L’amebiasi è una malattia infettiva, endemica in alcuni Paesi, specie tropicali (erano presenti focolai anche nel mezzogiorno d’Italia), dovuta a un protozoo, l’Entamoeba histolytica che si localizza più comunemente nell’intestino crasso e, meno frequentemente, nel fegato. Esistono due forme di tale protozoo: il parassita attivo (trofozoite) e quello quiescente (cisti).
Le amebe possono trasmettersi da persona a persona oppure attraverso i cibi o l’acqua. La frutta e le verdure possono contaminarsi crescono su terreni che sono stati concimati con le feci umane, se vengono lavate con acque contaminate dalle amebe oppure se preparate da persone affette dalla patologia.
Il processo infettivo inizia una volta ingerite le cisti; queste si schiudono e rilasciano i trofozoiti che progressivamente si moltiplicano e possono provocare ulcerazioni a livello della mucosa intestinale; meno frequentemente si diffondono fino al fegato oppure in altre parti dell’organismo. In alcuni casi i trofozoiti si trasformano in cisti che vengono poi eliminate, per via fecale, assieme ai trofozoiti.
Amebiasi – Sintomi e segni
La patologia può essere priva di sintomi; nei casi sintomatici, invece, il malato può accusare diarrea intermittente oppure stitichezza; a volte entrambe, crampi addominali, dolenzia alla pressopalpazione dell’addome e febbre.
In alcuni casi, anche se poco frequentemente, i trofozoiti possono provocare una perforazione della parete intestinale; ne conseguono dolori particolarmente intensi insorgenza di peritonite, un’emergenza medica.
Se le amebe arrivano a diffondersi fino al fegato esiste la possibilità che si generi un ascesso; in questo caso si possono avere severe manifestazioni cliniche (febbre, sudorazione intensa, brividi, nausea, vomito, astenia, calo ponderale e dolenzia nella parte destra dell’addome).
Nei soggetti in cui l’amebiasi diventa un’affezione cronica si possono avere forte dimagrimento e anemia; in rari casi può formarsi un granuloma amebico (ameboma) che può causare ostruzione intestinale.
Diagnosi
La diagnosi di amebiasi si basa sulle analisi di un campione di materiale fecale; se il medico lo ritiene opportuno potrà richiedere l’esecuzione di altri esami (analisi del sangue, ecografia, colonscopia, biopsia).

L’amebiasi è spesso priva di sintomi, ma può rendersi evidente in seguito a particolari circostanze come, per esempio, malattie intercorrenti o stati di immunodepressione.
Amebiasi – Terapia
Nei casi sintomatici in cui si sospetti un’amebiasi, si utilizzano farmaci amebicidi (per esempio il metronidazolo, che deve essere assunto per più giorni, oppure il tinidazolo, di solito somministrato ad alto dosaggio, ma in dose singola).
Nel corso della terapia e per alcuni giorni dal termine è assolutamente proibita l’assunzione di sostanze contenenti alcol perché ciò potrebbe causare effetti collaterali particolarmente fastidiosi (nausea, vomito, forte cefalea e vampate di calore). I farmaci citati non devono essere somministrati alle donne in stato interessante. Nel caso di recidive si devono utilizzare altri farmaci.
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