Connettivite è un termine alquanto generico con il quale ci si riferisce a un gruppo eterogeneo di malattie reumatiche autoimmuni; in sé, il termine si riferisce a un processo di tipo infiammatorio che colpisce il tessuto connettivo; in realtà alcune patologie che rientrano fra le cosiddette connettiviti colpiscono tessuti diversi da quest’ultimo; è per esempio il caso della polimiosite-dermatomiosite e della sindrome di Sjögren primitiva che colpiscono rispettivamente il tessuto muscolare e il tessuto epiteliale.
Generalmente, parlando di connettivite, si tende a distinguere la patologia fra forme miste e forme indifferenziate; si parla di connettivite mista (CM, ma anche MCTD, acronimo dei termini inglesi Mixed Connective Tissue Disease) quando la patologia presenta contemporaneamente manifestazioni sintomatologiche appartenenti a patologie diverse che ricadono sotto la definizione generale di connettivite (LES, polimiosite, sclerosi sistemica), mentre si parla di connettivite indifferenziata (anche UCTD, acronimo dei termini inglesi Undifferentiated Connective Tissue Disease) quando i sintomi e segni della patologia non sono sufficienti a classificare con certezza una particolare tipologia della malattia. Alcuni autori ritengono che la forma indifferenziata sia da considerare come un’entità clinica distinta, mentre per altri essa non rappresenterebbe che l’esordio di una forma definita.
Non è facile diagnosticare in modo rapido e certo la presenza di connettivite mista o indifferenziata che sia; sono infatti necessarie sia la valutazione attenta di tutte le caratteristiche cliniche della patologia sia l’esecuzione di diversi test diagnostici specifici.
Le cause delle connettiviti non sono del tutto note, ma la stragrande maggioranza degli autori ipotizza origini multifattoriali (fattori genetici, endocrini, ambientali ecc.).
Le connettiviti colpiscono maggiormente specifici gruppi etnici e non è rara la presenza di tali patologie in più membri di una stessa famiglia.
Connettivite mista
Come accennato in precedenza, si parla di connettivite mista (nota anche come sindrome di Sharp) quando in un soggetto sono presenti contemporaneamente degli aspetti clinici che caratterizzano diverse patologie reumatologiche (LES, sclerodermia, artrite reumatoide ecc.) e la presenza nel siero di anticorpi anti-U1-RNP.

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La patologia esordisce generalmente nel periodo di età compreso fra i 20 e i 30 anni, ma si registrano casi anche in bambini e persone più anziane. Il sesso maggiormente colpito è quello femminile.
La connettivite mista esordisce generalmente con diversi sintomi (fenomeno di Raynaud, rash, poliartriti, edema di dita e mani ecc. Il sintomo che si presenta con più frequenza è il fenomeno di Raynaud (per approfondimenti si consulti l’articolo specifico: Fenomeno e malattia di Raynaud); man mano che la connettivite progredisce, iniziano a fare la loro comparsa i tipici sintomi del LES, della sclerodermia, dell’artrite reumatoide e della polimiosite; in diversi casi è presente vasculopatia, in altri vi è il riscontro di autoanticorpi anti-endotelio; le manifestazioni a carico della pleura e dei polmoni sono significative e sono presenti in numerosi casi; l’esame radiologico rivela spesso la presenza di interstiziopatia polmonare e fra le complicanze della forma mista è abbastanza frequente il riscontro di ipertensione polmonare, tale complicanza è generalmente primitiva, meno comunemente è legata alla già citata interstiziopatia. Nella forma mista l’ipertensione polmonare è la principale causa di morte.
L’edema delle mani è presente in quasi il 70% dei soggetti affetti da connettivite mista; sono frequenti anche diverse manifestazioni a livello cutaneo (rash, eritemi, porpora, papule ecc.).
La poliartrite rappresenta un altro aspetto di una certa importanza nelle connettiviti miste; in poco meno della metà dei soggetti colpiti da queste forme si apprezza la comparsa di piccoli noduli peritendinei; la mialgia è presente in circa la metà dei casi.
