L’anemia sideropenica (anche anemia da carenza di ferro, anemia ferropriva, anemia iposideremica, anemia sideropriva o anemia da carenza marziale) è una delle forme di anemia più comuni; secondo stime relativamente recenti, a livello mondiale sono circa due miliardi le persone che sono affette da questa forma di anemia; le zone maggiormente interessate sono quelle in via di sviluppo (a causa di carenze alimentari o di infestazioni del tratto gastrointestinale). Caratterizzano l’anemia sideropenica globuli rossi piccoli (microcitosi) e pallidi e deplezione di ferro.
Anemia sideropenica – Cause
Sono diverse le condizioni che possono determinare un’anemia da carenza di ferro; nei soggetti in età adulta la principale causa della sideropenia è un’emorragia; nei soggetti di sesso maschile, spesso le cause del problema sono da ricercarsi in un’emorragia cronica occulta a livello gastrointestinale (emorroidi, diverticoli del colon, gastrite atrofica, ernia iatale, esofagite da reflusso gastroesofageo, infezioni da Helicobacter pylori, effetti collaterali di determinati farmaci o presenza di formazioni tumorali gastriche o intestinali). Anche l’insufficienza renale cronica e la celiachia possono determinare anemia sideropenica.
In alcuni soggetti l’anemia sideropenica può instaurarsi in seguito a donazioni di sangue ripetute o a gastrectomia.
Nelle donne in età fertile le perdite mestruali rappresentano uno dei meccanismi principali della deplezione di ferro; nelle donne in stato interessante invece, pur in assenza di perdite mestruali, può instaurarsi un’anemia ferropriva legata alle aumentate richieste del feto.
La sideropenia può essere determinata anche da un incremento delle richieste di ferro, da un suo ridotto assorbimento o dalla combinazione di questi due fattori. Nei bambini di età inferiore ai due anni, l’anemia sideropenica è relativamente comune; la causa va generalmente ricercata in una dieta non del tutto adeguata alle richieste.
Anche nei soggetti in età adolescenziale si riscontrano spesso casi di anemia sideropenica; nelle ragazze le cause principali sono di solito rappresentate dalle perdite di ferro legate alle mestruazioni, da un regime alimentare che non apporti un adeguato quantitativo di ferro e dalle aumentate richieste legate allo sviluppo; quest’ultima causa si riscontra spesso anche nei giovani maschi.
Rare cause sono rappresentate da condizioni quali l’emoglobinuria parossistica notturna, protesi valvolari cardiache difettose e coagulazione intravascolare disseminata cronica.
I vari stadi della carenza di ferro
Alla carenza di ferro si arriva passando attraverso diversi stadi che classicamente vengono così distinti:
Stadio I – Le quantità di ferro che vengono perse sono superiori a quelle che vengono assorbite; si arriva quindi a una deplezione dei depositi di ferro. L’emoglobina e il ferro plasmatico risultano nella norma, ma la ferritina si riduce (ferritina sierica inferiore a 10 µg/L nella femmina o 15 µg/L nel maschio). Nel momento in cui si ha una riduzione del ferro di deposito si assiste a un graduale aumento dell’assorbimento del ferro proveniente dalla dieta e della concentrazione della transferrina.
Stadio II – I depositi di ferro, ormai praticamente esauriti, non sono più in grado di soddisfare le esigenze dei precursori dei globuli rossi (gli eritroblasti); i livelli plasmatici di transferrina aumentano mentre si riduce la concentrazione sierica di ferro; ciò porta una graduale diminuzione del ferro disponibile per l’eritropoiesi.
Stadio III – Si instaura anemia con globuli rossi e indici che, apparentemente, risultano normali.
