche una teoria genetica secondo la quale l’endometriosi può trasmettersi all’interno della stessa famiglia attraverso il genoma oppure che in determinate famiglie siano presenti alcuni fattori che predispongono alla patologia.
Queste sono solo alcune delle teorie proposte, ma nel tentativo di spiegare l’endometriosi ne sono state formulate molte altre.
Endometriosi – Sintomi e segni
I sintomi e i segni che caratterizzano l’endometriosi sono numerosi. Paradossalmente, in alcuni casi, vi sono soggetti che pur in presenza di una notevole endometriosi accusano disturbi di modesta entità, mentre ve ne sono altri che, pur essendo affetti da una forma della malattia non particolarmente sviluppata, accusano disturbi di notevole intensità.
Il sintomo predominante è senza ombra di dubbio il dolore; a seconda della zona di presenza dei focolai di endometriosi, la donna può accusare;
- dismenorrea
- dispareunia
- disuria
- dolori pelvici
- dolori lombari.
Si possono avere inoltre stipsi, diarrea, tenesmo, dolore durante l’atto della defecazione, presenza di sangue a livello fecale, irregolarità nel ciclo mestruale, spotting pre-mestruale e sterilità, quest’ultima colpisce circa il 35% delle donne affette da endometriosi.

In Italia, secondo le più recenti statistiche, sono circa 3 milioni le donne colpite da endometriosi.
Diagnosi
Le principali tappe della diagnosi sono sostanzialmente quattro:
- indagine anamnestica
- valutazione del dolore presente a livello pelvico
- esame ginecologico
- indagini strumentali e di laboratorio.
L’indagine anamnestica è particolarmente utile nell’evidenziare quegli aspetti clinici che possono indirizzare nel modo più corretto le successive fasi diagnostiche.
La valutazione del dolore pelvico non è assolutamente facile vista la soggettività nella percezione del dolore stesso; è quindi molto importante valutarlo ricorrendo a metodologie il più possibile obiettive e riproducibili. Esistono diversi metodi per valutare l’intensità del dolore. Molti medici utilizzano il cosiddetto questionario di McGill, noto anche come MPQ (McGill Pain Questionnarie); l’MPQ è un questionario decisamente completo; la caratteristica della completezza è probabilmente il suo più grande pregio e il suo più grave difetto dal momento che la sua compilazione richiede un tempo non minimale e livelli di attenzione e cultura non bassi (consiste di 78 descrittori verbali del dolore; tali descrittori sono suddivisi in quattro classi, tre maggiori e una minore e in 20 sottoclassi).
La valutazione del dolore non può assolutamente mancare in una diagnosi di endometriosi, ma è bene ricordare che non può assolutamente fornire la certezza diagnostica dal momento che esso è un sintomo troppo aspecifico (è presente nella stragrande maggioranza delle malattie ginecologiche e no).
L’esame obiettivo, che può essere seguito in varie modalità, è una tappa necessaria al fine di una corretta diagnosi e successiva terapia.
Le indagini strumentali e quelle di laboratorio sono necessarie sia per la conferma della diagnosi sia per accertare l’eventuale presenza di altre malattie associate.
Fra le varie indagini ricordiamo l’ecografia pelvica trans-vaginale, il dosaggio di CA 125, il clisma opaco, la rettocolonscopia, l’urografia endovenosa, l’ecografia renale, la cistoscopia e la laparoscopia; quest’ultimo è uno strumento sia diagnostico che terapeutico; un chirurgo dotato di una notevole esperienza è in grado di riconoscere agevolmente le lesioni endometriosiche.
Endometriosi – Cura
La cura dell’endometriosi può essere medica oppure chirurgica.
Il principale scopo delle terapie di tipo medico è quello di diminuire il livello degli ormoni estrogeni per far sì che lo sviluppo dell’endometriosi si interrompa. È quindi possibile ricorrere a diversi tipi di farmaci come per esempio la pillola anticoncezionale (che combina vari estroprogestinici), il progesterone, il danazolo oppure gli analoghi del GnRH (Gonadotropin Releasing Hormone).
Ovviamente le terapie mediche non sono scevre da effetti collaterali (secchezza vaginale, vampate, insonnia, calo della libido, cefalea ecc.).
Lo scopo della cura chirurgica è quello di procedere con la rimozione delle lesioni provocate dall’endometriosi. Solitamente, dopo il trattamento chirurgico si osservano una regressione della malattia e una sensibile attenuazione dei sintomi. Come già accennato in precedenza, l’endometriosi è una malattia che può dar luogo a recidive per cui, molto spesso, dopo l’intervento chirurgico può essere consigliabile iniziare un periodo di cura farmacologica. Le tecniche chirurgiche che possono essere utilizzate in caso di endometriosi sono la laparoscopia e la laparatomia.
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