La colangite è un processo infiammatorio a carico delle vie biliari extra- e intraepatiche. Si distinguono forme primitive (perlopiù a eziologia sconosciuta, ovvero dalle cause non note) e forme secondarie legate alle cause più svariate. Sono sinonimi di colangite i termini angiocolite e coledocite. Si hanno forme acute e croniche di colangite.
Cause
Lo sviluppo della malattia è generalmente favorito da processi patologici che provocano un’ostruzione a carico delle vie biliari; tali processi possono essere di vario tipo, si va dalla calcolosi biliare alle neoplasie della testa del pancreas, dai tumori della papilla di Vater a quelli dei dotti biliari.
La colangite è causata da germi che raggiungono le vie biliari (duodenite, colecistite, stasi biliare) o linfatiche (in caso di infezioni addominali). La contaminazione è favorita dalla presenza di lesioni anatomiche (postumi di interventi chirurgici, malattie congenite delle vie biliari) o di calcolosi biliare, che creano un ostacolo al normale deflusso della bile. I germi in questione possono essere di vario tipo: Escherichia coli, enterococchi, salmonelle, stafilococchi ecc. Per quanto le infezioni batteriche siano più comuni, il processo di ostruzione delle vie biliari può essere provocato anche da infezioni di tipo parassitario.
Colangite – Sintomi e segni
I segni e i sintomi che caratterizzano la forma acuta della patologia sono variegati, quelli che si riscontrano con maggiore frequenza sono tre (la cosiddetta triade di Charcot): febbre spesso intermittente, fegato dolente alla palpazione e ittero (provocato dal ristagno della bile). A questa triade di sintomi si aggiungono molto spesso dispepsia, sensazione di malessere generale, nausea, vomito, epatomegalia (ingrossamento del fegato) e splenomegalia (ingrossamento della milza). Se alla triade di Charcot si aggiungono confusione mentale e shock si parla di pentade di Reynold.
Nelle forme acute più severe la febbre può essere particolarmente elevata e lo stato generale del soggetto può essere compromesso. La forma più grave è la cosiddetta angiocolite suppurativa, che porta alla formazione di microascessi intraepatici, con febbre elevatissima, brivido scuotente, intenso ittero e stato pre-comatoso o nettamente comatoso che può complicarsi con la comparsa di insufficienza renale.
Nelle forme croniche (che solitamente rappresentano l’esito delle forme acute della malattia) la sintomatologia è solitamente più attenuata e si presenta saltuariamente.
Diagnosi
La diagnosi si avvale dell’osservazione clinica (la presenza della triade di Charcot induce il sospetto di colangite), di esami di laboratorio e di esami strumentali quali l’ecografia, la colangiografia endoscopica e la colangio-RMN.
Gli esami di laboratorio mostrano solitamente un rialzo della velocità di eritrosedimentazione (VES), una marcata leucocitosi neutrofila (rialzo del numero dei granulociti neutrofili circolanti), un lieve rialzo di transaminasi e lattato deidrogenasi (LDH) e un notevole rialzo degli indici di colestasi (fosfatasi alcalina, gamma GT e bilirubinemia diretta); in circa un terzo dei soggetti colpiti da colangite è presente un rialzo delle amilasi.
Colangite – Cura
La cura della colangite si basa sull’utilizzo di farmaci ad azione antibiotica; la loro scelta viene fatta seguendo le indicazioni dell’antibiogramma sui germi isolati dalla bile; fra gli antibiotici più utilizzati vi sono gentamicina e derivati, ampicillina ad alte dosi, piperacillina, cefalosporine, aztreonam ecc.
Nel caso di presenza di eventuali ostacoli al deflusso della bile, quasi sempre presenti, per la guarigione è indispensabile l’intervento chirurgico.
Le complicanze della colangite possono essere particolarmente severe; si ricordano l’ascesso epatico (che può essere anche multiplo), la cirrosi biliare, la peritonite biliare da perforazione, la pancreatite acuta, l’insufficienza epatica, l’insufficienza renale e lo shock settico (che può avere conseguenze fatali).
Colangite sclerosante primitiva
La colangite sclerosante è un serio processo infiammatorio cronico che porta all’obliterazione fibrosa delle vie biliari extra ed intra-epatiche, con frequente associazione con colite ulcerosa. La patologia colpisce soprattutto i soggetti di sesso maschile (il rapporto fra uomini e donne è 3:1).
Cause – Le cause della colangite sclerosante primaria sono attualmente sconosciute, ma è probabile la lesione dei dotti biliari su base immunologica.
Segni e sintomi – I principali segni e sintomi che caratterizzano la patologia sono astenia, perdita di peso, prurito, ittero, comparsa dei segni e sintomi di ipertensione portale e insufficienza epatica con la frequente comparsa di colangiocarcinoma.
Spesso la colangite scelerosante è associata ad altre patologie, in particolar modo alla colite ulcerosa.
La colangite sclerosante secondaria è invece conseguente ad altre condizioni (patologiche e no) che sono clinicamente identificabili (AIDS, pancreatite ricorrente, iniezioni di chemioterapici attraverso l’arteria epatica ecc.).
Diagnosi – La diagnosi di colangite sclerosante non è sempre facile; talvolta infatti la patologia è priva di sintomi e, molto spesso, si inizia a sospettarla dopo aver notato l’alterazione di esami di laboratorio eseguiti per un controllo di routine o per altri motivi.
Nel caso si sospetti la presenza della malattia si possono eseguire diverse tipologie di esame, quali la colangiografia (da eseguirsi tramite una tecnica nota come colangiopancreatografia endoscopica retrograda, ERCP); pur comportando alcuni rischi, questo esame è il più indicato per porre una diagnosi certa di colangite sclerosante.
La colangite sclerosante ha solitamente un decorso lento, ma progressivo.
Terapia – A tutt’oggi non si dispone di una terapia specifica per il trattamento della colangite sclerosante; la sintomatologia viene combattuta attraverso l’assunzione di farmaci per la riduzione del prurito, antibiotici contro i processi infettivi, vitamine liposolubili (vitamina A, vitamina D, vitamina E e vitamina K), resine a scambio ionico e farmaci a base di acido ursodesossicolico.
Nelle fasi più avanzate della patologia si deve ricorrere al trapianto di fegato (il tasso di sopravvivenza dopo il trapianto è abbastanza elevato: 80% circa).
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