Se vi è stata consigliata una protesi del ginocchio, significa che avete una degenerazione articolare al ginocchio tale che non è più possibile andare avanti. In questo articolo tratteremo e capiremo brevemente cos’è la protesi di ginocchio, quante tipologie ne esistono e cosa comporta un intervento chirurgico di questo genere.
Un intervento di protesi di ginocchio (artroprotesi di ginocchio) consiste nella sostituzione delle superfici che rivestono l’articolazione del ginocchio.
La storia della protesi di ginocchio è relativamente più recente rispetto alla storia della protesi di anca (nata ormai 70 anni fa). Le tecniche di protesizzazione del ginocchio si sono decisamente evolute nel corso degli ultimi anni e ciò ha permesso di arrivare a effettuare interventi mini-invasivi con tempi chirurgici ridotti e un recupero funzionale decisamente più rapido che in passato.
Negli ultimi anni l’intervento di protesizzazione del ginocchio ha conosciuto una crescita esponenziale, arrivando a toccare solo in Italia la quota di 85mila interventi/anno.
Chi sono i soggetti più a rischio?
Essendo un intervento che nella maggioranza dei casi si effettua per problematiche legate all’artrosi, va da sé che le persone maggiormente esposte al rischio sono i soggetti con età compresa tra i 50 e i 90 anni.
Possono, come detto, essere sottoposte a protesi le persone che hanno subito un grave danno all’articolazione e per le quali non è possibile procedere a un tentativo di riparare l’articolazione.
È importante sapere che quando si parla di protesi di ginocchio si intende una vasta gamma di possibilità che il chirurgo può applicare:
- intervento di protesi totale di ginocchio: rivestimento completo delle superfici articolari di tibia e femore, con o senza sacrificio dei legamenti crociati anteriore e posteriore. Si potrà associare eventualmente anche una protesi di rotula.
- Intervento di protesi monocompartimentale di ginocchio. Il ginocchio è composto da tre compartimenti: comparto mediale, comparto laterale e comparto femoro-rotuleo. Nella protesi monocompartimentale si va a 2rivestire” uno di questi 3 comparti.
- Intervento di revisione di protesi: in questo caso il chirurgo andrà a modificare o sostituire una protesi già impiantata, eventualmente togliendola e impiantandone una nuova.
Nonostante la maggior parte dei chirurghi impianti una protesi di ginocchio totale, sta sempre più prendendo piede la protesi di ginocchio monocompartimentale, in virtù anche di un concetto che si va sempre più affermando tra i chirurghi ortopedici, quello della TSS (Tissue Sparing Surgery), cioè la chirurgia a risparmio dei tessuti e quindi mini invasiva.
Considerata all’inizio come una soluzione di “nicchia”, la protesi monocompartimentale è sempre più utilizzata dai chirurghi, quando il danno artrosico coinvolge solo una parte del ginocchio. Inoltre, in casi selezionati in cui il danno coinvolge due dei tre comparti del ginocchio, e i legamenti sono integri, è possibile anche l’impianto di una protesi bi-monocompartimentale (cioè due protesi monocompartimentali nello stesso ginocchio).
Uno dei vantaggi della protesi monocompartimentale è che, sostituendo solo una parte del ginocchio, non si altera il movimento di scorrimento fisiologico delle superfici articolari tra loro. In sostanza, tibia e femore continueranno a scorrere tra loro come in un ginocchio normale, cosa che non avviene più quando invece la protesi è totale. In quest’ultimo caso, il ginocchio svilupperà un movimento artificiale, dato dalla protesi, appunto, e diverso da quello originario.
La protesi di ginocchio è costituita da vari elementi che hanno il compito di sostituire le componenti fisiologiche dell’articolazione: la componente tibiale, la componente femorale e l’inserto.
La componente tibiale è essenzialmente costituita da un piatto di supporto in metallo che si ancorerà sulla superficie tibiale opportunamente preparata e da un inserto in polietilene.
La componente femorale è interamente metallica; anch’essa, come la componente tibiale, si ancorerà sulle superfici opportunamente preparate e scorre sull’inserto in polietilene.
Alla protesi totale si potrà aggiungere o no, a seconda dei casi, la protesi di rotula.
La scelta del tipo di protesi, della sua grandezza e dei mezzi utilizzati per la sua fissazione è influenzata da diversi parametri fra cui la qualità dell’osso, la morfologia delle componenti articolari e l’età del soggetto che deve sottoporsi all’intervento chirurgico.
La protesi totale può essere:
- protesi totale a sacrificio dei legamenti coricati anteriore e posteriore (detta PS);
- protesi totale a sacrificio del crociato anteriore e a conservazione del crociato posteriore (detta CR);
- protesi totale a conservazione sia del legamento crociato anteriore che posteriore (detta XP).
Le condizioni patologiche che possono condurre a una situazione per la quale si rende necessaria un’artroprotesi di ginocchio sono numerose, fra queste si ricordano:
- artrosi primaria
- artrosi post-traumatica ovvero secondaria a traumi di vario tipo (fratture e lesioni capsulo-legamentose)
- artrite reumatoide
- artrite reumatoide giovanile
- artropatie autoimmuni
- tumori ossei primitivi
- esiti di artriti (per esempio l’osteomielite e la tubercolosi ossea).
Quando ricorrere all’intervento di protesi di ginocchio?
