La diarrea del viaggiatore (nota anche come diarrea del turista o, più pittorescamente come maledizione di Montezuma o, più raramente, come maledizione di Tutankhamon) è un processo infettivo delle vie digerenti che colpisce coloro che, provenienti da Paesi dal tenore igienico-sanitario medio-alto, si recano, per turismo o per lavoro, in zone geografiche in via di sviluppo e nelle quali le condizioni igienico-sanitarie sono scarse; le aree geografiche che presentano maggiori rischi per i viaggiatori sono alcuni Paesi di Africa e America latina (in particolar modo il Messico), il Sud-est asiatico, l’India e il Bangladesh, tutti Paesi dal clima caldo.
La diarrea del viaggiatore deve considerarsi un fenomeno è di notevole portata in quanto, dai dati più recenti a nostra disposizione, risultano essere circa sei milioni le persone che annualmente vengono colpite da questa forma particolare di diarrea; poco meno di un terzo di questi soggetti vengono colpiti in modo relativamente serio e sono costrette a letto.
Cause
Sono diversi i virus, i parassiti o i batteri che possono provocare la diarrea del viaggiatore; tuttavia, è il batterio Escherichia coli enterotossigeno (ETEC) il maggiore responsabile di questa forma di enterite (80% dei casi circa); gli organismi dell’Escherichia coli, infatti, si riscontrano molto frequentemente nelle zone in cui le provviste di acqua non vengono adeguatamente purificate.
Altri microorganismi responsabili possono essere altri batteri come il Campylobacter, le Salmonelle e gli Stafilococchi oppure agenti virali come i Rotavirus; talvolta sono coinvolti alcuni parassiti.
La diarrea del viaggiatore può colpire in modo più o meno severo; le forme più lievi sono generalmente quelle da Escherichia coli, mentre le più serie sono quelle causate dal Campylobacter.
Rari, ma possibili, i casi di diarrea del viaggiatore che vedono più di un agente responsabile.
Per quanto il fenomeno della diarrea del viaggiatore sia piuttosto noto e i viaggiatori evitino generalmente di bere l’acqua locale, l’infezione viene contratta sia quando ci si lavano i denti utilizzando l’acqua dei rubinetti del luogo, sia bevande raffreddate con del ghiaccio fatto con dell’acqua locale; non si deve poi dimenticare che molte pietanze vengono preparate utilizzando l’acqua degli acquedotti locali.
Si devono infine citare alcuni fattori che favoriscono la comparsa dell’enterite fra cui l’età del soggetto (i bambini e le persone anziane sono più a rischio), scarse difese immunitarie e l’ipocloridria (una disfunzione dell’apparato digerente caratterizzata dalla scarsità di acido cloridrico nei succhi gastrici).
Come detto, le cause della diarrea del viaggiatore sono infettive; quando non lo sono il problema è probabilmente legato alla modifica delle proprie abitudini alimentari in associazione all’eventuale stress di un lungo e disagevole viaggio.
Diarrea – Sintomi e segni
La diarrea del viaggiatore fa il suo esordio in modo piuttosto improvviso dopo un periodo di incubazione che solitamente ha una durata variabile dalle 12 alle 72 ore; la diarrea, generalmente piuttosto acquosa e di colore chiaro, è associata a dolenzia addominale crampiforme e borborigmi e, talvolta, a nausea, vomito e febbricola.
Il numero delle scariche diarroiche varia da caso a caso, ma, in genere, il soggetto colpito deve recarsi giornalmente in bagno dalle quattro alle nove volte.
Di norma il decorso clinico è benigno e autolimitantesi, ma, in alcuni soggetti (bambini e anziani, diabetici, cardiopatici, immunocompromessi ecc.) potrebbe complicarsi e, seppure raramente, essere anche pericoloso per la vita.
Nella gran parte dei casi, comunque, la diarrea del viaggiatore guarisce nel corso di 3 o 4 giorni; relativamente rari i casi (10% circa) di enteriti che si protraggono per più di una settimana.
L’accertamento diagnostico richiederebbe una coprocoltura, un test al quale, vista la natura autolimitantesi del problema, non è quasi mai necessario ricorrere.
Diarrea del viaggiatore – Terapia
Il cardine principale della terapia della diarrea del viaggiatore è, senza ombra di dubbio, la reidratazione da effettuarsi con infusione di liquidi; a seconda dei casi possono essere somministrati anche sali (nel caso di vomito si tende a perdere soprattutto potassio); può risultare utile inoltre la somministrazione di farmaci atti a inibire la motilità intestinale (per esempio difenossilato o loperamide); nel caso in cui la sintomatologia si protragga per più di quattro giorni è necessario sospendere tale somministrazione; gli antidiarroici non vanno somministrati a coloro che accusano febbre, a chi riscontra feci ematiche e ai bambini di età inferiore ai due anni.
La terapia antibiotica è di solito controindicata nei soggetti che non accusano febbre o non riscontrano sangue nelle feci perché i farmaci antibiotici potrebbero causare alterazioni della flora intestinale e favorire lo sviluppo di germi resistenti.
La somministrazione di antibiotici potrebbe però essere utile nel caso di diarrea grave (tre o più scariche nel giro di otto ore), in particolar modo se essa è associata a segni e sintomi quali crampi addominali, febbre, feci ematiche e vomito. Fra i farmaci che hanno mostrato una certa efficacia nella diarrea del viaggiatore si ricordano la ciprofloxacina (controindicata ai soggetti di età inferiore ai 16 anni) e il trimetoprim-sulfametossazolo; anche i fluorchinolonici sono fra i farmaci spesso consigliati. Normalmente il ciclo di trattamento ha una durata di tre giorni.

La diarrea del viaggiatore è nota anche come “maledizione di Montezuma” o, più raramente, come “maledizione di Tutankhamon”.
Consigli per la prevenzione
La prevenzione della diarrea del viaggiatore si basa soprattutto sul rigoroso rispetto di quelle norme igieniche che possono ridurre i rischi di contrarre la patologia in questione.
Può essere utile assumere per qualche giorno (sia prima della partenza sia durante il soggiorno) fermenti lattici che hanno la funzione di ristabilire l’equilibrio della flora batterica intestinale; dovrebbero inoltre essere seguite alcune regole fondamentali come per esempio quella di evitare il consumo di cibi crudi e di bere l’acqua di rubinetto se prima non è stata bollita o disinfettata (se si consuma acqua minerale imbottigliata ci si ricordi di non utilizzare i cubetti di ghiaccio). Anche i denti andrebbero lavati con acqua minerale. La frutta dovrebbe essere sbucciata e se si dovrebbe evitare anche il consumo di formaggi e gelati di produzione artigianale. In via precauzionale si dovrebbe fare a meno di consumare il cibo venduto dai venditori ambulanti.
La profilassi antibiotica non è consigliata se non in casi selezionati (soggetti immunocompromessi, soggetti affetti da ipocloridria e soggetti che, affrontato il viaggio per motivi di lavoro, non possono permettersi di sospendere le loro attività nemmeno per alcuni giorni) sia perché esiste il concreto rischio di comparsa di farmaco-resistenza sia perché si tratta comunque di farmaci che hanno effetti collaterali non di poco conto.
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