L’alluce valgo è una delle patologie più diffuse relative all’avampiede. È una deformità ossea che consiste essenzialmente in una deviazione dell’articolazione metatarso-falangea del primo dito in direzione delle altre dita del piede. In alcuni casi l’alluce arriva addirittura ad accavallarsi con il secondo e persino con il terzo dito.
L’alluce valgo è una malformazione tipica dell’età adulta, ma può verificarsi anche nei soggetti più giovani e, in alcuni casi, anche se molto raramente, viene riscontrata anche nei neonati; peraltro, dai dati più recenti si è osservato una notevole diminuzione dell’età media di coloro che sono colpiti dalla deformità in questione. Sono i soggetti di sesso femminile quelli maggiormente interessati dal problema (10 volte più dei maschi).
Per quanto l’alluce valgo non possa essere considerata una grave patologia, può essere particolarmente fastidiosa e talvolta relativamente invalidante; avendo la tendenza a peggiorare in modo progressivo è opportuno non trascurarla e consultare uno specialista allo scopo di valutare un adeguato trattamento.
Cause
Le cause dell’alluce valgo sembrano essere multifattoriali (sono cioè in gioco molteplici fattori); alcuni autori distinguono la patologia in primaria (o congenita) e secondaria (o acquisita); secondo altri autori parlare di alluce valgo congenito non è corretto; congenita sarebbe invece la lassità muscolare e legamentosa dei flessori del primo dito e dei muscoli della pianta del piede, lassità che porterebbe, a lungo andare, al valgismo dell’alluce. Alcuni autori ritengono possano esistere fattori predisponenti legati a ereditarietà, in particolar modo nei casi di alluce valgo giovanile.
Esistono poi alcune patologie quali, per esempio, la gotta e l’artrite reumatoide, che possono essere responsabili dell’insorgenza di alluce valgo.
Altri fattori predisponenti sarebbero costituiti dalla presenza di alcune patologie neuromuscolari e del tessuto connettivo, dal basso tono muscolare, dalla lunghezza del primo metatarso e dell’ipermobilità dell’articolazione metatarsale.
E le calzature? – La tipologia delle calzature sembra avere un ruolo molto importante nello sviluppo di alluce valgo. Si è osservato in effetti che, nella stragrande maggioranza dei casi, la patologia compare in soggetti che indossano calzature di un certo tipo; è molto raro, infatti, riscontrare l’alluce valgo in individui che camminano scalzi. Una ricerca giapponese del 1981 mostrava che, prima del 1945, in Giappone tale patologia era pressoché sconosciuta e il motivo era da ricercarsi nel tipo di calzature indossate dalla maggioranza delle persone (i tabi, i tradizionali calzini che arrivano all’altezza della caviglia e che tengono separato l’alluce dalle altre dita); quando, dopo il 1945, i giapponesi hanno iniziato a indossare anche le calzature di tipo occidentale, si è osservato un aumento dei casi di alluce valgo. Come accennato in apertura di articolo, l’alluce valgo colpisce molto più frequentemente i soggetti di sesso femminile ed è molto probabile che ciò dipenda dalla tipologia di calzature da loro indossate, generalmente meno “fisiologiche” di quelle portate dagli uomini.
Alluce valgo – Sintomi e segni
Dal punto di vista clinico, l’alluce valgo è caratterizzato da:
- valgismo dell’alluce
- varismo metatarsale
- pronazione dell’alluce.
Caratteristica della patologia, è la presenza di un’esostosi della testa metatarsale, ovvero una caratteristica sporgenza ossea conosciuta popolarmente come “cipolla” (o, più raramente, “patata”) che è spesso accompagnata da una borsite molto dolorosa causata dallo sfregamento con la calzatura (si tratta di un tipico caso di borsite da sfregamento che, relativamente a questa patologia, interessa la borsa mucosa posta alla base dell’impianto dell’alluce; per approfondimenti sulle borsiti si consiglia di consultare l’articolo Borsite).
Molto spesso l’alluce valgo si associa a deformazioni del secondo e anche del terzo dito; va anche ricordato che in vari casi l’alluce valgo è associato al piede piatto.

L’alluce valgo è una deformità ossea, una deviazione dell’articolazione metatarso-falangea del primo dito in direzione delle altre dita.
Diagnosi
La diagnosi di alluce valgo è molto semplice; la deformità è ben evidente ed è sufficiente l’esame obiettivo. Allo scopo di stabilire il livello di compromissione della situazione ci si avvale dell’esecuzione di radiografie in stazione eretta e di un esame baropodometrico; quest’ultimo è sostanzialmente un test che tramite un’analisi statica e una dinamica consente una valutazione del piede sia dal punto di vista anatomico sia dal punto di vista funzionale.
L’esame baropodometrico risulta utile nella descrizione della morfologia, delle funzioni e delle disfunzioni statiche e dinamiche del piede. L’esame baropodometrico permette anche di determinare l’angolo tra alluce e piede (si parla di alluce valgo quando l’angolo tra il primo e il secondo osso metatarsale supera gli 8° – secondo alcuni autori 9°).
