Il criptorchidismo è la mancata discesa nello scroto dei testicoli che sono ritenuti nel canale inguinale o in casi rari nella cavità addominale. Si tratta di una condizione morbosa assai frequente, che molte volte si corregge spontaneamente nei primi anni di vita, dovuta spesso a una ostruzione anatomica del canale inguinale o a una arteria spermatica troppo corta.
In circa un terzo dei pazienti il criptorchidismo unilaterale è un’alterazione primitiva testicolare con ipoplasia anche nel testicolo situato nello scroto. Se si escludono i rari casi in delle sindromi ipogonadiche congenite, nei soggetti affetti da criptorchidismo non sono dimostrabili anomalie endocrine a cui imputare l’ipoplasia e la ritenzione testicolare.
Nei testicoli ritenuti il tessuto seminale non si sviluppa nella pubertà e va incontro ad atrofia irreversibile. Il testicolo o i testicoli non presenti nello scroto possono essere palpati o nelle immediate vicinanze dell’orifizio esterno del canale inguinale o nel canale inguinale stesso. In quest’ultimo caso è necessario verificare se il testicolo è mobile nel tragitto inguinale e, spinto verso il basso, discende nello scroto (pseudo criptorchidismo o testicolo migrante).
In alcuni pazienti i testicoli non si palpano perché ritenuti nell’addome o nell’imbocco dell’orifizio interno del canale inguinale. In questi casi l’ecografia permette di visualizzare i testicoli.
Criptorchidismo – Terapia medica e intervento chirurgico
Considerato che nel testicolo ritenuto le prime alterazioni delle cellule seminifere compaiono precocemente, si ritiene in genere opportuno intervenire già intorno al secondo anno di vita con terapia medica (gonadotropina corionica umana) e, ove questa risulti inefficace, con l’intervento chirurgico di orchidopessia, posizionando e fissando i testicoli all’interno dello scroto.
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