La dislessia è uno dei cosiddetti disturbi specifici di apprendimento (DSA). Come si evince dalla terminologia, tali disturbi sono caratterizzati dalla loro specificità; il disturbo infatti interessa specificamente e selettivamente una determinata capacità (lettura, scrittura, calcolo) e non vi è un coinvolgimento di altri settori dell’apprendimento; non c’è cioè un deficit a livello di funzionamento intellettivo generale.
La dislessia compare spesso in associazione ad altri disturbi specifici (disortografia, disgrafia e discalculia)* ed è per questo che molti autori preferiscono parlare di sindrome dislessica evolutiva.
Nel 2003 l’IDA (International Dyslexia Association) ha aggiornato la sua definizione di dislessia risalente al 1994 definendola nel modo seguente:
La Dislessia Evolutiva è una disabilità specifica dell’apprendimento di origine neurobiologica. Essa è caratterizzata dalla difficoltà nell’effettuare una lettura accurata e/o fluente e da abilità scadenti nella scrittura e nella decodifica.
Queste difficoltà tipicamente derivano da un deficit nella componente fonologica del linguaggio che è spesso inattesa in rapporto alle altre abilità cognitive e alla garanzia di un’adeguata istruzione scolastica. Conseguenze secondarie possono includere i problemi di comprensione nella lettura e una ridotta pratica della lettura che può impedire la crescita del vocabolario e delle conoscenze generali.
Dislessia – Sintomi e segni
I soggetti colpiti da dislessia presentano solitamente i seguenti sintomi e segni
- quoziente intellettivo entro il range di normalità
- la lettura a voce alta appare stentata, generalmente lenta e talvolta non corretta
- la scrittura è caratterizzata da problemi di tipo ortografico
- vi sono difficoltà nella scrittura dei numeri
- l’apprendimento delle tabelline e del calcolo mentale è difficoltoso
- l’apprendimento di informazioni sequenziali (alfabeto, giorni della settimana, mesi dell’anno ecc.) è a volte difficoltoso
- vi sono talvolta difficoltà a livello di rapporti temporali (ieri-domani, mesi e giorni, lettura dell’orologio) e spaziali (sinistra/destra)*
- l’esposizione orale non è sempre fluente
- sono talvolta presenti disturbi nell’attenzione*
- è presente in qualche caso instabilità motoria
- non sono presenti difficoltà a livello di ragionamento o di comprensione del testo
- non sono presenti problemi nella comprensione delle spiegazioni fatte oralmente
- non sono presenti problemi a livello di comunicazione sociale.
La distinzione di queste caratteristiche è molto importante per poter porre una diagnosi differenziale con altri tipi di disturbi dell’apprendimento.
Uno dei principali problemi legati alla dislessia è che, se non viene riconosciuta, in molti casi vi è una compromissione del rendimento scolastico che sia i genitori che gli insegnanti erroneamente attribuiscono ad altre cause (ritardi intellettivi, pigrizia, problemi psicologici, disattenzione ecc.).
È opportuno monitorare quei bambini che fin dalle prime esperienze scolastiche hanno un atipico sviluppo linguistico (vocabolario scarso, storpiatura dei termini ecc.) richiedendo un consulto al pediatra di famiglia che dietro anche la valutazione dell’anamnesi familiare potrà decidere di richiedere un consulto specialistico presso un’equipe multidisciplinare (neuropsichiatra infantile, psicologo e logopedista).
Dislessia: come riconoscerla
Un bambino affetto da dislessia ha la tendenza a stancarsi più facilmente e ciò comporta un surplus di concentrazione. A volte è in grado di leggere correttamente un testo, ma non riesce a coglierne appieno il significato.
Come accennato in precedenza, il bambino dislessico può avere notevoli problemi con le tabelline, ma non solo; talvolta infatti il bambino può presentare difficoltà a interpretare correttamente le note musicali o comunque ciò che ha alla base una simbologia che deve essere interpretata.
