Le cisti di Baker, note anche come cisti poplitee, costituiscono una patologia piuttosto comune, che colpisce le articolazioni in generale, ma prevalentemente il ginocchio e l’area del cavo popliteo (o fossa poplitea), parte posteriore della coscia nella quale sono raggruppati i muscoli necessari per il piegamento del ginocchio e la conseguente flessione della gamba sulla coscia. Le cisti di Baker possono presentarsi in qualsiasi fascia d’età, ma si riscontrano molto più frequentemente nei soggetti di età compresa tra i 35 e i 70 anni circa. Ciò si spiega con il fatto che in questa fascia di età sono molto più comuni i problemi articolari a carico del ginocchio (il tipico esempio è l’artrite), problemi che favoriscono la fuoriuscita di liquido sinoviale. In letteratura, comunque, sono presenti anche casi di cisti poplitee in soggetti in età pediatrica nei quali, comunque, non indicano una patologia articolare sottostante e sono solitamente asintomatiche.
A seconda delle loro dimensioni e dell’area colpita, le cisti di Baker possono raggiungere diversi livelli di pericolosità, tant’è che in certi casi risulta necessaria la loro asportazione tramite intervento chirurgico.
Solitamente le cisti poplitee si sviluppano in senso caudale e medialmente, mentre non capita quasi mai che si distendano in alto verso la coscia.
Cisti di Baker – Cause
Attualmente si ritiene che le cisti di Baker siano dovute a un’anomala distensione della borsa del gastrocnemio-semimembranoso oppure, in misura minore, a un’estroflessione della membrana sinoviale articolare.
Nella maggior parte dei soggetti normali è comune ritrovare una comunicazione anatomica tra la borsa del gastrocnemio-semimembranoso e il cavo articolare, tendente ad accentuarsi con l’avanzare degli anni. La borsa è posizionata tra il capo mediale del gastrocnemio e il muscolo semimembranoso, con la conseguenza che, in caso di versamento articolare, aumentando la pressione all’interno della cavità, il liquido può tranquillamente infiltrarsi nella borsa con un meccanismo a valvola che consente, tuttavia, soltanto il passaggio del liquido dal ginocchio alla borsa e non il contrario. Il liquido che penetra all’interno della borsa ne provoca una distensione, formando appunto le cisti.
Le cisti di Baker possono avere anche altre cause. In certi casi si formano, per esempio, senza che sia presente alcun versamento intra-articolare, per esempio a causa di una borsite primaria; spesso accade che le cisti di Baker siano conseguenti a un’erniazione della membrana sinoviale in un’area di minor resistenza della parte posteriore della capsula articolare, per esempio tra il muscolo del gastrocnemio e il soleo.
Condizioni patologiche nel sedentario
Esistono numerose condizioni patologiche in grado di causare la formazione delle cisti di Baker. Le patologie più comuni nelle quali vi si assiste sono l’artrite reumatoide e, meno frequentemente, l’artrite psoriasica e l’artrite settica. Piuttosto diffuso è inoltre il riscontro di cisti di Baker nel caso di soggetti affetti da gonartrosi (artrosi del ginocchio), soprattutto per ciò che concerne le forme a maggiore stampo sinovitico. Casi di cisti di Baker sono noti anche in altre tipologie di malattia come le connettiviti, la sinovite villonodulare, l’osteocondrosi disseccante, la gotta e l’amiloidosi. Anche le lesioni dei legamenti possono predisporre alla formazione di cisti di Baker.
Cisti di Baker e running
Esiste anche una causa sportiva o predisponente: lo sforzo prolungato tipico del maratoneta può facilitare o causare la patologia. È quindi la quantità piuttosto che la qualità sportiva a essere responsabile.

Le cisti di Baker possono presentarsi in qualsiasi fascia d’età, ma si riscontrano molto più frequentemente nei soggetti di età compresa tra i 35 e i 70 anni circa
Cisti di Baker – Sintomi
Il segno principale della presenza di una cisti di Baker è la comparsa di una massa, dura alla pressopalpazione, nella zona posteriore del ginocchio; altri segni e sintomi che possono manifestarsi sono il gonfiore del ginocchio, il dolore che dal ginocchio si irradia fino al polpaccio, la rigidezza articolare e un “click” quando si muove il ginocchio.
In rari casi, la cisti di Baker può essere asintomatica e la scoperta della sua presenza può avvenire per puro caso nel corso di indagini diagnostiche effettuate per altri motivi.
In alcuni casi (5-10% circa) si hanno fastidiose complicazioni; la più frequente è la rottura della membrana sinoviale della cisti; ne consegue una fuoriuscita del liquido in essa contenuto che invade il muscolo gastrocnemio che svilupperà una protuberanza, in alcuni casi arrossata e pruriginosa. La sintomatologia della rottura è molto simile a quella della tromboflebite, una condizione sicuramente più pericolosa della cisti di Baker e che richiede un tempestivo intervento. Altre complicazioni, invero piuttosto rare, sono calcificazione della cisti, emorragie (nei soggetti con predisposizione al sanguinamento), infezioni, pressioni della cisti sul nervo peroneo o su quello tibiale.
