L’artrosi (anche osteoartrosi o, secondo la maggioranza degli autori anglosassoni, osteoartrite*) è una seria patologia degenerativa a carattere cronico caratterizzata da alterazioni della cartilagine delle articolazioni sinoviali. Va precisato che non è ancora del tutto chiaro se le lesioni artrosiche interessino la cartilagine o l’osso appena sottostante.
L’artrosi può colpire una o più articolazioni; si parla di artrosi generalizzata quando le articolazioni interessate dalla patologia sono almeno tre. Nella parte finale dell’articolo accenniamo alle forme più comuni della patologia, ovvero l’artrosi dell’anca, (coxartrosi), del ginocchio (gonartrosi), delle articolazioni vertebrali (spondiloartrosi) e dell’articolazione alla base del pollice (rizoartrosi).
L’artrosi è una malattia che si manifesta generalmente a partire dall’età di 40 anni, anche se può fare la sua comparsa molti anni prima; nessuno sembra esserne totalmente immune. Il picco di massima incidenza si riscontra tra i 75 e i 79 anni. Nel periodo compreso tra i 40 e 45 anni sono gli uomini i soggetti più colpiti; superati i 45 anni, la situazione si rovescia; sono infatti soprattutto i soggetti di sesso femminile a essere interessati dal problema. Nel nostro Paese sono circa 4 milioni le persone colpite dalla malattia.
Si tratta di una patologia piuttosto insidiosa che si sviluppa in modo molto lento e graduale e che colpisce con più frequenza coloro che sono affetti da diabete mellito, obesità, iperlipidemia, iperuricemia e varici.
Tra le patologie di tipo osteo-articolare, l’artrosi è sicuramente quella più frequente e il suo costo sociale risulta elevatissimo.
Artrosi primaria e artrosi secondaria
Nella prassi medica è decisamente comune fare una distinzione fra artrosi primaria e secondaria; la prima non legata a fattori scatenanti certi, la seconda legata a eventi o patologie diverse; tale distinzione è da sempre fonte di discussione fra gli autori in quanto, secondo alcuni, in essa sarebbero palesi diverse aree di incertezza.
Le cause delle artrosi
Le cause della forma primitiva (che spesso è generalizzata) sono sostanzialmente sconosciute; si ritiene che alle sue origini possa esserci un terreno genetico che predispone alla patologia, tant’è che spesso viene osservata in più soggetti che appartengono allo stesso nucleo familiare.
L’artrosi secondaria riconosce fattori di tipo locale, generale e traumatico. Vengono comprese in questa categoria le forme secondarie a malformazioni che colpiscono lo scheletro (scoliosi, valgismo, varismo ecc.), le forme secondarie ad anomalie congenite di tipo articolare (displasie congenite articolari), le forme secondarie a patologie di tipo osteoarticolare (osteonecrosi asettica, spondiloartrite ecc.), le forme secondarie a patologie metaboliche ed endocrine (acromegalia, diabete, iperparatiroidismo, obesità ecc.), le forme secondarie a eventi di tipo traumatico (fratture, emartrosi, idrartrosi ecc.), le forme legate a processi infettivi (artrosi settiche), le forme legate a processi infiammatori (come l’artrite reumatoide per esempio) e le forme legate a fattori occupazionali (si tratta delle tipiche artrosi da sovraccarico funzionali, essenzialmente legate a professioni o attività che costringono a un utilizzo eccessivo di una più articolazioni).
L’artrosi inizia a instaurarsi nel momento in cui, per i più disparati motivi, le cartilagini articolari –ovvero i tessuti la cui funzione è quella di ridurre l’attrito dei capi articolari- non riescono più a resistere in modo adeguato alle sollecitazioni cui vengono sottoposte. La cartilagine articolare è un tessuto costituito da una matrice extracellulare nella quale si trovano delle cellule dette condrociti; il processo fisiopatologico dell’artrosi viene scatenato nel momento in cui l’ambiente in cui vivono i condrociti viene a modificarsi. Con il passare del tempo le ossa si irrigidiscono e perdono la loro elasticità, possono verificarsi microfratture con susseguenti formazioni di calli ossei, ulteriore irrigidimento e altre microfratture. Man mano che l’osso perde elasticità, le sollecitazioni che vengono fatte sulle articolazioni sono ammortizzate dalla sola cartilagine; l’eccessivo sforzo che quest’ultima deve sopportare porta a ulcerazioni e assottigliamento. Man mano che il quadro peggiora si hanno, oltre alle alterazioni ossee e cartilaginee, anche alterazioni sinoviali e capsulari. Possono verificarsi processi infiammatori e, alla lunga, si assiste a una deformazione dei capi articolari.
