L’anemia aplastica, nota anche come aplasia midollare, è una seria patologia del midollo osseo che determina una condizione nota come pancitopenia, ovvero una diminuzione al di sotto dei valori normali delle tre linee cellulari del sangue, ovvero leucociti (globuli bianchi), eritrociti (globuli rossi) e trombociti (piastrine); in altri termini, il midollo osseo diventa incapace di produrre una quantità adeguata di cellule del sangue; com’è noto, basse conte ematiche rendono l’organismo più suscettibile a infezioni ed emorragie.
Non si tratta, fortunatamente, di una malattia particolarmente diffusa, anche se non può dirsi rarissima; le stime più recenti mostrano che, annualmente, in Europa, si registrano circa 1.700 nuovi casi; sono i bambini, gli adolescenti e i giovani adulti a essere più frequentemente colpiti da questa patologia.
Si distinguono forme ereditarie (per esempio l’anemia di Fanconi, la sindrome di Blackfan-Diamond e la discheratosi congenita) e forme acquisite; queste ultime vengono ulteriormente distinte in idiopatiche (ovvero senza causa apparente) e secondarie.
Le cause dell’anemia aplastica
Le cause dell’anemia aplastica possono essere molto diverse fra loro; lasciando da parte le forme ereditarie, nelle forme acquisite non è sempre possibile riuscire a identificare la causa scatenante; si parla quindi di anemia aplastica idiopatica; in altri casi, invece, si è in grado di risalire al fattore scatenante; in particolare sono state identificate moltissime sostanze (farmaci e prodotti chimici) che, in soggetti predisposti, possono causare la malattia; per quanto riguarda i farmaci si ricordano i seguenti:
- cloramfenicolo e sulfonamidi (antibiotici)
- sali di oro e penicillamina (antireumatici)
- diclofenac, fenilbutazone, indometacina, naprossene e piroxicam (antinfiammatori)
- carbamazepina e fenitoina (anticonvulsivi)
- carbimazolo e tiouracile (antitiroidei)
- fenotiazine (antidepressivi)
- clorpropamide e tolbutamide (antidiabetici)
- chinino (antimalarico).
Per quanto concerne le sostanze chimiche si possono ricordare:
- benzene
- organocloruri e organofosfati (pesticidi)
- oli e agenti lubrificanti.
Anche alcune sostanze stupefacenti, fra cui l’ecstasy, possono determinare anemia aplastica.
Altre cause di anemia aplastica acquisita sono il Parvovirus B19, l’Herpes virus, il Flavivirus e il Retrovirus.
In alcuni casi, l’anemia aplastica è associata ad alcune condizioni patologiche e no quali la gravidanza, lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide, emoglobinuria parossistica notturna.
L’anemia aplastica può essere indotta da trattamenti radioterapici e chemioterapici.
Non è esattamente noto il meccanismo per il quale determinati farmaci, sostanze o virus possano determinare la malattia, ma la gran parte degli autori ritiene che questi agenti inneschino una reazione immunitaria anomala nell’organismo di coloro che sono geneticamente predisposti.
Segni e sintomi di anemia aplastica
La malattia può esordire gradualmente o, al contrario, modo del tutto improvviso.
La sintomatologia dell’anemia aplastica è essenzialmente determinata dal grado di pancitopenia; fra le manifestazioni principali si ricordano sensazione di malessere generale, pallore, mal di testa, aritmie, vertigini, perdite di sangue dal naso, sanguinamento gengivale, petecchie, ecchimosi.
La riduzione dei valori dei globuli bianchi è alla base di vari tipi di infezioni sia fungine che batteriche.
A seconda della loro serietà, le infezioni e le emorragie possono determinare un grave scadimento dello stato di salute generale che essere anche causa di morte.

Le stime più recenti mostrano che, annualmente, in Europa, si registrano circa 1.700 nuovi casi di anemia aplastica
Diagnosi
La diagnosi di anemia aplastica richiede un’accurata anamnesi sia familiare che personale per valutare, fra l’altro, l’eventuale esposizione a sostanze tossiche e/o a processi infettivi.
Necessario anche un esame clinico completo.
Fra i vari esami di laboratorio che vengono generalmente richiesti quando si sospetta la presenza di anemia aplastica vanno ricordati emocromo, conta dei reticolociti, bilirubina, LDH, emoglobina fetale, enzimi epatici, elettroliti, test di funzionalità tiroidea, test di funzionalità renale, ferro, vitamina B12 e acido folico ecc.
Altri test spesso eseguiti sono l’aspirato midollare, la biopsia osteomidollare e il test di fragilità cromosomica al diepossibutano (DEB test).
A seconda dei casi, il medico potrebbe richiedere anche alcune indagini di imaging quali raggi X e TAC.
Anemia aplastica: la terapia
La terapia si pone essenzialmente due obiettivi: eliminare, o quantomeno ridurre, i segni e sintomi legati alla pancitopenia (si parla in questo caso di terapia di supporto) nonché far sì che l’attività midollare ritorni nella normalità (terapia primaria).
L’anemia e la piastrinopenia vengono corrette con apposite trasfusioni; nel caso sia presente un’infezione batterica viene solitamente prescritta una terapia a base di farmaci antibiotici per via endovenosa.
Nel caso di anemia aplastica da sostanze tossiche o da assunzione di farmaci è ovviamente necessario sospendere il contatto con la sostanza incriminata.
La terapia primaria della malattia ha come detto lo scopo di guarire il soggetto in modo definitivo; nei bambini, negli adolescenti e nei giovani adulti il trattamento di prima scelta è il trapianto di midollo osseo allogenico; con esso ci si pone l’obiettivo di ricostruire le linee proliferative del midollo. Non si tratta però di una procedura esente da rischi ed effetti collaterali anche di notevole serietà.
Nel caso di soggetti adulti si preferisce invece ricorrere all terapia farmacologica immunosoppressiva; lo scopo è quello di impedire al sistema immunitario di attaccare il midollo osseo.
Oltre che nei soggetti adulti, la terapia con immunosoppressori è utilizzata in quei casi in cui non si riesce a trovare un donatore.
Quale prognosi per l’anemia aplastica?
Non è facile rispondere alla domanda; quando l’anemia è severa e non viene trattata adeguatamente o tempestivamente la prognosi è solitamente infausta; peraltro l’anemia aplastica severa può evolvere in leucemia o in sindrome mielodisplasica.
Nel caso di anemie da sostanze tossiche è spesso sufficiente interrompere il contatto con l’agente responsabile per risolvere abbastanza rapidamente i casi meno gravi.
Quando la patologia viene trattata adeguatamente e prontamente, la prognosi è piuttosto buona; nel 70% dei casi il trapianto di midollo osseo o la terapia immunosoppressiva garantiscono una sopravvivenza a 5 anni. Nei soggetti più giovani (<20 anni) i tassi di sopravvivenza sono più favorevoli. Sfortunatamente le recidive sono un’evenienza frequente ed è necessario che i pazienti si sottopongano a periodici controlli per monitorare l’andamento della situazione.
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