L’afasia è un disturbo del linguaggio causato da una lesione a carico delle aree cerebrali deputate alla sua elaborazione. Non sono considerate afasie i disturbi del linguaggio legati a deficit sensoriali primari, deficit intellettivi, disturbi a carattere psichiatrico o a debolezza dell’apparato neuromuscolare.
Significato del termine – Il termine deriva dal greco ἀφασία, mutismo; con esso si indicano, detto in modo un po’ grossolano, la difficoltà o l’incapacità di parlare o di capire il significato delle parole. Il soggetto colpito accusa un deficit, che può essere parziale o totale, delle sue capacità linguistiche.
Non esistono dati ufficiali sul numero totale di persone colpite da questo disturbo; in base alle stime effettuate annualmente dall’A.IT.A (Associazione Italiana Afasici), il numero di persone afasiche è di circa 200.000; ogni anno si registrano circa 18.000 nuovi casi.
Un disturbo complesso
Come accennato in apertura, l’afasia è un disturbo dovuto a una o più lesioni delle aree cerebrali che sono deputate all’elaborazione del linguaggio, ovvero l’area di Broca (una parte dell’emisfero cerebrale frontale), l’area di Wernicke (una parte del lobo temporale del cervello), altre aree di connessione con diversi centri del cervello che risultano implicati nella funzione linguistica ecc.
Nella grande maggioranza delle persone (96% dei destrorsi e 70% dei mancini), i centri di controllo del linguaggio si trovano nell’emisfero sinistro.
Cosa succede a chi è colpito da afasia?
Ma in cosa consistono esattamente i disturbi del paziente afasico? Senza entrare in complessi dettagli tecnici proveremo di seguito a descrivere in modo concreto quello che accade a una persona colpita da afasia. Alcuni soggetti hanno difficoltà a trovare le parole, in certi casi queste non vengono fuori oppure vengono fuori al momento sbagliato; alcune persone invece storpiano le parole, altre trovano relativamente semplice trovare le parole giuste, ma non sono in grado di metterle insieme in una frase che risulti poi corretta dal punto di vista grammaticale; vi sono persone in cui è compromessa la capacità dell’eloquio, mentre in altre si registra un danno della capacità di scrittura; in altri casi ancora risulta danneggiata la comprensione delle parole udite, mentre in altri la comprensione delle parole che vengono lette.
In molti casi l’afasia è accompagnata da altri tipi di disturbo quali, per esempio, la disartria (disturbo del linguaggio caratterizzato dalla difficoltà nell’articolare le parole) o l’aprassia (l’incapacità di compiere gesti coordinati e diretti a un determinato fine).
In alcuni casi, soprattutto nei soggetti più giovani, alcune abilità linguistiche perdute possono essere recuperate in virtù dell’intervento di aree del cervello adiacenti (tecnicamente si parla di plasticità neuronale) o comunque interconnesse.
Afasia – Cause
Le cause di afasia sono molteplici. Di fatto, ogni patologia che interessa il cervello può provocarla sempre che tale patologia interessi l’emisfero dominante e, soprattutto, le aree che sono deputate all’elaborazione del linguaggio.
L’evento patologico che più frequentemente è legato all’afasia è l’infarto cerebrale (responsabile di circa l’80% dei casi di ictus); gli infarti cerebrali sono generalmente responsabili di afasie di notevole gravità.
Fra le cause vanno ricordate anche le emorragie cerebrali, siano esse grandi emorragie che coinvolgono i nuclei centrali, piccole emorragie talamiche oppure ematomi lobari.
Il disturbo può anche essere provocato da tumori localizzati nell’emisfero sinistro, frontalmente o temporalmente; in genere questo tipo di tumori sono causa di un’afasia progressiva.
Anche l’atrofia cerebrale (condizione che può essere dovuta a diversi tipi di patologia fra cui malattia di Alzheimer, demenza, corea di Huntington, leucodistrofie, sclerosi multipla, malattia di Pick ecc.) può essere causa di afasia; in questi casi quest’ultima è soltanto uno dei tantissimi sintomi che caratterizzano tali malattie.
