Il dito a martello è una deformazione in flessione dell’articolazione interfalangea terminale nella quale la punta del dito si piega rendendo impossibile la totale estensione. La deformazione interessa più comunemente il dito indice o il dito medio e generalmente è legata a un trauma a carico del tendine che permette di estendere la terza falange; il tendine può subire uno stiramento o può addirittura rompersi; conseguentemente la punta delle dita interessate rimane in flessione e la sua estensione totale è di fatto impossibile.
Il dito a martello non può essere considerato un infortunio particolarmente grave, ma è bene chiarire che non deve essere trascurato perché ritardare il trattamento potrebbe rendere piuttosto lungo e difficile il percorso di guarigione e, nei casi peggiori, determinare addirittura un danno funzionale permanente.
Nota – Il dito a martello è conosciuto anche come dito di Mallet, Mallet finger o, più raramente, come lesione di Segond-Bush).
Dito a martello – Cause
La causa che determina l’insorgenza del dito a martello è una flessione forzata dell’articolazione interfalangea terminale (o distale, che dir si voglia); tale flessione può determinare o un danno al tendine (per esempio uno stiramento o, peggio, una rottura) oppure una frattura della parte di osso nel quale detto tendine va a inserirsi.
La flessione che determina il danno tendineo o la frattura ossea può essere legata alle circostanze più varie (infortuni domestici, infortuni sul lavoro, infortuni sportivi); relativamente all’ambito sportivo, si deve ricordare che il dito a martello è un’evenienza abbastanza frequente nei giocatori di baseball, in quelli di softball, nei pallavolisti, nei cestisti e nei portieri di calcio.
Nella pratica clinica il dito a martello è un infortunio di comune riscontro che interessa in egual misura uomini e donne; anche i bambini non risultano immuni da questo tipo di lesione, in particolar modo nel corso dell’età scolare quando i giochi e le attività ginnico-sportive cominciano a farsi più impegnative.
Dito a martello – Sintomi e segni
La sintomatologia del dito a martello è caratterizzata essenzialmente da dolore (soprattutto quando si prova a effettuare uno sforzo), gonfiore e difficoltà, o addirittura impossibilità, a compiere un’estensione completa del dito.
Diagnosi
La diagnosi di dito a martello è estremamente semplice; è sufficiente infatti un semplice esame clinico. Di norma, comunque, nonostante la certezza della diagnosi, si tende a richiedere l’esecuzione di un esame radiografico; è infatti opportuno valutare l’eventuale presenza di frammenti ossei che potrebbero essersi distaccati in prossimità dell’inserzione tendinea, in particolar modo se il trauma che ha causato il dito a martello è stato particolarmente violento.
Dito a martello – Tutore e altri rimedi
La prima cosa da fare nel caso di un infortunio del genere è immobilizzare la parte interessata e recarsi al pronto soccorso dove saranno effettuati tutti gli accertamenti necessari a valutare la gravità della lesione.
L’approccio terapeutico al dito a martello dipende ovviamente dall’entità della lesione. Nel caso di uno stiramento o di uno strappo tendineo, si interviene prima con la crioterapia (vale a dire, con l’applicazione di ghiaccio) allo scopo di ridurre il gonfiore, dopodiché si interverrà applicando uno splint (tutore), ovvero una stecca di plastica o alluminio che serve a mantenere il dito lesionato in posizione dritta e con l’ultima falange più estesa; lo splint deve essere posizionato in modo da mantenere nella giusta posizione il dito senza interrompere il flusso sanguigno; in parole povere: non deve essere né troppo poco aderente né troppo stretto.
Il tutore deve essere tenuto continuamente; è possibile toglierlo soltanto per le quotidiane pratiche di igiene. Nel caso in cui il tendine sia soltanto stirato, il tempo di guarigione dovrebbe aggirarsi sui 30-45 gironi circa; nel caso in cui il tendine sia strappato o sia presente un lieve distacco osseo il tutore dovrà essere indossato perlomeno 45-60 giorni; trascorso questo periodo, il medico potrebbe consigliare di indossare il tutore per un altro mese durante le ore del riposo notturno.
Come già accennato nella prima parte dell’articolo, è fondamentale iniziare il trattamento il prima possibile perché un intervento ritardato potrebbe allungare non di poco i tempi di guarigione.
Il dito a martello provoca dolore più o meno intenso; per alleviarlo, nella fase acuta possono tornare utili farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) quali ibuprofene (principio attivo del noto farmaco Brufen) o naprossene (principio attivo del farmaco Synflex) e gli impacchi di ghiaccio.
Nel caso di rottura tendinea o di un serio distacco osseo potrebbe essere necessario ricorrere alla chirurgia ovvero al cosiddetto trattamento di Kirschner (blocco in estensione con fili di Kirschner); si tratta di un’immobilizzazione che ha la durata di quattro settimane; si ricorre a questa procedura negli infortuni recenti; nel caso di lesioni meno recenti (quando per esempio la terapia conservativa non ha dato gli esiti sperati), il dito viene immobilizzato nello stesso modo, ma solo dopo la suturazione chirurgica del tendine; nel caso si riscontri la presenza di un frammento osseo piuttosto voluminoso la frattura può essere stabilizzata con dei fili metallici.
I tempi di guarigione dipendono dalla severità dell’infortunio e dalla rapidità con la quale si è intervenuti.
In linea generale, occorrono dai 45 ai 70 giorni per guarire, anche se per la completa funzionalità della parte offesa potrebbero occorrere anche diversi mesi.
Non è escluso che il dito possa rimanere lievemente flesso alla fine del trattamento; tale flessione però non è mai tale da compromettere le normali attività quotidiane o lavorative.
Anche dopo la guarigione, chi pratica uno sport a rischio dovrebbe indossare un tutore protettivo nel corso dell’attività.
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