Stadio IV – Sono presenti microcitosi e ipocromia; l’emoglobina risulta essere <12 g/dL nella donna e <13 g/dL nell’uomo, MCV <80 fL, MCH< 27 pg, conteggio dei reticolociti non adeguato al grado di anemia (<2%), bilirubina da normale a ridotta, sideremia ridotta (<60 µg/dL), TIBC (Total Iron Binding Capacity, Capacità Totale Legante il Ferro) elevata (> 60 µg/dL) e ferritina sierica ridotta (< 10-15 µg/L).
Stadio V – Arrivati a questo stadio la carenza marziale causa un danno tissutale determinando sintomi e segni.
Anemia sideropenica – Sintomi
L’anemia sideropenica è una condizione che, generalmente, grazie ad alcuni meccanismi compensatori, resta asintomatica fin quando il livello di emoglobina non raggiunge livelli inferiori a <7-9 g/dL.
Fra i sintomi e i segni dell’anemia sideropenica vi sono astenia, pallore, tachicardia, dispnea da sforzo e angina. Alcuni soggetti lamentano bocca secca, glossite, stomatite, ragadi agli angoli della bocca e, seppur raramente, alopecia. Altre manifestazioni sono irritabilità e difficoltà a concentrarsi. In alcune persone si manifesta la cosiddetta sindrome delle gambe senza riposo.
Potrebbero manifestarsi anche alterazioni cutanee e degli annessi cutanei (pelle secca, unghie incavate ecc).
Una manifestazione piuttosto rara legata all’anemia sideropenica è il picacismo (o pica, un disturbo del comportamento alimentare che si esprime con la necessità di ingerire sostanze non edibili (argilla, gesso, legno terra ecc.).
Diagnosi
La diagnosi di anemia richiede l’esecuzione di alcuni esami di laboratorio quali emocromo, ferritina, transferrina, sideremia, TIBC, bilirubina diretta, indiretta e totale (vedasi Stadio IV nel paragrafo I vari stadi della deplezione di ferro). Altri esami che possono essere effettuati per diagnosticare con esattezza il tipo di anemia sono lo striscio venoso periferico e l’aspirato midollare.
Fondamentali risultano anche la ricerca del sangue occulto nelle feci e un esame completo delle urine con valutazione microscopica o citometrica dei sedimenti urinari.
La diagnosi differenziale si pone con altre forme di anemica microcitica (sindromi talassemiche e anemia causata da patologie croniche) e con anemia sideroblastica congenita ed emoglobinopatia C.
Anemia sideropenica – Terapia
La terapia dell’anemia sideropenica passa innanzitutto attraverso la ricerca delle cause che, come abbiamo visto, possono essere molto diverse fra loro; appare chiaro a tutti che, la somministrazione di ferro (terapia marziale), seppur necessaria, senza la ricerca dei fattori eziologici è una pratica non corretta.
La terapia marziale può essere effettuata tramite diversi tipi di sali di ferro (fumarato, gluconato e solfato) o tramite saccarato di ferro. Nella gran parte dei casi la terapia orale (più sicura di quella parenterale) con solfato ferroso (100-150 mg pro/die) si dimostra efficace. Di norma si tende ad associare vitamina C (500 mg) in quanto questo micronutriente aumenta l’assorbimento del ferro e non dà luogo a un aumento dei problemi gastrici.
I livelli di emoglobina non salgono particolarmente nel corso delle prime due settimane di terapia; in seguito, se il trattamento risulta efficace, si assiste a un aumento della concentrazione di emoglobina di circa 2 g/dL.
Nei casi in cui la terapia orale non dia i risultati sperati si deve intervenire con la somministrazione parenterale che deve essere riservata soltanto a quei soggetti che non tollerano (oppure non sono in grado) di assumere il ferro per via orale. La terapia parenterale si rende altresì necessaria nel caso di soggetti affetti da patologie vascolari o capillari che causano regolari e importanti perdite di sangue.
Una volta corretta l’anemia, la terapia con ferro deve essere continuata fin quando non si ripristinano i corretti depositi di ferro (in genere occorrono dai quattro ai sei mesi circa).
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