La dacriocistite è un processo infiammatorio che interessa il sacco lacrimale, un serbatoio di piccole dimensioni che fa parte dell’apparato lacrimale. Si tratta di un disturbo che può risultare particolarmente fastidioso, anche se non particolarmente pericoloso; non è però esente da complicanze; quella che si registra con più frequenza è l’ulcera corneale.
La dacriocistite è il più delle volte provocata da un’infezione batterica che finisce per determinare l’ostruzione del condotto naso-lacrimale; i microrganismi più frequentemente coinvolti sono lo Streptococcus pneumoniae (un batterio Gram+, il responsabile principale della polmonite in soggetti in età adulta) lo Staphylococcus aureus (un batterio Gram+, uno dei microrganismi più spesso coinvolto in infezioni a carico di cute e tessuti molli).
La dacriocistite può colpire chiunque, ma risulta più frequente nei soggetti in età pediatrica; il disturbo può essere presente fin dalla nascita o presentarsi quando il piccolo ha uno-due mesi di età.
Si distingue una forma acuta e una cronica.
Dacriocistite – Cause
La principale causa di dacriocistite è l’ostruzione dei canali lacrimali; una volta che questi sono ostruiti, le lacrime si accumulano nel sacco lacrimale favorendo l’infiammazione e aumentando il rischio di infezioni.
L’ostruzione più o meno completa dei canali può essere legata a varie cause fra cui il restringimento dei canali a causa della crescita del tessuto circostante, alcune malattie quali rinite, sinusite, ipertrofia dei turbinati, polipi nasali, tumori, infezioni ecc.
Altre possibili cause sono gli interventi chirurgici al naso o ai seni paranasali e la formazione di dacrioliti, piccole concrezioni calcaree che possono formarsi nei dotti escretori delle ghiandole lacrimali causando ostruzione meccanica.
Segni e sintomi
Vari sono i segni e sintomi che caratterizzano la dacriocistite.
Molto spesso, nel caso di forme croniche, ovvero che durano da molto tempo, l’unico segno della patologia è la lacrimazione inspiegabile.
Nel caso di dacriocistite acuta, il paziente riferisce dolore nella regione del sacco lacrimale; sono generalmente presenti rossore, edema, epifora (eccessiva lacrimazione); in seguito alla spremitura del canale lacrimale è possibile la fuoriuscita di pus dai dotti lacrimali. A seconda della gravità dell’infezione potrebbe essere presente anche febbre.
Le forme acute dovrebbero essere trattate con tempestività, non tanto per la gravità in sé della patologia, ma perché potrebbero evolvere in forme croniche che, pur presentando manifestazioni cliniche non particolarmente eclatanti, potrebbero essere più difficili da risolvere e, a seconda dei casi, potrebbero arrivare a determinare un’occlusione totale o quasi delle vie lacrimali.
Mentre per una dacriocistite acuta è generalmente sufficiente un’adeguata terapia antibiotica, per una forma cronica potrebbe essere necessario ricorrere a un piccolo intervento chirurgico.
Nei casi di dacriocistite del neonato, il problema tende a risolversi spontaneamente nel giro di qualche mese.
Le complicazioni (ascesso, meningite, cellulite) sono rare, ma pur sempre possibili; in genere si verificano nel caso di persone con basse difese immunitarie.

La dacriocistite è un processo infiammatorio che interessa il sacco lacrimale, un serbatoio di piccole dimensioni che fa parte dell’apparato lacrimale.
Diagnosi
Il sospetto di dacriocistite è giustificato in base ai segni e ai sintomi (rossore e gonfiore nella zona del sacco lacrimale ed epifora) e rinforzato dall’eventuale fuoriuscita di materiale muco-purulento alla digitopressione. Eventualmente, un piccolo campione del materiale può essere utilizzato per effettuare un’analisi di laboratorio per individuare il microrganismo patogeno.
La conferma della presenza di dacriocistite può arrivare dal lavaggio dei canali lacrimali; effettuandolo, infatti, il medico può valutare l’eventuale presenza di un’ostruzione più o meno pronunciata dei dotti. Per effettuare l’esame si ricorre a un colorante, la fluoresceina; grazie a questo test si può avere la conferma del passaggio dal naso del liquido.
A seconda dei casi potrebbe essere necessario effettuare alcuni test strumentali come la TAC orbitale e dei seni paranasali e la dacriocistografia, un esame radiografico del sacco lacrimale che richiede il ricorso a un mezzo di contrasto.
Dacriocistite – Terapia
Se la diagnosi di dacriocistite è confermata, la terapia può variare a seconda della specifica situazione. Nel caso si sia rilevata un’ostruzione, ma non vi siano evidenze della presenza di processi infettivi, possono essere sufficienti per risolvere la situazione degli impacchi caldo-umidi sulla zona del sacco lacrimale e dei massaggi leggeri che favoriscano il drenaggio del liquido.
Le cose si fanno più complicate se alla dacriocistite è associata un’infezione; in questo caso si ricorre di norma alla terapia antibiotica; nei casi più lievi verranno prescritti antibiotici da assumersi per via orale; nel caso di una dacriocistite più impegnativa potrebbe essere necessaria la somministrazione per via endovenosa.
Se la terapia antibiotica non risulta efficace, in genere si procede con il drenaggio chirurgico dell’ascesso e si somministrano antibiotici basandosi sull’esame colturale.
Nel caso di dacriocistite recidivante la chirurgia è spesso la soluzione migliore. Le soluzioni sono diverse. Una è il sondaggio del dotto naso-lacrimale, la tecnica maggiormente utilizzata nel caso di bambini molto piccoli; è una procedura praticata con un sottile sondino fatto avanzare con molta circospezione verso il basso in direzione del naso allo scopo di eliminare il blocco. Al sondaggio si fa seguire una terapia antibiotica e cortisonica della durata di circa due settimane.
Una seconda possibilità di terapia della dacriocistite è rappresentata dalla dacriocistorinostomia, un intervento chirurgico mini-invasivo che serve alla creazione di una nuova di collegamento tra la mucosa del sacco lacrimale e quella del naso.
Le complicanze operatorie sono rare, ma possibili. Una relativamente frequente è l’emorragia nasale, che potrebbe verificarsi dopo un paio di settimane dall’intervento; è per questo motivo che al paziente viene di solito suggerito di soffiarsi il naso molto delicatamente; si tratta comunque di una complicanza facilmente gestibile.
Potrebbero anche verificarsi complicanze infettive; in genere si tratta di problematiche transitorie, ma che richiedono comunque il ricorso alla terapia antibiotica.
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