Il disturbo può riconoscere come causa anche un trauma cranico che provochi un ematoma intracranico, una contusione cerebrale o una trombosi arteriosa post-traumatica.
L’afasia può essere legata anche a processi infettivi che causino ascesso cerebrale o encefalite oppure a crisi epilettiche parziali (in questo caso il disturbo ha una durata molto breve).
L’afasia, infine, può verificarsi anche nel caso di un attacco emicranico con aura; l’evenienza non è frequente, ma le probabilità non sono nulle; ricordiamo che si parla di emicrania con aura quando il mal di testa è preceduto da sintomi di carattere neurologico totalmente reversibili e di durata limitata (generalmente dai 5 ai 20 minuti e comunque mai oltre l’ora).

Una causa di afasia è l’attacco ischemico transitorio (TIA, Transient Ischemic Attack); in caso di TIA l’afasia tende a regredire nel corso di poche ore.
Afasia fluente e non fluente
Esistono vari modi di classificare l’afasia più o meno condivisi dai vari autori; in effetti può risultare non sempre semplice posizionare un soggetto colpito da afasia in una delle categorie tradizionalmente utilizzate nella classificazione di tale disturbo.
Ciò premesso, una prima importantissima distinzione è quella tra afasia fluente e non fluente.
Il soggetto colpito da una forma fluente ha un eloquio che viene definito come “relativamente produttivo”, abbondante, e dispone di una prosodia (ritmo, accentazione e intonazione) relativamente nella norma; anche la produzione articolatoria risulta normale.
Il linguaggio dell’afasico fluente, però, risulta a tratti piuttosto sconnesso; le frasi sono generalmente lunghe e non sono quasi mai sintatticamente corrette (si parla, infatti, di paragrammatismo); nei casi più gravi di afasia, l’eloquio non ha nessun significato particolare. Un problema di non poco conto è che, molto spesso, la persona afasica non si rende conto di questo stato di cose, soprattutto nei casi in cui vi è un grosso problema di decodificazione uditiva.
L’afasico non fluente, invece, ha un eloquio scarsamente produttivo; la sua produzione linguistica si limita a parole isolate o a frasi brevi (due o tre elementi) e dalla sintattica piuttosto semplice; i verbi utilizzati non sono molti e spesso non vengono nemmeno coniugati; lo stile risulta “telegrafico”; molto spesso vengono omessi dalla frase gli articoli, le preposizioni e i pronomi. La prosodia risulta anormale. In molti casi, la persona si rende conto della situazione, delle sue difficoltà comunicative e si scoraggia, rinuncia all’eloquio oppure tenta di compensare il suo deficit utilizzando un linguaggio non verbale. Spesso sono presenti deficit articolatori.
Esistono comunque varie tipologie di afasia; rifacendosi alla classificazione più utilizzata in ambito neurologico si distinguono fra le altre: afasia di Broca, di Wernicke, globale e transcorticale (di quest’ultima forma esistono tre sottogruppi).

L’afasia è un disturbo del linguaggio causato da una lesione a carico delle aree cerebrali deputate alla sua elaborazione
Afasia di Broca
L’afasia di Broca è una forma non fluente caratterizzata da un eloquio ricco di anomie, tentativi di produrre la parola, sostituzione, all’interno della parola, di alcuni suoni con altri appartenenti o no alla lingua parlata dal soggetto (parafasie); generalmente la comprensione del linguaggio parlato risulta discreta in situazioni nelle quali si conversa su argomenti semplici e familiari, ma il soggetto presenta difficoltà nella comprensione di domande complesse o articolate; la comprensione del linguaggio scritto presenta lo stesso tipo di difficoltà. La ripetizione risulta compromessa, la scrittura spontanea è simile all’eloquio. La copia, generalmente, rimane conservata. Il soggetto è conscio degli errori che commette. Non sono pertanto infrequenti sentimenti di frustrazione e addirittura di depressione. Si accompagna spesso a emiparesi destra, emianastesia, aprassia orale e disartria; le lesioni che la provocano si trovano nel lobo frontale sinistro e si estendono in modo tale da includere la cosiddetta area di Broca; nelle forme più severe risultano lesionate anche le regioni premotorie e prefontali.
