La difterite è una malattia infettiva acuta, epidemica, contagiosa, determinata da un bacillo (bacillo di Loeffler), scoperto da E. Klebs (1883) e coltivato per primo da G. F. F. Loeffler (1884) che penetra nelle prime vie aeree, o attecchisce direttamente sulle mucose. Ne sono colpiti di preferenza i bambini, e la manifestazione più frequente è quella dell’angina, con tonsille arrossate, tumefatte, ricoperte da pseudomembrane, febbre, adenopatia laterocervicale, stato tossico. Se le pseudomembrane si formano nella laringe, si ha il crup. In altri casi il bacillo si localizza sulle mucose della bocca, naso, orecchio, occhio, genitali ecc.
Diagnosi di difterite
La diagnosi è confermata coltivando il germe prelevato con un tampone sterile montato su bacchetta di vetro o di metallo. L’incubazione dura generalmente dai 2 ai 7 giorni. Possono esserci complicazioni precoci (broncopolmonite, nefrite, miocardite) e tardive (paralisi del velopendulo, degli arti, ecc.) nella III-VI settimana.
Trattamento della difterite
La cura della difterite si fonda sull’uso di siero antitossico specifico (siero antidifterico) ad alte dosi, antibiotici (penicillina, tetraciclina, eritromicina, oleandomicina), e cortisonici nelle forme maligne per prevenire paralisi da siero.
Difterite: vaccino
L’immunizzazione attiva si esegue mediante la cosiddetta vaccinazione (inoculazione di anatossina difterica), che in Italia è stata resa obbligatoria per i bambini nei primi due anni di vita.
In caso di malattia sono obbligatori denuncia, isolamento (fino a completa e ripetuta negatività delle ricerche microbiologiche) e disinfezione. Il superamento della malattia non dà immunità duratura; inoltre, il soggetto apparentemente guarito può restare a lungo infettante, in quanto portatore dei germi.

Il vaccino è l’arma più efficace contro la difterite: è stato reso obbligatorio dal 1939 e da allora i casi di difterite sono progressivamente diminuiti fino a diventare assai rari in Italia
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