Disfunzioni a livello esofageo sono presenti in circa i tre quarti dei casi di connettivite mista e possono fare la loro comparsa disfagia, pirosi ed esofagite; le manifestazioni a carico dell’intestino sono invece più rare.
A livello cardiaco la manifestazione che si riscontra con più frequenza è la pericardite; dal punto di vista neurologico la manifestazione più comune è la nevralgia del trigemino; cefalee ed emicranie sono spesso presenti, ma sono invece rare complicanze neurologiche quali la meningite e la mielite. In alcuni casi, invero rari, si è registrata la comparsa di glomerulonefrite.
La diagnosi di connettivite mista non è sempre agevole; sono diversi i criteri diagnostici che sono utilizzati; secondo i criteri proposti da Alarcón, Segovia e Villareal, per porre la diagnosi devono essere soddisfatti contemporaneamente sia un requisito sierologico sia un requisito clinico; il requisito sierologico richiesto è la positività di anti-RNP al test di emoagglutinazione, con un titolo ≥ 1:1600; il requisito clinico richiesto consiste nella presenza di almeno 3 fra queste manifestazioni: artrite, miosite, edema delle mani, fenomeno di Raynaud, acrosclerosi; fra le tre manifestazioni deve essere sempre presente l’artrite oppure la miosite.
La terapia ricalca a grandi linee quella delle patologie che compongono questo quadro; nel 60% dei casi circa, la prognosi è favorevole. La sopravvivenza a 10 anni dei soggetti affetti dalla patologia si aggira attorno all’80%.
Connettivite indifferenziata
La connettivite indifferenziata (nota anche come lupus latente, lupus incompleto o sindrome connettivitica indifferenziata) è, come accennato nel primo paragrafo, una patologia in cui le manifestazioni cliniche non sono sufficienti per una chiara definizione di un particolare tipo di connettivite. La definizione “connettivite indifferenziata” è stata coniata in tempi relativamente recenti (1980) da Leroy et al.; con essa si voleva appunto riferirsi a quelle patologie interessanti il tessuto connettivo che, in fase precoce di diagnosi, non possedevano tutti i criteri ritenuti indispensabili al fine di porre una sicura diagnosi di connettivite maggiore, ma che potevano teoricamente evolversi verso una patologia definita.
Nella forma indifferenziata le manifestazioni più comuni sono rappresentate dal fenomeno di Raynaud (segno clinico comunemente presente, come abbiamo visto, anche nella forma mista), da artrite, pleurite, pericardite, manifestazioni cutanee, aftosi orale, xeroftalmia, xerostomia, febbre, vasculite, neuropatia periferica, interessamento del SNC; la miosite e l’interessamento polmonare sono manifestazioni più rare.
Una forma indifferenziata può rimanere in uno stato latente, regredire o, nel peggiore dei casi, evolvere verso una forma definita.
Non esistono criteri universalmente definiti per descrivere con certezza una connettivite indifferenziata e, negli anni, i vari autori hanno proposto diverse definizioni. Secondo Mosca et al. (1999), la diagnosi deve porsi allorquando un soggetto presenta segni e sintomi suggestivi per connettivite, ma che non soddisfano i criteri necessari alla diagnosi di una specifica patologia interessante il tessuto connettivo; si deve inoltre registrare, in due distinte occasioni, la positività agli ANA (anticorpi anti-nucleo) e infine, la patologia deve essere presente da almeno 36 mesi; se i criteri sopraesposti sono presenti, ma non si sono ancora raggiunti i 36 mesi di presenza della patologia, si parla di connettivite indifferenziata precoce.
La stragrande maggioranza dei soggetti affetti da una forma indifferenziata viene trattata con farmaci antinfiammatori non steroidei, ma in alcuni casi, se fanno la loro comparsa manifestazioni quali sinovite, vasculite o sierosite (processo infiammatorio che vede il coinvolgimento di una membrana sierosa), può essere necessario fare ricorso a farmaci corticosteroidi.
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