Diagnosi
La presenza di una massa situata dietro il ginocchio deve far pensare alla possibile presenza di una cisti di Baker ed è quindi opportuno ricorrere a un esame strumentale; quello principale per la diagnosi delle cisti di Baker è l’ecografia articolare, un esame semplice e non invasivo, in grado di fornire un quadro chiaro e completo dei tessuti molli e di molte strutture articolari (membrana sinoviale, menisco, cartilagini articolari per esempio) e periarticolari (soprattutto legamenti e tendini).
L’esame ecografico del cavo popliteo viene effettuato tramite una serie di scansioni posteriori multidirezionali, con il paziente mantenuto in posizione distesa. Le immagini ecografiche mostrano chiaramente gli aspetti delle cisti di Baker: esse appaiono come formazioni liquide con pareti molto sottili, di forma ovalare o allungata, di dimensioni piuttosto variabili (da pochi mm ad alcuni cm, ma sono noti casi eccezionali di cisti giganti che arrivano fino alla caviglia, lunghe fino a 30 cm!).
L’esame ecografico può inoltre servire per l’analisi strutturale delle cisti (parete cellulare, presenza di villi e setti, sintomi di artrite reumatoide e osteoartrosi) e per evidenziare la comunicazione tra le cisti di Baker e il cavo articolare. Quest’ultima informazione è fondamentale per stabilire la causa della formazione delle cisti, poiché l’assenza di questo collegamento è indice del fatto che le cisti sono dovute a una borsite senza un concomitante impegno articolare. Tramite l’ecografia è inoltre possibile riuscire a distinguere le cisti di Baker dagli aneurismi dell’arteria poplitea, dai tumori dei tessuti molli (i sarcomi), dai gangli del tendine popliteo, dalle cisti meniscali, dai rarissimi tofi gottosi del cavo popliteo ecc.
Un’altra tecnica diagnostica che può essere molto utile in caso di dubbio diagnostico è la risonanza magnetica nucleare.
Cisti di Baker: come si cura
Le cisti di Baker possono essere curate secondo diverse procedure, a seconda dell’origine, del loro grado di sviluppo e dell’area interessata. Nei casi in cui l’origine delle cisti sia traumatica è possibile somministrare dei semplici farmaci antinfiammatori, utilizzando le tecniche di ionoforesi (della durata di almeno 30 minuti) e di mesoterapia.
Le cisti che si formano per sfiancamento della parete articolare posteriore, dovuta per esempio alla rottura del menisco o a un problema dell’articolazione, possono essere sottoposte ad artroscopia e pulizia dell’articolazione. In questi casi è la dimensione della cisti a influenzare la tecnica da impiegare, dalla semplice aspirazione sotto controllo artroscopico per le cisti relativamente piccole all’intervento chirurgico per l’asportazione di quelle di dimensioni maggiori. Risulta fondamentale, dunque, anche in campo terapeutico, l’impiego dell’ecografia, che consente lo svuotamento o l’asportazione ecoguidata delle cisti o l’introduzione in esse di farmaci.
Dopo un eventuale intervento, la fisioterapia può velocizzare il recupero, evitando aderenze infra-articolari. Le manovre svolte dal fisioterapista hanno il compito di aumentare la flessibilità articolare e di rafforzare i muscoli intorno al ginocchio per diminuire il carico sull’articolazione.
In genere la fisioterpaia inizia due settimane dopo l’intervento.
Cisti di Baker – Rottura
Una cisti di Baker può rompersi causando la diffusione del liquido nei tessuti molli della fossa poplitea e provocando un dolore improvviso e di notevole intensità. L’articolazione del ginocchio si mostra poco mobile, può esserci crepitio e/o versamento evidente. La diagnosi deve semplicemente escludere una trombosi venosa profonda per evitare che il soggetto venga trattato erroneamente con anticoagulanti.
La cura per la rottura della cisti di Baker consiste in analgesici, riposo ed elevazione dell’arto inferiore.
Cenni storici
Le cisti di Baker devono il loro nome a William Morrant Baker, chirurgo della seconda metà dell’800 che si occupò in particolare delle cisti della borsa del gastrocnemio-semimembranoso (il muscolo del polpaccio), pubblicando uno studio clinico sulla loro formazione.
In questo lavoro, Baker descrisse otto casi nei quali le cisti poplitee erano associate prevalentemente al versamento articolare del ginocchio, ma in seguito si occupò anche delle tumefazioni delle borse sinoviali in sedi diverse rispetto al ginocchio, ossia spalla, gomito, anca e caviglia. Unico neo nel lavoro di Baker fu quello di non riuscire a chiarire i rapporti di comunicazione tra articolazione e borsa, rapporti che tuttavia rappresentano ancora oggi una questione piuttosto dibattuta fra i vari autori.
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