In alcuni casi il bambino dislessico non riesce a memorizzare termini non particolarmente usuali oppure trova notevoli difficoltà nel leggere o scrivere i termini o le frasi straniere (francese, inglese, latino ecc.).
Il bambino dislessico ha qualche problema nel prendere gli appunti dal momento che non gli riesce facile ascoltare e nel contempo scrivere. Ha inoltre grosse difficoltà, nel caso si distragga, nel ritrovare il punto in cui si era fermato leggendo.
Un altro grave problema che il bambino con dislessia è costretto ad affrontare è il fatto che, essendo generalmente più lento della media, è costantemente oppresso dal tempo.
Dislessia – Dopo la diagnosi
Il percorso da seguire dopo la diagnosi di dislessia non è lo stesso per tutti i soggetti; esso infatti deve essere personalizzato in base ad alcuni parametri quali l’età, la specificità del disturbo e il grado di gravità. La famiglia del bambino che soffre di dislessia deve essere consapevole che tale disturbo porta con sé alcuni aspetti la cui importanza non è sicuramente secondaria come il calo di motivazione e quello di autostima; è innegabile che il recupero del bambino dislessico è senz’altro possibile, ma il cammino non è sicuramente dei più facili.
Una delle cose che rendono gravoso il percorso di recupero è le difficoltà che il bambino può incontrare a livello scolastico; è quindi fondamentale una collaborazione con gli insegnanti che devono essere messi al corrente della particolare situazione in cui si trova il bambino per affrontarla al meglio, sia dal punto di vista professionale sia dal punto di vista umano.
Negli istituti scolastici più moderni esistono dei riferimenti professionali specifici ai quali è possibile rivolgersi per fronteggiare al meglio questa evenienza. È molto importante, per esempio, che un insegnante riesca a far capire alla classe frequentata dal bambino sofferente di dislessia che il diverso trattamento a lui riservato è dovuto a diverse necessità; è altresì importante mettere il bambino dislessico a suo agio evitando di farlo leggere a voce alta oppure di fargli ripetere un determinato lavoro perché eseguito disordinatamente così come è importante evitargli imbarazzanti paragoni con i compagni di classe.
Nei primi tempi, potrebbe essere opportuno affiancare al bambino dislessico una persona che lo aiuti nello svolgimento dei compiti a casa; inoltre, soprattutto nel caso di bambini che frequentano il primo ciclo di scuola primaria, è consigliabile il ricorso a una terapia logopedica o neuropsicologica.
Dislessia – Esercizi e terapia
Gli interventi terapeutici hanno come scopi principali quelli di ridurre la pesantezza del disturbo, di favorire l’inserimento socio-scolastico e di permettere al soggetto di sviluppare al meglio le proprie potenzialità.
Esistono in Italia centri riabilitativi specializzati che utilizzano svariate modalità di intervento come per esempio gli interventi tramite software riabilitativi e i trattamenti di logopedia.
Dai dati disponibili sul nostro territorio si è osservato che:
- i trattamenti che presentano una maggiore efficacia sono quelli che si servono di appositi software che permettono l’automatizzazione dei processi di riconoscimento lessicale e sublessicale;
- i trattamenti sono maggiormente efficaci sul livello di correttezza più di quanto non lo siano su quello di velocità;
- i miglioramenti non dipendono dal livello di gravità dell’inizio e, mediamente, i risultati finali sono equivalenti;
- nei periodi in cui il paziente non viene trattato non vi sono significativi miglioramenti spontanei, ma non si osserva regressione.
Attualmente si ritiene che, per poter parlare di miglioramento del bambino con dislessia, debbano essere raggiunti i seguenti obiettivi:
- autonomia nella lettura
- autovalutazione positiva della propria abilità nel leggere
- valutazione positiva dell’insegnante.
* Non tutti gli autori concordano con questo quadro sintomatologico definendo come luoghi comuni il fatto che il bambino con dislessia abbia problemi a livello di attenzione e il fatto che abbia problemi a livello di rapporti temporali e/o spaziali.
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