La bulimia nervosa è un grave disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da un irrefrenabile bisogno di mangiare, bisogno generalmente associato a un susseguente comportamento compensatorio (per esempio l’autoinduzione del vomito).
In rari casi, la bulimia ha origini di tipo organico, in questo caso rappresenta soltanto uno dei segni di determinate patologie quali, per esempio, ulcera duodenale, ulcera gastrica, diabete mellito, gotta, ipertiroidismo, acromegalia, sindrome ipoglicemica, tenia ecc.
Nella maggior parte dei casi però la bulimia (dal greco boùlimos, fame da bue) riconosce cause di tipo psicologico e viene appunto più esattamente definita come “bulimia nervosa”.
L’interesse scientifico verso la bulimia risale alla fine degli anni ’70 del XX secolo; il primo a descrivere questo disturbo è stato lo psichiatra inglese Gerald Russell che ne diede una sua definizione nel suo articolo Bulimia nervosa: an ominous variant of anorexia (Bulimia nervosa, una minacciosa variante dell’anoressia).
Non è affatto facile quantificare la portata del fenomeno; quel che è certo è che il problema interessa di gran lunga il sesso femminile (gli uomini non sono esenti dal problema, ma risultano colpiti circa dieci volte in meno rispetto alle donne).
Secondo alcune recenti ricerche, nel nostro Paese la bulimia nervosa interessa circa l’1% delle giovani donne, soprattutto quelle delle regioni meridionali. Fra i Paesi esteri nei quali il fenomeno sembra maggiormente rilevante vanno ricordati, oltre a vari Paesi europei, gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia, il Giappone, la Nuova Zelanda e il Sudafrica.
La bulimia nervosa fa generalmente il suo esordio tra i 12 e i 25 anni di età e non sembrano esserci particolari distinzioni per quel che riguarda la classe sociale di appartenenza.
Si è osservato che nei soggetti affetti da bulimia nervosa sono spesso presenti altre problematiche di carattere psichiatrico, in particolar modo l’autolesionismo, il disturbo bipolare, il disturbo ossessivo e i disturbi dissociativi dell’identità.
Segni e sintomi di bulimia
La bulimia nervosa si manifesta con ripetuti accessi di fame che costringono il soggetto a ingurgitare frettolosamente grandi quantità di cibo (la classica abbuffata, soprattutto di cibi dolci e di una consistenza tale che permetta una facile assunzione).
La persona affetta da bulimia nervosa di solito prova vergogna per questa abitudine alimentare che riconosce come scorretta e tenta di nasconderla consumando i propri smodati pasti il più segretamente possibile. Il soggetto ha generalmente l’impressione, durante le crisi bulimiche, di perdere il controllo della situazione, ovvero di non riuscire a fermarsi e resistere al desiderio di mangiare.
L’attacco di bulimia nervosa è normalmente seguito da sensi di colpa, frustrazione e agitazione che portano a comportamenti compensatori al fine di prevenire uno sgradito incremento del peso corporeo.
Fra i segni della bulimia nervosa vanno anche ricordati alcuni indicatori quali l’erosione dello smalto dei denti (causata dal frequente passaggio degli acidi del vomito) e l’abrasione del dorso delle mani (provocata dalla ripetuta introduzione delle dita in gola per indurre l’emesi).
In alcune persone affette da bulimia è presente un gonfiore delle ghiandole paratiroidi, irregolarità del ciclo mestruale, mal di gola e dolori addominali.

Spesso la bulimia è caratterizzata anche da fenomeni compensatori (vomito autoindotto)
Bulimia nervosa e condotte di eliminazione
In base ai comportamenti compensatori utilizzati è possibile distinguere la bulimia nervosa in due sottotipi:
- bulimia nervosa con condotte di eliminazione
- bulimia nervosa senza condotte di eliminazione.
Nel caso di bulimia nervosa con condotte di eliminazione, il comportamento compensatorio più frequente (80-90%) è l’autoinduzione del vomito i cui scopi fondamentali sono sia la riduzione del senso di nausea che segue l’abbuffata sia la prevenzione di un incremento ponderale.
In alcuni casi, il vomito rappresenta l’effetto che il soggetto sta ricercando, ovvero la persona si abbuffa allo scopo di vomitare oppure vomita anche nel caso di assunzione di piccole quantità di cibo.
Altri metodi compensatori sono rappresentati dall’uso di lassativi e diuretici e più raramente, e mai come unico metodo, l’uso di enteroclismi.
Nella bulimia nervosa senza condotte di eliminazione, i comportamenti di tipo compensatorio sono rappresentati dal digiuno nei giorni seguenti l’abbuffata e dalla pratica eccessiva di esercizi di tipo fisico (l’aggettivo “eccessiva” vuole evidenziare il fatto che l’attività fisica viene praticata in modo non consono, in luoghi od orari inappropriati e senza riguardo al fatto che ci si trovi in condizioni fisiche non ottimali). In qualche raro caso si ricorre a sostanze in grado di accelerare il metabolismo (ormoni tiroidei) onde prevenire l’aumento ponderale.
