L’emicrania è una forma di cefalea (o più popolarmente mal di testa), rientra infatti nella categoria delle cosiddette “cefalee primarie”.
Tra le cefalee primarie, l’emicrania è una forma che si manifesta assai frequentemente; la sua incidenza varia in base al sesso (l’80% dei casi riguarda soggetti di sesso femminile) e all’età (la fascia maggiormente interessata dall’emicrania è quella che va dai 20 ai 50 anni).
Generalmente che viene colpito da emicrania riferisce un dolore molto intenso e pulsante che ha la tendenza a insorgere in modo abbastanza lento nella parte anteriore o su un lato del capo; con il passare del tempo, la zona nella quale il dolore viene avvertito può variare la propria posizione; il dolore ha poi la tendenza a farsi più intenso e sempre più pulsante.
La frequenza con cui l’emicrania può presentarsi è piuttosto variabile; alcune persone riferiscono pochi episodi in un anno, altri invece accusano attacchi ricorrenti (anche 2-3 per settimana). Anche la durata della crisi emicranica è molto variabile; si possono avere crisi di poche ore o, nei casi peggiori, anche di alcuni giorni.
Per alcune persone l’emicrania rappresenta un disturbo invalidante, anche se, fortunatamente, oggi si dispone di vari mezzi per prevenirla o comunque combatterla piuttosto efficacemente limitando molto il disagio che essa può comportare.
Esistono vari tipi di emicrania; i più comuni sono l’emicrania senza aura e quella con aura. Forme poco comuni sono l’emicrania retinica, quella addominale (tipica dei bambini), quella emiplegica familiare, quella dell’arteria basilare e quella oftalmoplegica.
Emicrania senza aura – Sintomi associati
L’emicrania senza aura è il sottotipo più comune. È caratterizzata da attacchi ricorrenti di mal di testa di tipo pulsante che molte volte interessano un solo lato del capo o del volto (di norma la zona fronto-temporo-oculare oppure quella nucale).
Il dolore tende ad accentuarsi con l’attività fisica e con i movimenti rendendo difficile, com’è facilmente intuibile, il compiere le normali attività quotidiane. In alcuni casi gli attacchi possono interessare fin dall’inizio entrambi i lati della testa oppure presentarsi in modo alternato.
L’intensità del dolore può essere moderata, ma in molte occasioni è molto forte, tanto da costringere chi ne è colpito a interrompere ciò che stava facendo cercando sollievo nel riposo, al buio e in luoghi senza rumore. È generalmente accompagnata sintomi quali da fotofobia (sensibilità alla luce), fonofobia (sensibilità ai rumori) e osmofobia (repulsione agli odori).
Possono essere presenti nausea o vomito, manifestazioni che, come facilmente si può intuire, costringono il soggetto a limitare l’assunzione di alimenti.
Gli attacchi possono essere preceduti da altri sintomi e segni quali senso di fame, irritabilità, malumore e sbadigli.
La durata degli attacchi è estremamente variabile (si va da poche ore a due o tre giorni consecutivi). Anche la frequenza è molto variabile (da 2 o 3 attacchi annui a 2 o 3 attacchi mensili). Una volta terminato l’attacco, il soggetto può accusare per alcune ore una certa stanchezza oppure sonnolenza.

Il 19 maggio è la Giornata dedicata alle cefalee. In Italia circa 26 milioni di persone soffrono di mal di testa; 2 persone su 10 soffrono di emicrania.
Emicrania con aura
Si parla di emicrania con aura quando il mal di testa è preceduto da sintomi di carattere neurologico totalmente reversibili e di durata limitata (generalmente dai 5 ai 20 minuti e comunque mai oltre l’ora) che si presentano dalla parte opposta a quella ove il mal di testa sarà avvertito. Per approfondire si consulti l’articolo Emcirania con aura.
Emicrania – Rimedi
Esistono due tipi di terapia per l’emicrania: terapia acuta (anche terapia abortiva) e terapia preventiva. Entrambe prevedono l’assunzione di rimedi farmacologici.
La terapia acuta consiste nell’assumere farmaci ad azione antidolorifica durante l’attacco doloroso e agiscono interrompendo la sintomatologia in corso; la terapia preventiva (scarsamente utilizzata) consiste invece nell’assunzione regolare di farmaci allo scopo di ridurre la gravità e la frequenza degli attacchi di mal di testa.
La scelta dell’una o dell’altra terapia è legata a diversi fattori (frequenza e gravità degli attacchi e grado di disabilità causato dal disturbo).
Fra i rimedi farmacologici maggiormente utilizzati nel trattamento dell’emicrania ricordiamo i FANS, i triptani, l’ergotamina, gli oppiacei e le combinazioni di aspirina o paracetamolo con butalbital (un farmaco ad azione sedativa).
A seconda dei casi vengono prescritti anche farmaci antinausea (generalmente metoclopramide o proclorperazina).
