Il trapianto di midollo osseo (o trapianto di cellule staminali ematopoietiche) è una procedura medica attraverso la quale si provvede alla sostituzione di un midollo osseo malato con uno sano.
Scopo fondamentale del trapianto di midollo osseo è quello di ristabilire la normalità nella produzione di cellule ematiche recuperandone la corretta funzionalità.
Il midollo osseo da trapiantare può provenire dallo stesso paziente che deve essere sottoposto a trapianto (trapianto autologo) oppure da un donatore sano (trapianto allogenico).
Trapianto autologo e trapianto allogenico
Nel caso di trapianto autologo è ovviamente necessario che il midollo osseo prelevato sia funzionante o comunque possa essere messo in grado di farlo; se, per esempio, il midollo osseo viene prelevato da un soggetto affetto da leucemia, esso, prima di essere trapiantato, deve essere sottoposto a un determinato numero di cicli di radio- e chemioterapia allo scopo di eliminare le cellule neoplastiche presenti.
I vantaggi del trapianto di midollo osseo autologo sono essenzialmente tre: vengono ridotti i tempi di attesa; si ha compatibilità assoluta; il rischio di rigetto è bassissimo.
Il limite principale di questa tipologia di trapianto è legata alla fase della malattia; nel caso di patologie neoplastiche, infatti, è necessario che la malattia sia in fase di remissione; in caso contrario la radioterapia e/o la chemioterapia hanno effetti limitati.
Questa tipologia di trapianto di midollo osseo è possibile fino all’età di 70 anni circa.
Nel caso di trapianto allogenico si effettua un trapianto di midollo osseo proveniente da un soggetto donatore.
Il vantaggio di questa procedura è legato al fatto che il midollo osseo proviene da una persona sana. Lo svantaggio principale è legato ai tempi di attesa che, generalmente, sono piuttosto lunghi; non è infatti per niente facile trovare donatori compatibili; sono maggiormente avvantaggiati coloro che hanno fratelli o sorelle, ma si deve tenere conto che, secondo quanto riportato da recenti statistiche, soltanto in un terzo dei casi i malati hanno un fratello o una sorella compatibili; un altro problema è legato al rischio di rigetto, più elevato nel caso di trapianti allogenici.
Questa tipologia di trapianto di midollo osseo è possibile fino all’età di 55 anni circa.
Indicazioni al trapianto di midollo osseo
Il trapianto di midollo osseo è una procedura medica indicata per il trattamento di varie malattie ematologiche, ereditarie e immunologiche; è considerato il trattamento preferenziale per patologie quali anemia aplastica severa, leucemia mieloide cronica (nonché in alcuni soggetti affetti da leucemia mieloide acuta o leucemia linfoblastica acuta) e alcune sindromi di immunodeficienza congenita.
Il trapianto di midollo osseo viene anche praticato in quei soggetti che non hanno risposto adeguatamente ad altre tipologie di trattamento quali radioterapia o chemioterapia (per esempio, alcuni pazienti affetti da determinate forme di leucemia o affette da linfomi).
Il trapianto di midollo osseo è una tipologia di trattamento non esente da rischi e non sempre è possibile ricorrervi; dal momento che i rischi aumentano all’aumentare dell’età, di norma si preferisce ricorrere al trapianto in soggetti di età inferiore ai 36; devono poi essere attualmente valutati lo stato generale di salute (al di là della patologia in corso, è necessario che cuore, polmoni, fegato e reni siano in ottime condizioni) e gli eventuali trattamenti medici ricevuti in precedenza.
Trapianto di midollo osseo: le fasi principali
Le fasi principali di un trapianto di midollo osseo sono essenzialmente due.
La prima consiste in un trattamento a base di chemio- e/o radioterapia, trattamento che si pone come scopo di distruggere le cellule midollari del malato; la seconda consiste nella somministrazione, tramite trasfusione, del midollo osseo sano.