Segni e sintomi di artrosi
Le principali manifestazioni dell’artrosi sono il dolore, la limitazione funzionale e la rigidità delle articolazioni.
L’artrosi è inizialmente caratterizzata da dolori lievi, più frequenti nelle ore che seguono il risveglio e in quelle che precedono il riposo. Il dolore non deriva dall’articolazione (che è priva di terminazioni nervose), ma dall’infiammazione della membrana sinoviale, da stiramenti dei legamenti e della capsula, da microfratture ossee ecc. I sintomi si acuiscono con il progredire della malattia, provocando sofferenza ininterrotta e riduzione o inibizione delle capacità motorie.
La limitazione funzionale è inizialmente dovuta alla volontà del soggetto di evitare il dolore e tale scopo viene raggiunto limitando l’escursione delle articolazioni; in seguito il problema è da attribuirsi anche dall’alterazione stessa dei capi articolari (ossificazione cartilaginea, riduzione dello spazio e del liquido intra-articolare ecc.).
La rigidità delle articolazioni si presenta generalmente al risveglio oppure dopo un prolungato periodo di immobilità; il problema si attenua dopo breve tempo (30-40 minuti) con l’inizio dei normali movimenti.
Nelle fasi più avanzate dell’artrosi, un tipico sintomo è il rumore che viene avvertito durante il movimento delle articolazioni, un rumore che, nel caso di artrosi cervicale, viene descritto come “sabbia nel collo”; il rumore è dovuto allo sfregamento delle superfici delle articolazioni.
Diagnosi di artrosi
La concomitanza dei segni e sintomi sopradescritti pone immediatamente il sospetto di artrosi, ma, ovviamente, la certezza diagnostica può essere ottenuta soltanto attraverso l’esame radiografico.
La gravità delle alterazioni che si riscontrano sulle lastre radiografiche (la radiografia rimane, a tutt’oggi, l’esame fondamentale per la diagnosi della malattia in questione, anche se in casi particolari e selezionati, può essere opportuno il ricorso a TAC e RMN) va di pari passo con la durata della patologia; peraltro, abbastanza curiosamente, in vari casi, quando l’artrosi si trova nelle sue prime fasi, nonostante possa dar luogo a una forte dolorabilità, non dà particolare segno di sé sui reperti radiografici, mentre in altre circostanze, pur in presenza di radiografie che mostrano quadri artrosici piuttosto avanzati, si ha pressoché assenza di manifestazioni cliniche.
Artrosi: il trattamento
Il trattamento varia in relazione all’articolazione interessata e allo stadio raggiunto dalla patologia.
I casi più lievi possono trarre giovamento da fisiochinesiterapia e assunzione di farmaci antinfiammatori (soprattutto gli inibitori della Cox-2, come il celecoxib, che presentano meno effetti collaterali degli antinfiammatori classici) e analgesici; il ricorso alle infiltrazioni di cortisone e all’uso di lubrificanti articolari deve essere molto cauto perché nel tempo può aggravare il quadro clinico (le terapie a lungo termine a base di steroidi favoriscono l’osteoporosi); nei casi più gravi, quando la malattia si trova in uno stadio molto avanzato, può essere necessario ricorrere all’intervento chirurgico, sostituendo una protesi all’articolazione danneggiata. I risultati delle protesi sono positivi sia per la durata (oltre il 90% di successo a 12 anni dall’intervento) sia per il recupero (a tale proposito, dettagliate informazioni sono reperibili nei nostri articoli Protesi d’anca e Protesi di ginocchio).