Afasia di Wernicke
L’afasia di Wernicke è invece una forma fluente; si registra compromissione della comprensione del linguaggio (nel caso in cui la lesione sia particolarmente estesa sono compromessi sia il linguaggio verbale che quello visivo). L’eloquio si caratterizza per la presenza di neologismi, parafasie e difficoltà a ordinare le parole in frasi; il soggetto conia neologismi, storpia le parole ed è logorroico (ovvero affetto da logorrea, termine che, in ambito medico, fa riferimento a un’irrefrenabile voglia di parlare; per estensione, il termine logorroico viene utilizzato per indicare chi è eccessivamente loquace o verboso). La scrittura e la comprensione della lettura risultano compromesse.
Afasia globale
L’afasia globale è la forma più grave ed è piuttosto comune. Rientra nella categoria delle afasie non fluenti. La caratterizzano una compromissione marcata della comprensione e della produzione linguistica; il soggetto peraltro non è in grado di leggere, scrivere, ripetere e denominare. L’eloquio del soggetto affetto da afasia globale è caratterizzato da stereotipie (ripetizioni prolungate, identiche, immotivate di sillabe, parole o brevi espressioni) e frasi ricorrenti. Il linguaggio automatico può essere conservato; in alcuni casi, il soggetto è in grado di utilizzare aspetti prosodici. Alcune persone affette da afasia globale sembrano essere consce della loro condizione di difficoltà e la loro reazione può essere diametralmente opposta; alcuni, infatti, reagiscono con espressioni disperate altri perdendo totalmente l’attitudine alla comunicazione. La causa principale delle afasie globali è l’ictus cerebrale.
Afasia transcorticale
L’afasia transcorticale è invece un tipo di afasia che viene suddiviso in tre sottogruppi: afasia transcorticale sensoriale, transcorticale motoria e transcorticale mista.
L’afasia transcorticale sensoriale è una forma caratterizzata da un eloquio fluente particolarmente ricco di parafasie verbali, parafasie semantiche e anomie (l’anomia è l’incapacità di evocare intenzionalmente i nomi delle cose e soprattutto delle persone); nella scrittura spontanea e nel dettato si riscontrano gli stessi errori che caratterizzano la produzione verbale; la ripetizione di parole e frasi (anche di una certa lunghezza) è totalmente integra, anche se il soggetto, quasi sempre, non ne comprende il significato. La comprensione del linguaggio parlato e scritto e la lettura risultano gravemente compromesse.
L’afasia transcorticale motoria è una forma di afasia non fluente; deriva da lesioni della corteccia premotoria o della corteccia supplementare motoria e della sottostante sostanza bianca; l’area di Broca non risulta interessata. Questa forma è caratterizzata da un eloquio spontaneo notevolmente ridotto e a volte agrammatico. Il soggetto ha la tendenza a non utilizzare in modo spontaneo il linguaggio e, qualora lo faccia, utilizza frasi molto brevi o parole isolate. Alcuni autori ritengono che ciò dipenda dall’incapacità di tradurre il pensiero in parole. La comprensione del linguaggio orale e di quello scritto è generalmente integra o, al più, lievemente alterata. Risulta integra anche la capacità di ripetere frasi lunghe e complesse; risulta preservata anche la denominazione.
L’afasia transcorticale mista è un disturbo piuttosto raro e di notevole gravità; è determinato dalla combinazione di un’afasia transcorticale motoria e un’afasia transcorticale sensoriale. Questa forma di afasia è caratterizzata da una totale compromissione dell’eloquio; le uniche abilità linguistiche superstiti sono quelle residue di ripetizione e del linguaggio automatico (per esempio le preghiere). La produzione orale è caratterizzata da un disturbo noto come ecolalia, il soggetto ripete cioè involontariamente (come un’eco) le parole o le frasi che vengono pronunciate dagli altri.
Altre forme di afasia
Altre forme sono l’afasia di conduzione e l’afasia anomica, entrambe forme fluenti.
