La chikungunya è una patologia virale caratterizzata da febbre acuta e notevoli dolori articolari (artralgia), trasmessa agli esseri umani in seguito alla puntura di zanzare infette.
Il virus che causa l’infezione appartiene alla famiglia Togaviridae ed è stato isolato per la prima volta nei primi anni ’50 del secolo scorso in Tanzania.
Il termine “chikungunya” (ciò che contorce) fa riferimento alla severa dolenzia articolare che caratterizza la malattia.
Il bacino endemico è situato in varie parti dell’India, dell’Asia e dell’Africa; negli ultimi decenni, però, le zanzare portatrici del virus si sono diffuse sia nelle Americhe che nel continente europeo. In Italia, nel 2007, furono più di 200 le persone che furono contagiate (sembra che il portatore fosse un viaggiatore che rientrava nel nostro Paese dopo un viaggio in India).
Nel mesi di agosto e settembre 2017, la febbre chikungunya è tornata a far parlare di sé dopo la segnalazione di diversi casi di infezione nella regione Lazio.
Il rischio di una notevole diffusione della malattia è concreto ed il rischio più elevato di infezione lo corrono, ovviamente, coloro che hanno come mete di viaggio le zone endemiche. Il periodo più favorevole alla diffusione del virus è la stagione delle piogge tropicali.
Il virus Chikungunya e i suoi vettori
Il virus Chikungunya (CHIKV), come accennato in apertura, viene trasmesso da zanzare del genere Aedes (sia Aedes aegypty che Aedes albopictus, quest’ultima nota come zanzara tigre), insetti che possono trasmettere anche altre patologie quali, per esempio la febbre dengue, la febbre gialla (ittero tifoide) e la febbre da virus Zika.
La zanzara tigre, diversamente dalla Aedes aegypty, che si trova soprattutto nelle zone tropicali e subtropicali, è presente anche nelle zone urbane dell’Italia. Si tratta come noto di insetti che si nutrono di sangue (vengono appunto detti “ematofagi”) e pungono le loro vittime sia di giorno che di notte (soprattutto nelle prime ore del mattino e in quelle preserali).
Il virus Chikungunya può essere trasmesso anche da altre specie di zanzare, ma questi casi riguardano soprattutto il continente africano.
Contagio
Le eventuali epidemie vengono sostenute dalla trasmissione uomo-zanzara-uomo; vale a dire che le zanzare pungono gli uomini, o animali infetti, entrano in contatto con l’agente virale e, pur tutta la durata del loro ciclo vitale sono portatrici del virus.
La malattia fa il suo esordio dopo che sono trascorsi alcuni giorni dalla puntura della zanzara (4-7 giorni circa, anche se il periodo di incubazione può andare dai 2 ai 12 giorni).
Il rischio di trasmissione della malattia è maggiore nei primi 3-6 giorni della fase acuta (si dice che il soggetto è “viremico”).
La febbre chikungunya non si trasmette da uomo a uomo, a meno che non vi sia un contatto diretto con il sangue infetto del soggetto viremico.
In letteratura sono documentati casi di trasmissione materno-fetale, in particolar modo se la donna è viremica nel corso del parto; si ritiene che il virus Chikungunya non venga trasmesso tramite l’allattamento.
Chikungunya- Sintomi e segni
La malattia si caratterizza per la comparsa, in modo improvviso, di febbre molto alta (di solito la temperatura supera i 39 °C), generalmente associata a rigidità e dolori articolari.
Altre manifestazioni che si registrano con una certa frequenza sono affaticamento, dolenzia muscolare, mal di testa, nausea e vomito; può fare la sua comparsa anche un’eruzione cutanea pruriginosa che interessa solitamente il tronco e le estremità.
La fase acuta ha una durata relativamente breve (fino a una settimana circa), ma la patologia può essere particolarmente debilitante a causa della forte artralgia.
Gli esami del sangue possono registrare valori alterati quali piastrinopenia (quantità di piastrine circolanti inferiore alla norma) e leucopenia (quantità di globuli bianchi inferiore alla norma).
Si possono poi registrare alterazioni dei valori della funzionalità epatica nonché aumento di VES e proteina C reattiva.
Non sempre l’infezione da virus chikungunya è sintomatica; in una percentuale che varia dal 3 al 28%, infatti, non si registrano particolari manifestazioni della malattia.
Nella gran parte dei casi, un soggetto infettato guarisce spontaneamente nel giro di una decina di giorni, anche se è possibile che per periodi più o meno lunghi, la persona riferisca una certa sensazione di affaticamento.
In casi più rari, la dolenzia e la rigidità delle articolazioni possono avere una durata piuttosto lunga, addirittura di alcuni mesi.
Seppur molto raramente, si possono avere complicanze (dovute al virus, alla risposta all’agente virale o alla tossicità del trattamento farmacologico); queste si registrano soprattutto nei bambini molto piccoli e negli over 65 nonché in soggetti affetti da patologie croniche quali diabete mellito e ipertensione arteriosa. Il decesso in seguito a infezione da virus Chikungunya è possibile, ma è un’evenienza rara, legata soprattutto alla comparsa di complicanze in soggetti più deboli e/o immunocompromessi.
Chikungunya – Diagnosi
Nelle fasi iniziali della malattia, non è immediato sospettare la malattia in quanto la chikungunya, nel suo esordio, può ricordare la sindrome influenzale.
Ovviamente, nel caso di febbre improvvisa associata a forti dolori alle articolazioni e a mialgie, soprattutto nel caso si faccia ritorno da Paese a rischio, è opportuno informare dettagliatamente il proprio medico o una struttura sanitaria relativamente alle zone visitate.
Il virus Chikungunya può essere isolato nel sangue dopo pochi giorni dall’infezione; nel corso della prima settimana dall’insorgenza delle manifestazioni cliniche, la diagnosi può essere effettuata attraverso una coltura virale oppure mediante l’amplificazione degli acidi nucleici sul siero.
Cura
Non esiste una cura specifica contro l’infezione da virus Chikungunya e, conseguentemente, il trattamento si basa sulla somministrazione di farmaci sintomatici quali gli antinfiammatori (per esempio, FANS quali ibuprofene, naprossene ecc.) e gli antifebbrili (per esempio, il paracetamolo), nonché sul riposo a letto e sulla reintegrazione dei liquidi.
In casi particolari di soggetti colpiti da gravi dolori articolari che non rispondono al trattamento con i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), il medico curante potrebbe valutare la somministrazione di narcotici e/o corticosteroidi. Ovviamente, prima di intraprendere quest’ultimo tipo di trattamento si deve prendere in considerazione il rapporto rischi/benefici.
I soggetti infetti dovrebbero soggiornare in zone protette da zanzariere in modo da evitare l’esposizione alle zanzare, vettori della patologia, in modo ridurre il più possibile il rischio di diffusione dell’infezione.
Non essendo disponibile un vaccino, la prevenzione dell’infezione da virus Chikungunya si basa sulla protezione dalle punture di zanzara. Si veda a questo proposito l’articolo Come difendersi dalle zanzare.
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