Oggi sta acquistando una sempre maggiore importanza la prevenzione con l’uso di antiossidanti e di sostanze come la glucosamina e l’acido ialuronico. Oltre all’età, fattori predisponenti sono l’obesità, il superlavoro (anche sportivo) dell’articolazione, i traumi, il sesso (come detto, dopo i 45 anni sono le donne le più colpite). Solo in una percentuale piccola di casi si individua una predisposizione ereditaria (difetto di produzione di collagene).
Fondamentale l’attenzione alla correzione di eventuali cause predisponenti quali sovrappeso, varismo, valgismo, lussazione dell’anca e scoliosi.
Il ricorso a una ginnastica mirata può correggere eventuali posizioni viziate e rafforzare i muscoli di supporto nonché favorire il recupero della mobilità articolare.
Per ridurre temporaneamente il dolore e attenuare gli spasmi muscolari possono essere d’aiuto tecniche quali la diatermia, gli ultrasuoni e gli esercizi in piscina riscaldata.
Le forme di artrosi più comuni
Di seguito un breve cenno alle forme più comuni.
Artrosi dell’anca – Nota anche come coxartrosi, è una delle forme di artrosi più importanti, sia perché si tratta di un processo cronico degenerativo piuttosto frequente nella popolazione adulta (colpisce circa il 30% degli over 50) sia per le serie conseguenze che ha sulla qualità di vita del soggetto che ne viene colpito; fino ad alcuni anni fa era considerata una patologia tipica della terza età, ma non mancano casi di coxartrosi giovanile (legati soprattutto a determinate patologie quali la displasia nell’anca nel bambino, la malattia di Legg-Calvé-Perthes, tumori ossei ecc.).
La malattia evolve in modo lento, ma progressivo, rimanendo per molto tempo praticamente asintomatica; questo rende più difficile intervenire con trattamenti efficaci. Ulteriori approfondimenti: Artrosi dell’anca.
Artrosi del ginocchio – Nota anche come gonartrosi, è una forma di artrosi che interessa in particolar modo le donne che hanno superato i 50 anni di età; può interessare l’intera articolazione o solo una parte di essa. In assenza di altre patologie o condizioni predisponenti, il più importante fattore di rischio è rappresentato dal sovrappeso. Nel corso delle fasi iniziali della malattia, dolore è generalmente occasionale e tende ad accentuarsi durante i movimenti e a ridursi in situazioni di riposo. Con il passare del tempo, però, la situazione peggiora gradualmente e il dolore si fa più intenso, diventa quasi permanente e si manifesta anche a riposo. Ulteriori approfondimenti: Artrosi del ginocchio.
Artrosi cervicale –È una delle forme più comuni di spondiloartrosi; questa forma di artrosi provoca varie manifestazioni neurologiche per la vicinanza di radici nervose che possono venire colpite, interessate, irritate o compresse dalle modificazioni patologiche indotte dal processo artrosico. I disturbi più frequenti sono le nevralgie cervicobrachiali provocate dalla compressione del plesso cervicale e le vertigini, causate dalla compressione dei nervi simpatici del collo che regolano la circolazione del sangue nel labirinto e nell’orecchio interno. Approfondimenti ulteriori: Artrosi cervicale.
Artrosi del pollice – Nota anche come rizoartrosi, è una forma di artrosi che si manifesta soprattutto nelle donne che hanno superato i 40 anni. Colpisce la base del pollice e, in particolare, l’articolazione trapezio-metacarpica. Provoca un’importante deformazione del pollice e rende molto dolorosi i movimenti di presa; il dolore è causato dal contatto dirette delle ossa in seguito al consumo della cartilagine articolare e alla presenza di becchi ossei che, di fatto, agiscono come vere e proprie “spine” irritando i tessuti. Approfondimenti ulteriori: Artrosi del pollice.
* Gli autori anglosassoni preferiscono utilizzare il termine osteoartrite vista l’importanza della componente flogistica nell’evoluzione della malattia artrosica. Nel nostro Paese invece si continua a preferire l’utilizzo dei termini artrosi o osteoartrosi allo scopo di evitare confusioni con l’artrite reumatoide o con altre tipologie di artrite.
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