L’antrace è una malattia infettiva causata da un batterio, il Bacillus anthracis, di cui esistono diverse forme di differente pericolosità: la forma cutanea ha una letalità del 20%, che cresce notevolmente nelle varianti polmonare e intestinale.
Il contagio avviene per contatto o per inalazione delle spore: 30 kg di spore sono in grado di infettare in una zona di 10 chilometri più di 8.000 individui.
Per i suoi effetti potenzialmente devastanti il batterio dell’antrace è considerato uno degli agenti più pericolosi delle armi batteriologiche utilizzabili a scopo bellico o dai bioterroristi.
Sintomi e segni di antrace polmonare
I segni e i sintomi dell’antrace polmonare, detto anche carbonchio, sono inizialmente molto simili a quelli di una comune influenza (febbre, tosse, affaticamento), ma nel giro di tre, quattro giorni evolvono verso un quadro clinico molto più grave, con difficoltà respiratorie, stato di shock e perdita di conoscenza.
Se non curata, l’infezione porta alla morte nel giro di sette-dieci giorni.
La colonia dei batteri infatti si insedia nei capillari del tessuto polmonare compromettendo in modo irreversibile la funzionalità respiratoria.
La forma di antrace polmonare però, per essere contratta, necessita di un’esposizione molto elevata al batterio, almeno 8.000-10.000 spore, come hanno evidenziato i primi studi sulla trasmissione della malattia, condotti sulle scimmie, fin dagli anni ’50 del secolo scorso.

L’antrace nella forma polmonare, se non curata per tempo, può condurre alla morte in pochi giorni
Trattamento dell’antrace
La terapia è farmacologica, con la somministrazione di antibiotici, quelli di prima scelta sono la penicillina, la doxiciclina e i fluorochinolonici: il protocollo di cura prevede la somministrazione per sessanta giorni.
Per avere efficacia il trattamento deve essere tempestivo e iniziare subito dopo il contagio; tutti i genotipi studiati fino a questo momento, infatti, si sono rivelati sensibili alla penicillina, ma la guarigione può essere assicurata soltanto nel caso in cui si intervenga quando la patologia è nelle sue fasi iniziali. Sfortunatamente, infatti, somministrazioni tardive di antibiotici sono inutili.
Esiste anche un’immunizzazione post-esposizione al bacillo, che deve essere effettuata attraverso un ciclo di antibiotici (in genere ciprofloxacina e doxiciclina). I medicinali per l’immunizzazione post-esposizione devono essere assunti per un paio di settimane circa.
Si conosce anche il vaccino contro l’antrace (che si è rivelato efficace nel 93% dei casi circa), ma il suo uso su larga scala non metterebbe al riparo da versioni geneticamente modificate dell’agente dell’infezione e potrebbe indurre pericolosi fenomeni di resistenza al batterio.
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