Il dolore alla tibia è abbastanza frequente in chi pratica attività sportiva o determinate discipline (i problemi alla tibia sono per esempio molto comuni anche in tutti coloro che praticano la danza).
Tibia e perone sono le due ossa principali della gamba e frequentemente sono la sede di un dolore diversamente localizzato che persiste a lungo anche al termine delle sedute di allenamento e che molto spesso si intensifica al mattino al risveglio. La sensazione di dolore può essere localizzata anteriormente, posteriormente o medialmente. Purtroppo quelle che colpiscono la tibia sono patologie piuttosto subdole che spesso si confondono fra di loro; generalmente tendono a insorgere in tutte quelle persone che hanno intrapreso l’attività sportiva da poco tempo, in chi riprende l’attività sportiva dopo un periodo di riposo non minimale oppure negli atleti che hanno aumentato in modo considerevole il carico degli allenamenti settimanali.
Dolore alla tibia, ovvero la sindrome del tibiale
Le affezioni dolorose che interessano la tibia sono spesso indicate con una vaga terminologia, sindrome del tibiale, e accomunano curiosamente il runner a praticanti di altre discipline, come il tennis o la danza. Come nel caso della fascite plantare, una causa possibile può essere un brusco aumento del chilometraggio settimanale (o una ripresa troppo rapida ad alto livello) o la modifica della tipologia di allenamento come intensità e/o superficie di allenamento.
In particolare, passare agli allenamenti in salita senza gradualità e senza un’opportuna preparazione muscolare è una delle principali cause di questo infortunio. Il dolore nella zona tibiale non necessariamente indica una patologia di questo tipo, che si può confondere con una semplice periostite tibiale (peraltro la forma di periostite più comune), una grave frattura da stress o con la cosiddetta sindrome compartimentale.
La frattura da stress, è una microfrattura dell’osso, ciò una frattura non completa che però intacca comunque l’osso e causa un dolore acuto in una zona bel limitata. Alla semplice pressione delle dita si avverte il dolore, che risulta maggiore al risveglio, nelle prime ore del mattino.
La frattura da stress è diagnosticabile mediante scintigrafia ossea (una tecnica diagnostica che eccelle per la sua sensibilità, anche se non per la sua specificità); generalmente il riposo assoluto permette all’osso di rigenerarsi e alla microfrattura di saldarsi, anche se in tempi piuttosto lunghi, dell’ordine di qualche mese.
La sindrome del tibiale si distinguibile dalla frattura da stress perché il dolore è più generalizzato (non c’è un punto preciso, né a riposo né durante la corsa o l’attività fisica). Il dolore inoltre peggiora se, alzando al gamba al di sopra dell’anca, si flette il piede avanti e indietro.

La tibia è un osso lungo, pari, piuttosto robusto e voluminoso; si trova nella parte antero-mediale della gamba; di questa, assieme al perone (o fibula), costituisce lo scheletro
La sindrome compartimentale
Sindrome compartimentale è una terminologia un po’ oscura utilizzata per indicare una patologia di tutto un compartimento muscolare (quello appunto della gamba) in cui il dolore è generato dalla compromissione della vascolarizzazione della gamba: la circolazione del sangue non è efficiente e i muscoli ne risentono. Questa sindrome differisce dalle patologie considerate perché ci sono alcuni sintomi tipici, come un’anomala eccitabilità nervosa della gamba e una notevole debolezza muscolare.
Eccessiva pronazione o attività particolari
Escludendo la frattura da stress o la sindrome compartimentale, si può diagnosticare un’affezione dolorose della tibia anche considerando alcune caratteristiche che predispongono a questo tipo di patologia, come l’eccessiva pronazione o abitudini di corsa particolari, come prediligere la corsa in salita o in pista, ove si mantiene la stessa direzione di corsa e le due gambe sono sollecitate in modo differente.
Il caso più comune è il dolore localizzato nella parte anteriore della tibia, mentre quello interno è causato generalmente da un’asimmetria tra i muscoli del polpaccio e quelli frontali. I muscoli del polpaccio poco sviluppati costringono quelli frontali a un maggior carico con conseguente insorgere della patologia. Per questo motivo le affezioni della tibia colpiscono spesso i principianti o chi riprende dopo un infortunio, casi tipici di un ridotto sviluppo muscolare.
Il morbo di Osgood-Schlatter
Il morbo di Osgood-Schlatter è una patologia infiammatorio-degenerativa a carico della tuberosità tibiale. È una delle varie forme di osteocondrosi.
Il morbo di Osgood-Schlatter interessa sia femmine che maschi, ma in questi ultimi la frequenza è tre volte superiore. Nei soggetti di sesso maschile la patologia si manifesta generalmente nel periodo compreso tra gli 11 e i 15 anni di età, mentre nelle femmine in quello compreso fra gli 8 e i 13 anni; ciò è dovuto al fatto che nel sesso femminile il processo di ossificazione dell’apofisi tibiale inizia più precocemente.
Nel 25-30% dei casi circa, la malattia di Osgood-Schlatter colpisce bilateralmente.
Per approfondire l’argomento si rimanda all’articolo specifico: Morbo di Osgood-Schlatter.
Dolore alla tibia: quali cause?
Quanto a una chiara spiegazione delle cause effettive delle affezioni dolorose della tibia, ancora oggi non ci sono idee molto chiare: si pensa che la sofferenza si dovuta alla fuoriuscita di liquido dall’osso al muscolo circostante, che crea un’infiammazione simile alla periostite che può estendersi anche al muscolo.
Dal momento che si tratta comunque di un processo infiammatorio, anche se non ben identificato, il primo trattamento consiste nell’interrompere completamente la corsa e nell’applicazione costante di ghiaccio. Alcuni esercizi di stretching e di potenziamento possono essere utili, almeno nella fase non acuta del dolore: nel caso di dolore mediale, è indicato lo stretching del tendine d’Achille, mentre nel caso di dolore anteriore è meglio praticare lo stretching dei polpacci. Un esercizio molto utile consiste nel tracciare da posizione seduta, le lettere dell’alfabeto e i numeri con la punta del piede, alternando tra quello sinistro e destro.
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