La distrofia muscolare di Duchenne (DMD) è la forma di distrofia muscolare più diffusa e più grave. Deve il suo nome al neurologo francese Guillaume Duchenne (1806-1875) che la descrisse (anche se non fu il primo) nel 1861.
La distrofia muscolare di Duchenne, tranne casi eccezionali, colpisce i soggetti di sesso maschile (in Italia l’incidenza è di un caso ogni 3.500 soggetti maschi nati vivi) e si manifesta generalmente fra i 2 e i 6 anni di età.
La progressiva perdita di forza muscolare porta all’incapacità di deambulare autonomamente; tra i 10 e i 14 anni di età, la stragrande maggioranza (97% circa) dei ragazzi affetti da distrofia muscolare di Duchenne non sono più in grado di camminare ed è necessario l’ausilio della sedia a rotelle. La gran parte dei malati muore entro il trentesimo anno di età a causa delle complicanze cardiorespiratorie.
Nota – La distrofia muscolare di Duchenne è conosciuta anche come malattia di Duchenne o distrofia muscolare generalizzata dell’infanzia.
Cause
La distrofia muscolare di Duchenne è dovuta a un’alterazione di un gene localizzato sul cromosoma X che codifica una proteina denominata distrofina; tale alterazione fa sì che la distrofina non venga sintetizzata; va ricordato che questa proteina svolge, insieme ad altre proteine, un ruolo di notevole importanza nella protezione della membrana cellulare dalle sollecitazioni che vengono prodotte dal lavoro muscolare e la sua mancanza comporta un drastico abbassamento del livello di protezione; i muscoli non riescono più a sopportare le varie sollecitazioni e le fibre muscolari vanno incontro a una progressiva degenerazione che porta al grave quadro clinico della distrofia muscolare. Il processo degenerativo continua fino a che non si arriva alla totale distruzione delle fibre muscolari.
Nel caso della distrofia muscolare di Duchenne la distrofina è, come detto, totalmente assente, a differenza di quanto accade nella distrofia muscolare di Becker (una forma di distrofia muscolare di minor gravità), dove la distrofina è “difettosa” o ridotta, ma mai del tutto mancante.
La distrofina è stata identificata nel 1987 da Louis M. Kunkel; il gene che codifica per la distrofina è localizzato sul cromosoma X al locus Xp21.2.
Distrofia muscolare di Duchenne – Sintomi e segni
La distrofia muscolare di Duchenne interessa inizialmente i muscoli delle cosce e delle anche; ciò provoca la tipica andatura dondolante; il bambino ha difficoltà nel compiere normali attività quali il correre, il saltare, il salire le scale e l’alzarsi da terra, inoltre si stanca facilmente e, generalmente, non è capace di andare in bicicletta. Col progredire della malattia si assiste a un progressivo atteggiamento lordotico, dovuto al tentativo di bilanciare la debolezza dei muscoli della pelvi. Si accentuano progressivamente le difficoltà nella deambulazione e il bambino tende a cadere sempre più spesso e, come già accennato in apertura di articolo, verso gli 11-12 anni di età, si è costretti al ricorso alla sedia a rotelle.
La degenerazione muscolare colpisce poi, sempre in modo progressivo, l’apparato respiratorio; ciò costringe nel tempo al ricorso alla ventilazione assistita. Negli ultimi anni di vita si assiste anche al coinvolgimento del muscolo cardiaco. L’aspettativa di vita non supera mediamente i 25 anni di età.
Diagnosi
Per effettuare la diagnosi di distrofia muscolare di Duchenne si utilizzano svariati metodi. Un primo segno che può insospettire il medico è la particolarità con cui il bambino si alza da terra o dalla posizione seduta (segno di Gowers).
I livelli di CPK (creatinfosfochinasi) nel sangue sono da 50 a 200 volte superiori alla norma (si ricorda che un aumento dei livelli ematici di creatinfosfochinasi è indice di lesione muscolare).
La certezza diagnostica può essere ottenuta attraverso l’esecuzione di una biopsia muscolare (che mostrerà sia la presenza di danni muscolari che quella di fibre riparative e necrotiche e, inoltre, permetterà di valutare la presenza o no di distrofina) e la diagnosi molecolare che consentirà l’accertamento di eventuali alterazioni a carico del gene deputato alla produzione della distrofina. Attualmente è possibile effettuare una diagnosi prenatale.
La maggior parte dei soggetti di sesso femminile portatori sani può essere identificata tramite il dosaggio della CPK e con un’analisi del DNA. La diagnosi molecolare eseguita sui villi coriali (villocentesi) e sul liquido amniotico (amniocentesi) permette di accertare la presenza della malattia nel feto. Si deve tenere conto che circa il 33% dei soggetti affetti da distrofia muscolare di Duchenne nasce da madri non portatrici; questi casi non sono quindi sono dovuti a una trasmissione da parte dei genitori bensì a nuove mutazioni genetiche del gene deputato alla produzione della distrofina (mutazioni ex novo); ben si comprende quindi come questi casi non siano suscettibili di previsione.
La diagnosi differenziale va posta con le sarcoglicanopatie, un sottogruppo delle distrofie muscolari dei cingoli (LGMD).

Tra i 10 e i 14 anni di età, la stragrande maggioranza (97% circa) dei ragazzi affetti da distrofia muscolare di Duchenne non sono più in grado di camminare ed è necessario l’ausilio della sedia a rotelle.
Distrofia muscolare di Duchenne – Terapia
Allo stato attuale non esiste una terapia specifica con la quale trattare la distrofia muscolare di Duchenne. Si può solo ricorrere a un approccio terapeutico sintomatico multidisciplinare (fisioterapia, utilizzo di protesi e artrodesi spinale, assistenza respiratoria, protezione cardiaca) che consenta, per quanto possibile, di limitare i danni della patologia e di migliorare la qualità di vita del paziente.
La terapia corticosteroidea è deputata alla stabilizzazione delle funzioni motorie.
Al momento attuale si stanno sperimentando vari approcci terapeutici fra i quali meritano una menzione la terapia cellulare (trattamento che si propone di riparare le fibre muscolari danneggiate e di sostituire quelle perdute con cellule staminali) e la terapia molecolare con exon-skipping (una terapia sperimentale che, potenzialmente, è capace di ripristinare, seppure in modo parziale, la sintesi della distrofina, trasformando la distrofia muscolare di Duchenne nella variante meno aggressiva, la distrofia muscolare di Becker), oltre a diversi trattamenti farmacologici.
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