Il midollo osseo trapiantato inizia a produrre leucociti (globuli bianchi), eritrociti (globuli rossi) e trombociti (piastrine) dopo circa due settimane dal giorno del trapianto.
La prima fase, quella del cosiddetto “condizionamento” ha una durata di circa una settimana e non serve soltanto a eradicare le cellule malate, ma anche a sopprimere temporaneamente le funzioni del sistema immunitario; se ciò non avvenisse, le cellule trapiantate in seguito verrebbero velocemente eliminate dall’organismo e non sarebbero in grado di ripopolare il midollo osseo.
Se il midollo osseo nuovo non subisce il rigetto (un rischio sempre presente nel caso di trapianto allogenico) e non si hanno recidive di malattia, vi è la concreta possibilità di una guarigione (dopo un certo numero di anni senza ricomparsa della patologia, il soggetto viene considerato guarito).

Il trapianto di midollo osseo (o trapianto di cellule staminali ematopoietiche) è una procedura medica attraverso la quale si provvede alla sostituzione di un midollo osseo malato con uno sano.
Il post-trapianto
Come detto, dopo circa due settimane dal trapianto, le cellule midollari cominciano ad attecchire e ripopolano il circolo sanguigno con cellule sane; occorrono però almeno quattro settimane prima che il nuovo midollo osseo sia sviluppato in modo tale da produrre un quantitativo adeguato di cellule mature. Fino a quando ciò non si verifica, allo scopo di evitare i problemi derivanti dalla carenza di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, il paziente viene sottoposto a opportune trasfusioni di trombociti ed eritrociti di donatori volontari adeguatamente selezionati.
Le due settimane che seguono il trapianto sono quelle più complesse; il paziente è praticamente privo di globuli bianchi (che non possono essere trasfusi) e deve quindi sopportare un difficile periodo di immunosoppressione; è quindi necessario impedire, per quanto possibile, lo sviluppo di infezioni; a tale scopo il soggetto viene ricoverato in camera sterile, ovvero una camera singola con propri servizi igienici nella quale l’aria viene continuamente filtrata.
Il soggetto viene inoltre sottoposto a una terapia antibiotica profilattica contro i microrganismi più comuni presenti nell’organismo.
Il rischio di contrarre un’infezione non è l’unico problema di chi si sottopone a trapianto di midollo osseo; in molti casi, infatti, le terapie effettuate portano allo sviluppo di mucosite, ovvero all’infiammazione delle mucose dell’apparato gastroenterico e dell’apparato orale. Talvolta la mucosite si presenta in forma molto lieve, ma in altri casi può addirittura impedire un’adeguata alimentazione. In quest’ultimo caso è necessario ricorrere alla nutrizione per via parenterale.
Altri problemi dei vari trattamenti medici sono rappresentanti dalla comparsa di scialorrea (eccessiva salivazione) e perdita di capelli, complicazioni comunque temporanee, anche se fastidiose.
Dopo circa un mese, un mese e mezzo, dal trapianto di midollo osseo, se non si sono verificati problemi particolari, il paziente può essere dimesso dalla struttura sanitaria. Il periodo di degenza varia comunque da soggetto a soggetto; in linea generale, i trapianti allogenici richiedono degenze ospedaliere più lunghe (il midollo donato attecchisce più lentamente e il rischio di rigetto è più elevato).
Comunque sia, prima delle dimissioni, è necessario che i valori emocromocitometrici del paziente siano tali da garantirgli un sicuro ritorno alla propria abitazione.
Trapianto di midollo osseo e sterilità
Uno degli effetti secondari più importanti legati al trapianto di midollo osseo è la sterilità.
La sterilità, che generalmente ha carattere di irreversibilità, è legata non al trapianto di midollo osseo in sé bensì al trattamento preparatorio tramite radio- e chemioterapia.
Indice materie – Medicina – Interventi – Trapianto di midollo osseo