L’afasia di conduzione è caratterizzata da una marcata incapacità di ripetizione; l’eloquio è contraddistinto da presenza di anomie, approssimazione graduale della “parola bersaglio” (ovvero quella che deve essere pronunciata), talvolta parafasie; la comprensione risulta relativamente conservata. Spesso è un’evoluzione di un’afasia di Wernicke.
L’afasia anomica (nota anche come amnesica) è una forma caratterizzata da un eloquio spontaneo e comprensibile; sono presenti gravi deficit di denominazione (si riscontra un grave deficit del recupero lessicale, in particolar modo per quanto concerne la denominazione di oggetti), la ripetizione è buona e la comprensione risulta conservata. Questa forma è associata a lesioni circoscritte delle aree temporali.
Cura
L’afasia è un disturbo complesso, dalle varie forme e dalle varie sfaccettature e che, come ben si comprende, può incidere in modo molto serio sulla qualità di vita del soggetto colpito e dei suoi familiari. In molti soggetti, la cura porta a ottimi risultati, in altri casi, purtroppo, il recupero non è ottimale.
Nei primi mesi che seguono il manifestarsi dell’evento, il disturbo ha, nella maggior parte dei casi, la tendenza a migliorare spontaneamente; esso però non regredisce mai rapidamente e improvvisamente; il recupero, infatti, risulta sempre lento e progressivo e non è per niente facile poter stimare con precisione la tempistica di guarigione (nel caso in cui questa ci sia). In alcuni casi l’evoluzione ha un andamento favorevole e il disturbo regredisce in modo completo o quasi nel giro di alcuni mesi; nella stragrande maggioranza dei casi però il recupero è soltanto parziale. Trascorso un certo periodo, il quadro tende a stabilizzarsi.
Fattori che incidono sul recupero sono la gravità iniziale e l’estensione della lesione, le cause che hanno determinato l’afasia, il trattamento logopedico (terapia del linguaggio) e la motivazione del soggetto. Altri fattori che in passato erano ritenuti importanti relativamente alle possibilità di recupero, ovvero l’età, il mancinismo e la scolarità sono stati recentemente ridimensionati.
Relativamente al trattamento di logopedia, studi recenti sembrano dimostrarne l’efficacia purché esso sia svolto per periodi lunghi e le sedute siano frequenti.
Notevole importanza per il mantenimento dei progressi raggiunti tramite la terapia viene attribuita al contesto familiare; se il soggetto si trova a vivere in un ambiente nel quale può partecipare a scambi linguistici, anche se l’uso del linguaggio è limitato, il disturbo non sembra andare incontro a peggioramenti; sono comuni però delle modificazioni; si registra, per esempio, una riduzione dei cosiddetti sintomi positivi (per esempio la produzione di termini errati) e un aumento dei sintomi negativi (per esempio le anomie).
Alcuni consigli per interagire con il paziente afasico
Chi deve interagire con una persona colpita da afasia può rendere più facile la conversazione adottando alcune strategie molto semplici. Innanzitutto è opportuno mantenere sempre il contatto oculare, parlare molto lentamente e utilizzare frasi non troppo lunghe. Si dovrebbe sempre iniziare la frase dicendo di cosa si vuole parlare. Importante è porre “domande chiuse”, ovvero domande a cui il soggetto può rispondere “sì” o “no”.
La persona afasica potrà meglio comprendere ciò che le viene detto se l’interlocutore utilizza i vari canali di comunicazione; chi interagisce con un afasico non deve quindi limitarsi a parlare, ma dovrebbe mimare, gesticolare e dare molta enfasi all’intonazione della voce.
È inoltre importante specificare se si vuole porre una domanda o parlare di altre cose.
Al momento dell’ascolto, quando è il soggetto afasico a parlare, bisogna lasciargli il tempo di parlare, senza “mettergli le parole in bocca”; è necessario sempre chiedere una conferma e far notare la presenza di eventuali incongruenze. Utile è anche assumersi la responsabilità di non essere stati in grado di capire. Risulta poi fondamentale la capacità di ascoltare.
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