La bulimia presenta molte analogie con l’anoressia nervosa, come, per esempio, l’eccessiva preoccupazione del peso, la continua ricerca di approvazione per il proprio comportamento e aspetto fisico e l’idea ossessiva del cibo. L’alternanza di una notevole ingestione di cibo e dei meccanismi compensatori è la reazione per lo più a problemi emozionali, ovvero alla scarsa capacità di gestire le emozioni sgradevoli.
Generalmente la bulimia inizia con un tentativo di mettersi a dieta; in seguito, i meccanismi compensatori messi in atto sono percepiti come una soluzione per il controllo del peso e man mano si consolidano nel tempo fino a uscire completamente dal controllo del soggetto. Come accade nei soggetti anoressici, la concentrazione della persona sui problemi relativi alle fluttuazioni ponderali e al consumo degli alimenti le permettono una distrazione da altri problemi che vengono percepiti come insopportabili o non risolvibili consentendo un temporaneo sollievo.
Come l’anoressia, anche la bulimia nervosa è un disordine alimentare che trae origine dalla storia familiare del soggetto, dai suoi problemi psicologici e anche da una possibile tendenza alla depressione.
Diagnosi di bulimia nervosa
Contrariamente a quanto si può pensare, la bulimia non è così semplice da diagnosticare, diversamente da quanto accade con l’anoressia nervosa, disturbo alimentare che si palesa in modo più evidente; infatti, a differenza di quanto accade nel soggetto anoressico, nel soggetto affetto da bulimia il peso corporeo è spesso nella norma; alcuni soggetti risultano in lieve sottopeso o in lieve sovrappeso; la percentuale delle persone in grave sovrappeso è bassissima.
Secondo quanto riportato dal DSM-IV (la quarta revisione del Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) si può porre la diagnosi di bulimia nervosa qualora siano presenti questi sintomi:
- abbuffate ricorrenti (con caratteristiche ben precise: ci deve essere il consumo di una notevole quantità di cibo e il soggetto deve generalmente avvertire la sensazione della perdita di controllo)
- comportamenti compensatori (vomito autoindotto, assunzione di lassativi, diuretici, farmaci tiroidei, digiuno, esercizio fisico eccessivo)
- frequenza (le abbuffate e i comportamenti compensatori devono manifestarsi almeno due volte alla settimana per un minimo di tre mesi; siamo quindi di fronte a una vera e propria dipendenza)
- esagerata preoccupazione per le proprie forme corporee e per il peso.
Bulimia nervosa: le conseguenze sulla salute
Le principali conseguenze sulla salute dei soggetti bulimici sono i traumi all’apparato gastroenterico, problemi cutanei, caduta dei capelli, aumento dei livelli di amilasi sierica, acidosi metabolica e squilibri ormonali che portano, nelle donne, ad amenorrea (mancanza del ciclo mestruale), fino allo squilibrio elettrolitico (ipopotassiemia, iponatriemia, ipocloremia); una grave carenza di potassio, sodio e cloro a causa dei meccanismi compensatori, che può portare ad aritmie cardiache e anche alla morte.
Come si cura la bulimia
Nei rari casi di bulimia secondaria ad altre patologia, la terapia consiste ovviamente nel trattamento della malattia sottostante.
La terapia della bulimia nervosa, invece, può essere sia di tipo psicologico sia di tipo farmacologico, eventualmente in associazione.
L’approccio di tipo psicologico si avvale di personale medico qualificato e può prevedere sedute di psicoterapia individuali, familiari o di gruppo; queste ultime sembrano essere quelle più efficaci, soprattutto nelle adolescenti e nelle donne giovani, ma anche nei giovani soggetti di sesso maschile. Le strutture sanitarie offrono, generalmente in modo gratuito, la possibilità di partecipare a gruppi di auto-aiuto. Il modello terapeutico più seguito è quello della terapia cognitivo-comportamentale (TCC), in molti casi associata a consulenze dietologiche e a cure farmacologiche a base di farmaci antidepressivi (uno dei principi attivi più usati è la fluoxetina, nota sotto il nome commerciale di Prozac).
Le cure farmacologiche consistono generalmente, come accennato in precedenza, nell’assunzione di farmaci antidepressivi appartenenti alla categoria degli SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina); l’assunzione di tali farmaci ha mostrato una certa efficacia nel trattamento della bulimia nervosa; in primo luogo perché generalmente si osserva, nel giro di alcune settimane, una riduzione nella frequenza delle abbuffate di circa il 50% e in secondo luogo si assiste a una riduzione di circa il 50% negli episodi del vomito con conseguente miglioramento del tono dell’umore e del senso di controllo sull’alimentazione.
Il problema dell’approccio farmacologico è che in molti soggetti, secondo quanto indicano vari studi, i farmaci non hanno un’efficacia a lungo termine. È per questo motivo che, generalmente, alla terapia farmacologica viene associata la TCC.
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