Candida è un genere di funghi (miceti) di cui esistono numerose specie (circa centocinquanta); il termine Candida viene comunemente utilizzato come sinonimo di candidosi (anche candidiasi o, seppur molto raramente, moniliasi), una patologia provocata da alcune delle sopracitate specie (per esempio Candida albicans, la più importante – 80% dei casi di infezione – , Candida tropicalis, Candida stellatoidea, Candida pseudotropicalis, Candida parapsilosis – anche Candida parakrusei -, Candida guilliermondii Candida krusei e Candida glabrata).
Si tratta senza ombra di dubbio la più comune infezione da funghi umana e può rappresentare un problema di notevole importanza nei soggetti immunocompromessi (si ricorda che viene definito immunocompromesso un soggetto che presenta una compromissione del sistema immunitario tale da far sì che questo non sia in grado di fronteggiare un processo infettivo determinato da un agente patogeno).
Come detto, i funghi di questo Candida sono generalmente commensali e si trovano in diverse zone dell’organismo dell’uomo; è opportuno ricordare che quando un organismo, in questo caso il micete, vive come commensale in un altro, ne trae un beneficio, ma non arreca alcun danno; il problema fondamentale è che, in determinate occasioni, certi organismi possono passare da una situazione di commensalismo a una situazione di patogenicità; in questo caso i miceti diventano opportunisti (ricordiamo che gli agenti opportunisti sono patogeni non capaci di provocare uno stato morboso se non in presenza di particolari opportunità, opportunità che, di solito, sono rappresentate dalla riduzione delle capacità difensive dell’organismo che li ospita) dando luogo a un processo infettivo.
I fattori predisponenti
Sono numerosi i fattori predisponenti la patologiai; come già accennato in precedenza, il viraggio alla condizione patogena si verifica generalmente quando le difese immunitarie dell’organismo subiscono una forte riduzione; tale riduzione può essere dovuta a condizioni patologiche (anemia, diabete mellito, infezioni da HIV, ipoparatiroidismo, leucemia, linfoma, morbo di Addison, neoplasie maligne ecc.), condizioni fisiologiche (gravidanza, età – le difese immunitarie sono ridotte nelle persone anziane e nei più piccoli – ecc.), traumi (ferite, ustioni ecc.), fattori iatrogeni (trattamenti chemioterapici, assunzione di farmaci antibiotici, corticosteroidi, cateterismo, interventi chirurgici ecc.), assunzione di sostanze stupefacenti ecc.
Candidosi localizzata e disseminata
Il quadro clinico può essere estremamente variegato; esistono infatti diverse forme di candidosi e diverse possono essere le zone interessate dal problema.
Possiamo, a questo proposito, per comodità espositiva, suddividere le infezioni da Candida in due grandi gruppi:
- candidosi superficiali e localizzate
- candidosi profonde e disseminate.
Le candidosi superficiali e localizzate sono sicuramente le forme che si riscontrano con più frequenza; questa tipologia di infezioni da Candida interessano generalmente le mucose, ma anche, seppur più raramente, cute e unghie.
Più rare sono le forme profonde e disseminate; in questi casi il processo infettivo si diffonde, attraverso le vie linfatica o ematica, da un determinato focolaio infiammatorio ad altre zone dell’organismo. Le candidosi profonde possono interessare qualsiasi distretto (fegato, milza, reni, ossa, cute e tessuto sottocutaneo o altri tessuti) e possono dar luogo a quadri clinici estremamente gravi e potenzialmente fatali.
Diagnosi
In molti casi la diagnosi viene posta effettuando prima un prelievo diretto del materiale dalle lesioni causate dai funghi e poi eseguendo su di esso un’analisi al microscopio e in coltura. La coltura consiste nel seminare su un terreno solido (di solito l’agar Sabouraud) sul quale si svilupperanno, nel giro di un giorno, delle colonie biancastre o color crema, lisce, pastose e dall’aspetto opaco. Esiste anche un test piuttosto rapido e di notevole affidabilità che viene utilizzato per l’identificazione del fungo Candida Albicans, noto come test di filamentazione.

Circa il 66% di tutte le donne in età fertile hanno avuto almeno un episodio di candidosi vaginale nell’arco della loro vita.
Candidosi orale (mughetto) – Sintomi e cura
Una forma molto comune di Candida è la candidosi del cavo orale, nota popolarmente come mughetto. Ne esistono diverse manifestazioni cliniche (candidosi pseudo membranosa, candidosi eritematosa, candidosi cronica iperplastica, cheilite angolare – nota anche come perleche – e candidosi mucocutanea).
La candidosi del cavo orale è molto comune nei neonati (in particolar modo quelli nati da madre affetta da candidosi vaginale), ma può interessare anche soggetti di età molto avanzata; la comparsa di candidosi del cavo orale in un soggetto giovane negativo per neoplasie e in assenza di fattori iatrogeni scatenanti (per esempio l’assunzione di corticosteroidi) può essere indice della presenza di un’infezione da HIV.
I segni e i sintomi della candidosi orale sono alquanto caratteristici, inizialmente la mucosa orale si arrossa e diventa dolente, poi iniziano a comparire delle placche biancastre che ricordano il latte accagliato; generalmente il problema interessa il dorso della lingua, meno frequentemente il palato. La comparsa di placche a livello esofageo, laringeo e nel retrobocca è spia di una notevole depressione del sistema immunitario che potrebbe essere dovuta a patologie di una certa gravità. Un altro dei sintomi che viene spesso riferito è la sensazione di forte bruciore, tant’è che i soggetti colpiti possono trovare difficoltà a deglutire. In alcuni casi può essere presente la febbre.