A seconda delle risposte provenienti dagli esami radiografici e baropodometrico si può classificare la gravità dell’alluce valgo in quattro stadi:
- stadio 0 – La situazione è sostanzialmente equiparabile alla condizione di normalità. Non è richiesto il trattamento chirurgico.
- stadio 1 – La testa del primo metatarso è parzialmente allineata ai sesamoidi. Non è richiesto il trattamento chirurgico.
- stadio 2 –È presente la sublussazione del primo osso metatarsale; si deve prendere in considerazione l’intervento chirurgico.
- stadio 3 – Si ha la completa lussazione del primo osso metatarsale; sono presenti compromissione capsulare e interessamento del II metatarso; spesso sono presenti sublussazione o lussazione metatarso-falangea. Si tratta di uno stadio che richiede l’intervento chirurgico.
Alluce valgo – Rimedi e intervento chirurgico
I rimedi per lìalluce valgo sono essenzialmente di due tipi: trattamento conservativo e trattamento chirurgico.
Il trattamento conservativo è indicato negli stadi 0 e 1, quelli di minore gravità. Si realizza ricorrendo alla combinazione di vari rimedi: ortesi su misura (supportano piede e caviglia), plantari (evitano il sovraccarico della parte anteriore del piede), trattamenti di fisiokinesiterapia (riducono la portata della sintomatologia), crioterapia associata all’utilizzo di pomate antinfiammatorie (riducono l’infiammazione e la sintomatologia dolorosa), FANS per via orale (riducono dolore e infiammazione). In casi particolari si può ricorrere alle infiltrazioni di cortisone.
Possono essere utili esercizi di ginnastica posturale e di ginnastica propriocettiva.
Ovviamente devono essere evitate, nei limiti del possibile, tutte quelle attività che costringono il soggetto a stare in piedi per molto tempo. Fondamentale poi la scelta di calzature adeguate. Si dovrebbero evitare i tacchi alti (tacchi di altezza superiore ai 4 cm sono decisamente sconsigliati) perché oltre a costringere i piedi in una posizione per loro non naturale, determinano un accorciamento dell’achilleo e destabilizzano la ripartizione del peso del corpo sul piede.
Il trattamento chirurgico è senz’altro indicato nei casi più gravi di alluce valgo, sempre che non vi siano controindicazioni all’intervento (è il caso di soggetti affetti da determinate patologie che non consentono il ricorso a interventi chirurgici perché potrebbero mettere in pericolo la loro vita).
Esistono più di centotrenta tecniche di intervento che negli anni sono state man mano proposte per la risoluzione dell’alluce valgo. L’obiettivo principale dell’intervento chirurgico è quello di far cessare o perlomeno ridurre il dolore causato dall’alluce valgo. Non è purtroppo sempre possibile migliorare più di tanto la situazione dal punto di vista estetico. Attualmente l’approccio chirurgico prevede interventi o sulle sole parti molli o solo sulle parti ossee oppure su entrambe.
Non esiste, probabilmente, una tecnica in assoluto migliore delle altre dal momento che non esiste una tecnica che sia adeguata per correggere tutti i tipi di deformità. Vediamo le due principali.
L’intervento tradizionale, l’osteotomia distale del primo osso metatarsale con la tecnica di Austin o Chevron (o tecniche similari) è un intervento considerato piuttosto versatile che viene ritenuto valido per il trattamento di deformità che vanno da lievi a complesse. Viene effettuata un’incisione chirurgica di circa 5-6 cm; una volta effettuata la correzione necessaria, il chirurgo posiziona nell’osso una vite in titanio che quasi mai richiede rimozione. Il decorso post-operatorio è scarsamente doloroso e la gestione in ambito domestico è piuttosto semplice.
Una delle tecniche attualmente più usate per il trattamento dell’alluce valgo è la P.D.O. (percutaneous distal osteotomy, osteotomia percutanea distale). La P.D.O. è una tipologia di intervento valida per le deviazioni di lieve e media entità, ma non è adatta per i casi più gravi. I principali vantaggi della P.D.O. sono la minima invasività e la breve durata dell’intervento; il decorso post-operatorio ha una durata di circa sessanta giorni.
Le dimissioni dalla struttura ospedaliera avvengono nel giro di 24-48 ore; i primi giorni il paziente seguirà una terapia a base di antidolorifici; la deambulazione è praticamente immediata previo uso di apposita calzatura (calzatura talus). Dopo 30-40 giorni ci si dovrà sottoporre a una visita di controllo e la calzatura talus potrà essere sostituita con un’altra calzatura a pianta larga; se non sopravvengono complicazioni, dopo sessanta giorni il paziente viene considerato guarito. Purtroppo non sempre i risultati sono soddisfacenti e non sono rari i casi di recidiva.
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