Il trapianto di polmone e il trapianto di cuore-polmoni sono opzioni terapeutiche in grado di migliorare la qualità di vita di tutti quei soggetti che soffrono di gravissime patologie polmonari eventualmente associate a gravi problemi cardiaci e che non abbiano controindicazioni a interventi chirurgici così invasivi e complessi come sono quelli citati poc’anzi.
I principali limiti di questi interventi sono i rischi chirurgici non indifferenti e il limitato numero di donazioni rispetto a quelle che sono le effettive necessità; la disponibilità di organi, infatti, non è particolarmente elevata e i tempi di attesa sono particolarmente lunghi; è quindi fondamentale che le liste contemplino soltanto quei soggetti che abbiano un’assoluta necessita di tali opzioni terapeutiche; a tale scopo è necessario sfruttare al meglio qualsiasi altra possibilità di trattamento.
Le indicazioni generali al trapianto di polmone
Le indicazioni generali al trapianto di polmone sono essenzialmente le seguenti:
- patologie polmonari in stadio avanzata con una ridotta speranza di sopravvivenza (per esempio broncopneumopatia cronica ostruttiva, enfisema polmonare, fibrosi cistica e fibrosi polmonare; tempo di sopravvivenza a 5 anni, senza trapianto, inferiore al 50%)
- età inferiore ai 60-65 anni
- qualità della vita scarsa
- nessuna alternativa terapeutica
- stabilità sociale e psichiatrica.
Esistono poi controindicazioni assolute e relative al trapianto di polmone; fra quelle assolute c’è l’essere fumatori attivi o consumatori di sostanze stupefacenti; sono altresì controindicazioni assolute l’insufficienza di altri organi (per esempio il fegato e i reni), la presenza di infezioni sistemiche, cachessia, le malattie psichiatriche, la presenza di neoplasie in atto, l’obesità morbosa, la malattia coronarica, l’età superiore ai 65 anni nel caso di trapianto di polmone singolo, superiore a 55 anni per il trapianto di polmoni bilaterale sequenziale, superiore a 45 anni per il trapianto cuore-polmone.
Sono invece controindicazioni relative la diverticolosi, l’osteoporosi grave con fratture multipla della colonna vertebrale, le patologie sistemiche, le scarse funzionalità muscolari, l’obesità (IMC>27), la ventilazione assistita con sedazione, precedenti interventi chirurgici toracici, aderenze pleuriche, uso di corticosteroidi prima del trapianto ecc.
Trapianto di polmone: gli interventi chirurgici
Attualmente le procedure chirurgiche di trapianto che possono essere effettuate sono le seguenti:
- trapianto di polmone singolo (SLTx, Single Lung Transplant)
- trapianto di polmone bilaterale (DLTx, Double Lung Transplant)
- trapianto di cuore-polmoni (HLTx, Heart-Lung Transplant).
In realtà esisterebbe una quarta possibilità, ovvero il trapianto lobare, indicato in pediatria, ma in Italia attualmente non viene praticato.

I principali limiti dei trapianti di polmone sono i rischi chirurgici non indifferenti e il limitato numero di donazioni rispetto a quelle che sono le effettive necessità
Il trapianto di polmone singolo, quello più frequente, viene praticato in coloro affetti da patologie polmonari, come fibrosi polmonare idiopatica ed enfisema polmonare, non associate a infezioni polmonari documentate. L’intervento ha una durata relativamente breve, circa due ore.
Il trapianto di polmone bilaterale consiste nel trapianto sequenziale di entrambi i polmoni; lo si utilizza in tutti quei casi in cui è presente un’infezione polmonare persistente (bronchiectasie, fibrosi cistica e malattie polmonari settiche). L’intervento ha una durata di circa 4-5 ore. Il trapianto di polmone bilaterale viene utilizzato anche in caso di ipertensione polmonare.
Il trapianto cuore-polmoni è una tecnica che prevede il trapianto in blocco del cuore e dei due polmoni. Vi si ricorre in caso di ipertensione polmonare primitiva e nelle patologie malformative cardiache che hanno ripercussioni sui polmoni. Questa tecnica chirurgica può richiedere anche 10 ore di intervento.
Dopo il trapianto
Dopo che si è stati dimessi dalla struttura ospedaliera sono necessari controlli periodici che nei primi due mesi avranno cadenza settimanale per poi allungarsi in modo progressivo fino ad arrivare a un controllo ogni due mesi dopo 6-12 mesi dal trapianto; molto comunque dipende dalle condizioni generali di salute del soggetto.
Una volta eseguito il trapianto è necessario che il paziente si sottoponga a un’adeguata terapia immunosoppressiva il cui scopo è quello di impedire il rigetto degli organi trapiantati; la terapia deve essere effettuata vita natural durante, anche se con il passare del tempo le dosi potranno essere ridotte.
Com’è noto, le terapie immunosoppressive espongono il soggetto a maggiori rischi di contrarre infezioni, ragion per cui è necessario che vengano rispettate scrupolosamente determinate norme igienico-ambientali, in particolar modo nei primi mesi che seguono l’intervento.
Le complicanze più comuni dopo il trapianto sono il rigetto e le infezioni; entrambe queste condizioni possono presentarsi con i medesimi segni e sintomi (astenia, diminuzione della saturazione e del FEV1 (volume di aria che può essere espirato con uno sforzo massimale in un secondo), dispnea, febbricola e sensazione di malessere generale). Qualora nel soggetto si abbia anche una sola di queste manifestazioni è necessario rivolgersi al proprio Centro trapianti di riferimento per effettuare le indagini del caso e intraprendere le necessarie terapie.
Quali risultati per i trapianti di polmone?
I dati a disposizione indicano che il tasso di sopravvivenza a cinque anni è superiore al 60%; quello a 10 anni supera il 40%.
Nei primi 90 giorni dall’intervento, la mortalità è piuttosto elevata (15%); dopo il primo periodo pre-operatorio la mortalità si aggira sul 5% annuo.
Le principali cause di morte dopo un anno dal trapianto sono il rigetto cronico e le infezioni.
In linea generale, una volta effettuato il trapianto il livello di qualità di vita migliora decisamente e i disturbi di salute tendono a diminuire; il livello delle prestazioni cardiopolmonari è sicuramente migliore, anche se non raggiunge i livelli previsti per soggetti sani della stessa età.
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