La diagnosi di candidosi orale è generalmente clinica; nei rari casi in cui vi sia un dubbio diagnostico è necessario effettuare un esame istologico del materiale presente nella zona della lesione.
La cura di questa forma varia ovviamente in base alla serietà del processo infettivo; se il problema è di lieve entità si possono utilizzare apposite soluzioni a base di sostanze alcaline con le quali effettuare risciacqui. Un altro rimedio che viene prescritto è il perossido di idrogeno al 3%.
Nel caso in cui il problema interessi un neonato che viene allattato al seno, devono essere effettuate applicazioni con tali liquidi anche a capezzoli e areole della madre.
Nel caso in cui l’infezione si sia manifestata dopo un trattamento con farmaci ad attività antibiotica può essere opportuno integrare la dieta con alimenti probiotici.
Nelle forme di più difficile risoluzione il medico potrà prescrivere appositi farmaci quali il clotrimazolo, il miconazolo e la nistatina.
Se la candidosi orale si è diffusa in altre zone dell’organismo può essere necessario il ricorso a farmaci più aggressivi come, per esempio, il fluconazolo o il ketoconazolo oppure la nistatina.
Alla candidosi orale si associa spesso quella dell’esofago; si tratta di una forma che determina odinofagia (deglutizione dolorosa), disfagia e bruciore retrosternale; in alcuni casi è asintomatica. L’accertamento di candidosi esofagea viene effettuato tramite un’endoscopia che mostra membrane biancastre sulla mucosa esofagea; da queste viene poi prelevato un campione sul quale verrà effettuata una coltura.
Meno frequenti sono le enteriti e le coliti da Candida.
Candidosi vaginale – Sintomi e cura
Un cenno particolare va anche alla vulvovaginite da Candida (anche candidosi vaginale), un’infezione genitale decisamente frequente (si stima che interessi circa un terzo delle donne in età riproduttiva).
Per quanto l’agente eziologico più comune sia la Candida albicans (43% circa dei casi), nell’ultimo ventennio è stato osservato un notevole incremento dei casi di agenti non-albicans.
La stragrande maggioranza degli autori considera la candidosi vaginale un’infezione opportunistica di origine endogena, anche se la trasmissione del fungo patogeno per via sessuale è possibile.
I principali fattori predisponenti possono essere di diverso tipo (ormonali, vaginali, immunitari ecc.).
La sintomatologia delle infezioni vaginali è alquanto variegata; il sintomo principale è sicuramente il prurito, possibile, ancorché raro, il bruciore (più frequente però nelle infezioni da Candida glabrata). Spesso sono segnalate dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali) e disuria (difficoltà nell’atto minzionatorio). Generalmente la sintomatologia è più accentuata nella settimana che precede le mestruazioni.
Altri segni di candidosi vaginale sono la leucorrea e le manifestazioni eritematose a carico di vulva e zona perineale. Anche la vagina è eritematosa e presenta leucorrea.
La cura della candidosi vaginale si avvale generalmente di farmaci appartenenti alla categoria degli azoli sia locali che sistemici (clotrimazolo, econazolo, fenticonazolo, fluconazolo, isoconazolo, itroconazolo, miconazolo, sertaconazolo ecc.); la terapia sistemica è generalmente più efficace di quella topica; gli effetti collaterali di questa tipologia di farmaci sono generalmente scarsi e ben tollerabili. In alcuni casi è di una certa efficacia, grazie alla sua azione micostatica, l’uso di acido borico per via vaginale.
La candida nell’uomo
Negli uomini, la patologia genitale si può manifestare con un eritema del solco balano-prepuziale associato a prurito e bruciore. Rare sono le infezioni delle vie urinarie che possono manifestarsi con placche bianco-giallastre sulla parete della vescica.
Il fungo è un pericolo?
Come abbiamo visto leggendo i paragrafi precedenti, la Candida accompagna la vita dell’individuo sano, cioè è un saprofita, ma, quando l’efficacia del sistema immunitario diminuisce, può causare notevoli problemi per la salute del soggetto, in particolare può diventare responsabile di patologie dell’apparato genitale. È stato proposto il suo ruolo in altre patologie come sindrome da stanchezza cronica, depressione, ansia, bulimia, anoressia. Personalmente ritengo che questi ultimi coinvolgimenti non abbiano nessuna rilevanza scientifica. Infatti il fungo si elimina, almeno temporaneamente, con farmaci come fluconazolo o altri antimicotici. Nelle gravi patologie sopra riportate non si notano miglioramenti significativi (anche temporanei) con l’applicazione di fluconazolo, sintomo evidente che il ruolo della Candida è marginale e non causale.
In realtà si tratta di un tentativo di ridurre tutto a una sola causa (errore di monocausa), spesso semplicistico e inutile. È del tutto assurdo, infatti, estendere a individui con sistema immunitario sano i problemi che la patologia genera per esempio in diabetici o in altri pazienti trattati con chemioterapia, antibiotici, cortisonici o altri farmaci immunosoppressivi. Anzi, si nasconde un falso problema: chi ha un’infezione in realtà ha una situazione organica compromessa che è il vero problema da sconfiggere.
La dieta per la Candida
La dieta ha, secondo i suoi propugnatori, lo scopo di impedire che questo fungo proliferi eccessivamente all’interno dell’organismo umano. La domanda che dobbiamo porci è: una dieta per la candida può davvero funzionare?
A essere onesti, pensare di risolvere una candidosi attraverso restrizioni di tipo alimentare sembra una risposta molto semplicistica e non risolutiva; la realtà è che chi è affetto da candidosi è, con tutta probabilità, un soggetto con una situazione organica particolarmente compromessa ed è questa compromissione dell’organismo che deve essere risolta se si vuole arrivare a capo del problema. Per ulteriori approfondimenti su questo punto si consulti l’articolo specifico.
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