Di seguito una breve analisi dei trattamenti farmacologici più utilizzati.
Farmaci analgesici – Il trattamento iniziale che viene solitamente consigliato nei casi di emicrania di lieve o moderata intensità, è a base di farmaci che esplicano un’azione antidolorifica; è il caso di farmaci come il paracetamolo (Tachipirina) o l’acido acetilsalicilico (Aspirina). La loro efficacia è maggiore se vengono assunti quando si iniziano a percepire i primi sintomi di un attacco; eventualmente possono essere associati a farmaci antivomito nel caso il soggetto accusi anche nausea e/o vomito. Non si deve dimenticare che farmaci sopracitati non sono scevri da effetti collaterali; fra quelli più comuni vi sono i disturbi gastrici e, pertanto, se possibile, è consigliabile assumerli a stomaco pieno.
Triptani – Si tratta di una classe di farmaci la cui indicazione principale sono le emicranie di moderata o grave intensità e la cefalea a grappolo. Oltre a una spiccata attività analgesica, hanno una certa efficacia contro nausea e vomito, ragion per cui, di norma, non è necessario associarli a farmaci antiemetici.
Per quanto diano discreti risultati sul singolo attacco di emicrania, non possiedono alcuna efficacia preventiva.
Il capostipite di questa categoria di farmaci è il sumatriptan; oltre a questo, nel nostro Paese sono disponibili anche zolmitriptan, rizatriptan, almotriptan, eletriptan e frovatriptan.
I triptani non devono essere associati tra loro e nemmeno con gli antidepressivi SSRI e con gli alcaloidi dell’ergot.
I triptani sono farmaci vasocostrittori; non devono quindi essere assunti da soggetti che soffrono di determinate patologie quali, per esempio, angina pectoris, ipertensione arteriosa, patologie cerebrovascolari e malattie cardiovascolari. La loro assunzione è altresì sconsigliata a chi fuma, a chi soffre di diabete, ai soggetti in significativo sovrappeso, a coloro che hanno una storia familiare di malattia cardiaca precoce o ictus e a chi ha alti livelli di colesterolo.
Per alcune forme di emicrania, per la precisione quella basilare e quella emiplegica familiare, i triptani sono controindicati.
FANS – In alcuni soggetti, l’assunzione di alcuni farmaci antinfiammatori non steroidei come ibuprofene, diclofenac e naprossene, ha una buona efficacia contro i sintomi dell’emicrania.
Ergotamina e derivati (ergotamina tartrato e diidroergotamina) – Si tratta di farmaci che sono utilizzati soltanto in casi di emicrania invalidante che non risponde al trattamento coi triptani o con altri principi attivi e che si presenta una o due volte ogni mese al massimo. Di norma devono essere associati agli antiemetici perché il loro utilizzo è spesso causa di nausea e vomito. Il loro abuso è decisamente sconsigliato e, peraltro, può essere causa di un incremento degli attacchi emicranici fino ad arrivare addirittura all’insorgenza di cefalea cronica quotidiana. Non devono essere utilizzati dalle donne in stato interessante e da coloro che soffrono di ipertensione arteriosa non controllata, cardiopatia ischemica, malattie cerebrovascolari, insufficienza epatica e insufficienza renale.
La loro somministrazione non deve essere effettuata contemporaneamente o comunque a breve distanza dalla somministrazione di altri principi attivi ad azione vasocostrittiva (triptani compresi).
Emicrania in gravidanza
Nel corso della gravidanza, molte donne (circa il 70%) che soffrono di emicrania riscontrano un netto miglioramento della propria condizione; con ogni probabilità, il ridursi delle crisi è da attribuirsi al notevole incremento della produzione di ormoni estrogeni.
In alcuni casi però non si registra nessun tipo di miglioramento, mentre in altri casi ancora, piuttosto rari fortunatamente, si riscontra un peggioramento.
Il problema principale, dal punto di vista medica, per le donne in stato interessante è la gestione dei farmaci; alcuni principi attivi utilizzati per il trattamento dell’emicrania, infatti, possono risultare pericolosi per il feto ed è quindi sempre necessario consultare il medico prima di assumere un farmaco.
L’ergotamina e i suo derivati, per esempio, sono da evitare perché possono aumentare i rischi di aborto e possono avere effetti teratogeni.
L’assunzione dei salicilati (per esempio l’aspirina) va limitata perché si tratta di farmaci che riducono le contrazioni uterine e possono determinare un allungamento dei tempi di coagulazione sia nella madre che nel feto.
Di norma, ma sempre previa autorizzazione del proprio medico curante, i farmaci che non creano particolari problemi sono il paracetamolo (la già ricordata Tachipirina), la metoclopramide (un antiemetico) e il metoprololo (un betabloccante che viene prescritto come cura preventiva dell’emicrania).
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