La cefalea, più nota come mal di testa, è uno dei più diffusi disturbi a livello mondiale (pur non volendo commettere errori di generalizzazione, è molto raro trovare persone che non abbiano mai sofferto di mal di testa almeno una volta nella loro vita).
Parlare di cifre è impresa ardua perché le varie fonti non sono unanimi, anche se non esiste dubbio alcuno sul fatto che parliamo di percentuali elevatissime (non a caso molti considerano il mal di testa una vera e propria malattia sociale).
Se sui numeri vi sono discordanze, quello sui cui i vari autori sono d’accordo è che il problema, pur interessando entrambi i sessi e praticamente tutte le età (nemmeno i bambini piccoli vengono risparmiati), sembra privilegiare le donne (i maschi iniziano a soffrirne prima, ma a partire dalla prima mestruazione il disturbo interessa maggiormente il sesso femminile).
Altrettanto certo è che, se in molti casi il problema si risolve nel giro di poche ore e pochi giorni, in molti altri, specialmente se ricorrente, può essere causa di un vero e proprio scadimento della qualità di vita.
Come vedremo più dettagliatamente nel prosieguo dell’articolo, la cefalea può essere primaria o secondaria; nel primo caso è una vera e propria patologia a sé stante, mentre nel secondo caso rappresenta un sintomo di vari e diversi quadri clinici di carattere patologico.
Come già si intuisce da queste prime righe, cefalea è un termine molto generico con il quale si fa riferimento a un quadro doloroso a carico della testa le cui cause possono essere le più varie.
Da anni i vari autori provano a inquadrare meglio il problema cercando di classificare nel modo più organico possibile questo disturbo, un lavoro non facile che nel corso degli anni ha subito diverse revisioni.
Attualmente, la classificazione considerata come riferimento ufficiale è quella stilata dalla IHS (International Headache Society, Società Internazionale delle Cefalee) che nel 2004 ha rivisto il precedente lavoro datato 1988.
Cefalea: classificazione secondo la IHS
La classificazione delle cefalee secondo la IHS è molto articolata; tale classificazione (i cui criteri principali sono la qualità, l’intensità, la ciclicità del dolore e le modalità di insorgenza), infatti, prevede tre categorie:
- cefalee primarie
- cefalee secondarie
- nevralgie craniche e dolori facciali centrali o primari e altre cefalee.
Le cefalee primarie sono a loro volta suddivise nel modo seguente:
- Emicrania
- Cefalea di tipo tensivo
- Cefalea a grappolo e altre cefalalgie autonomico-trigeminali
- Altre cefalee primarie
Le cefalee secondarie sono invece suddivise così:
- Cefalea attribuita a trauma cranico e/o cervicale
- Cefalea attribuita a disturbi vascolari cranici o cervicali
- Cefalea attribuita a disturbi intracranici non vascolari
- Cefalea attribuita all’uso di una sostanza o alla sua sospensione
- Cefalea attribuita a infezione
- Cefalea attribuita a disturbi dell’omeostasi
- Cefalea o dolore facciali attribuiti a disturbi di cranio, collo, occhi, orecchie, naso, seni paranasali, denti, bocca o altre strutture facciali o craniche
- Cefalea attribuita a disturbo psichiatrico
La terza categoria consta invece di:
- Nevralgie craniche e dolori facciali di origine centrale
- Altre cefalee, nevralgie craniche e dolori facciali di origine centrale o primari.
A loro volta, tutte le voci sopramenzionate vengono ulteriormente classificate. Questo dovrebbe farci capire come il problema sia estremamente complesso e variegato e darci un’idea del perché, nonostante il mal di testa sia un disturbo conosciuto fin dall’antichità, vi siano ancora molti punti oscuri al riguardo.

La cefalea è uno dei più diffusi disturbi a livello mondiale: ne esistono molte tipologie, che sono state classificate in dettaglio.
È ovviamente impossibile esporre in modo esaustivo tutta la materia ed è quindi necessario limitarsi a trattare le tre principali tre forme di mal di testa che fanno parte della categoria delle cefalee primarie, ovvero emicrania, cefalea a grappolo e cefalea di tipo tensivo.
L’emicrania è una forma che si manifesta assai frequentemente; la sua incidenza varia in base al sesso (l’80% dei casi riguarda soggetti di sesso femminile) e all’età (la fascia maggiormente interessata dall’emicrania è quella che va dai 20 ai 50 anni). Vista la sua importanza viene trattata in un articolo a parte: Emicrania.
La cefalea a grappolo è una forma di mal di testa dalle cause sconosciute (fra le tante ipotesi, una piuttosto accreditata è quella di un malfunzionamento dell’ipotalamo) caratterizzato da attacchi dolorosi particolarmente intensi, lancinanti. Una sua denominazione molto suggestiva e che può darci un’idea della serietà di questo disturbo, è cefalea da suicidio. Anche questa forma viene trattata con un articolo a sé stante: Cefalea a grappolo.
Nel paragrafo seguente, invece tratteremo la forma di tipo tensivo.
Cefalea di tipo tensivo
Cefalea di tipo tensivo (TTH, tension-type headache) è la denominazione che sostituisce le precedenti cefalea tensiva, muscolo-tensiva, psicomiogena, da stress, comune, essenziale, idiopatica e psicogena.
L’IHS suddivide la cefalea di tipo tensivo in quattro sottogruppi: cefalea di tipo tensivo episodica sporadica, cefalea di tipo tensivo episodica frequente, cefalea di tipo tensivo cronica, probabile cefalea di tipo tensivo. Nel caso dei primi tre sottogruppi l’IHS prevede un’ulteriore sottoclassificazione a seconda del fatto che il disturbo sia o no associato a dolorabilità dei muscoli pericranici.
Quella di tipo tensivo è la forma primaria che si riscontra con maggior frequenza; secondo vari studi, infatti, la sua prevalenza nell’arco dell’esistenza della popolazione generale varia dal 30 al 78%. Curiosamente, nonostante sia la cefalea con il maggior impatto socio-economico più alto, sembra essere il tipo di cefalea meno studiato.
In passato la cefalea di tipo tensivo era considerata un problema essenzialmente di carattere psicogeno, mentre adesso molti studi effettuati dopo il 1988 (l’anno in cui l’IHS fornì la prima classificazione delle cefalee), sembrano propendere verso l’esistenza di una base neurobiologica, perlomeno per quanto concerne i sottotipi di maggiore gravità.
Come si intuisce dai criteri di classificazione IHS citati all’inizio di questo sottoparagrafo, questa forma di mal di testa viene sostanzialmente distinta in base alla sua frequenza e all’associazione o no a dolorabilità pericranica (ovvero quella dolenzia che può interessare alcuni muscoli di cranio e collo, come per esempio i muscoli frontale, temporale, massetere, sternocleidomastoideo, splenio e trapezio); una forma di tipo tensivo viene definita infrequente se, annualmente, si manifesta per meno di 12 giorni, mentre è frequente se si presenta per più di 12 giorni, ma meno di 180 (altrimenti siamo di fronte a una cefalea di tipo tensivo a carattere cronico).
È una forma di mal di testa che può colpire a ogni età, ma sono soprattutto i soggetti tra i 30 e i 40 anni che risultano essere i più interessati dal problema. Le donne sono maggiormente soggette a questo tipo di cefalea. Nella maggior parte dei casi (circa il 90%) la cefalea di tipo tensivo si manifesta bilateralmente, ma un 10% delle persone riferisce dolore monolaterale. Non tutti riescono a indicare con esattezza la sede dove avvertono dolore, mentre altri sanno indicarla con estrema precisione.
Il dolore è tipicamente gravativo-compressivo, sordo. Il soggetto avverte generalmente un senso di pesantezza alla testa e ha l’impressione di avere un cerchio intorno al cranio che lo stringe (tipica l’espressione “avverto un cerchio alla testa”). In meno del 25% dei casi viene riferito un dolore di tipo pulsante.
Di norma il dolore origina nella zona posteriore della testa per poi diffondersi progressivamente ai lati o nella zona frontale. Meno frequentemente il dolore insorge nella zona cervicale o alle spalle. È un tipo di dolore lieve o al più moderato; in alcuni casi è un semplice fastidio tant’è che la cefalea di tipo tensivo, al contrario di quanto accade con l’emicrania, raramente costringe a interrompere le normali attività quotidiane (molto dipende dalle sensibilità individuali).
Diversamente da quanto si registra con altre tipologie di mal di testa, nel caso della cefalea di tipo tensivo la sintomatologia associata è assente o comunque molto scarsa. Se presenti, i sintomi riferiti più comunemente sono stanchezza, difficoltà nella concentrazione, sensazione di vertigini e problemi nell’addormentarsi.
La cefalea di tipo tensivo è generalmente legata al mantenimento prolungato di una stessa posizione per svolgere determinate attività; altre volte è legata a stress, problemi di natura psicologica, stati depressivi o ansiosi, mestruazioni ecc. Il dolore è solitamente peggiorato dalle basse temperature, mentre il caldo aiuta ad alleviarlo. Giovano anche il riposo e il rilassamento.
Le terapie farmacologiche prevedono generalmente l’assunzione di FANS. I triptani, di una certa efficacia nella cura dell’emicrania, non mostrano le stesse potenzialità nei confronti della cefalea di tipo tensivo; un’eccezione è rappresentata dal sumatriptan che ha mostrato una certa utilità nel trattamento di quei soggetti emicranici che soffrono anche di cefalea di tipo tensivo.
La terapia preventiva può essere di tipo farmacologico e di tipo non farmacologico. I medicinali maggiormente usati nel primo caso sono i farmaci triciclici quali, per esempio, l’amitriptilina, la clomipramina e l’imipramina.
In alcuni casi vengono prescritti anche farmaci antidepressivi appartenenti alla categoria degli SSRI, farmaci ad azione miorilassante (di una certa efficacia risulta essere la tizanidina) e benzodiazepine.
Gli oppiacei vengono usati molto raramente a causa degli effetti collaterali e del pericolo di dipendenza.
Mal di testa: strategie per vincerlo
Approfondimenti sull’argomento possono essere reperiti nel nostro articolo Mal di testa: strategie per vincerlo.
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