È opportuno premettere che, prima di ricorrere a un intervento di protesi di ginocchio, è necessario aver preso in considerazione tutte le possibilità di carattere conservativo (modifica dello stile di vita, calo ponderale, fisioterapia, assunzione di FANS, infiltrazioni di cortisonici, viscosupplementazione, infiltrazioni di fattori di crescita autologhi, utilizzo di appositi ausili ecc.). Esaurite tutte queste possibilità, nel caso in cui il dolore sia particolarmente intenso, duraturo e invalidante con notevole degrado della qualità di vita, si può prendere in considerazione la possibilità di intervenire con una protesi, che sia totale o parziale.
In linea di massima, l’intervento di protesi di ginocchio non ha moltissime controindicazioni; queste sono perlopiù dovute alle eventuali precarie condizioni di salute del soggetto. Una controindicazione assoluta all’intervento di protesi è un processo infettivo attivo a livello dell’articolazione interessata. Altre controindicazioni sono spesso legate alle condizioni di salute generale del paziente.
In passato, rappresentavano una controindicazione all’intervento l’età troppo giovane o quella troppo avanzata, ma con il miglioramento delle tecniche operatorie, l’innovazione della chirurgia mini-invasiva e le innovazioni nella gestione post-operatoria e grazie alle novità nel campo dei materiali utilizzati, l’età non rappresenta più un problema.
L’intervento chirurgico
Nel caso l’unica soluzione possibile sia l’intervento chirurgico, è necessario, prima della sua esecuzione, sottoporsi a tutti gli esami normalmente richiesti quando ci si sottopone a un intervento di chirurgia maggiore (visita anestesiologica, esami ematici, visite specialistiche – cardiologica, pneumologica, allergologica – , prove di funzionalità respiratoria ecc.).
È inoltre opportuno, in caso di sovrappeso od obesità, sottoporsi a un regime dietetico finalizzato alla perdita di peso. Vanno inoltre sospesi, per un periodo stabilito dallo staff medico, tutti quei farmaci che hanno effetti sulla coagulazione del sangue (acido acetilsalicilico, warfarin ecc.); di norma essi vengono sostituiti con eparina a basso peso molecolare.
Il giorno dell’intervento il paziente viene sottoposto ad anestesia, di solito evitando quella generale; la scelta della forma di anestesia (spinale, epidurale ecc.) viene stabilita dallo staff medico.
La chirurgia mini-invasiva applicata alla protesi di ginocchio
Grazie alle ultime innovazioni, al costante miglioramento e allo studio da parte degli addetti ai lavori, negli ultimi anni, per l’impianto di una protesi di ginocchio, è sempre più stata sviluppata la tecnica mini-invasiva. L’operazione chirurgica può essere effettuata tramite differenti approcci (antero-mediale, antero-laterale, sub-vastus, mid-vastus ecc.); la scelta della via d’accesso è essenzialmente legata all’esperienza personale del chirurgo.
La via di accesso più diffusa tra i chirurghi è quella antero-mediale, che contempla l’incisione del tendine quadricipitale.
Con la tecnica mini-invasiva invece, adesso è possibile utilizzare la via di accesso mini sub-vastus (incisione al di sotto delle fibre del vasto mediale), oppure mini mid-vastus (passaggio attraverso le fibre del vasto mediale), risparmiando il tendine del quadricipite.
Nella chirurgia mini-invasiva viene abolito l’uso del laccio emostatico: è stato dimostrato che l’ischemia prolungata dell’arto (i tempi medi in un intervento del genere si aggirano sui 90 minuti) provoca uno stato infiammatorio cronico e prolungato, che nel post-operatorio ostacola la guarigione completa dell’articolazione.
Viene anche abolita la violazione del canale midollare: con i vecchi strumentari, uno dei passaggi fondamentali della tecnica chirurgica era la violazione del canale midollare sia a livello femorale che tibiale, per prendere i riferimenti di taglio a livello osseo.
Una volta innestata la protesi, questa può essere cementata o no a seconda delle considerazioni del chirurgo e della qualità dell’osso.
Il post-intervento
Se non si verificano complicazioni, l’obiettivo principale da raggiungere durante i giorni di permanenza nella struttura ospedaliera è quello di riprendere a camminare; a tale scopo è necessario intraprendere un programma fisioterapico finalizzato a restituire forza alla muscolatura e mobilità all’articolazione.
Spesso già il giorno dell’intervento, il paziente dopo 6-8 ore dall’operazione viene messo in piedi, e deambula da subito con le stampelle. Lo staff dei fisioterapisti seguirà poi nei giorni successivi il paziente in modo da renderlo nel giro di una settimana autonomo nel deambulare con le stampelle (spesso anche senza), e in grado di salire e scendere le scale.
Una volta dimessi dalla struttura ospedaliera è necessario, nel corso del periodo post-operatorio, seguire alla lettera tutte le istruzioni impartite dallo staff medico (programmi fisioterapici, assunzioni di farmaci, soprattutto i farmaci anticoagulanti).
È inoltre opportuno adottare tutte le precauzioni possibili per evitare di caricare l’arto operato e di cadere e quindi si dovrà dormire in posizione supina, indossare calzature con il tacco basso (sono proibite sia ciabatte che pantofole aperte), rimuovere tutto ciò che può rendere insicuro il cammino (tappeti, fili elettrici ecc.), preferire la doccia al bagno nella vasca, utilizzare tappeti antisdrucciolo e maniglie d’appoggio.
I controlli post-operatori clinici e radiografici devono essere eseguiti dopo un mese, dopo tre mesi, dopo sei mesi e dopo un anno dall’intervento. Negli anni successivi è sufficiente un controllo annuale.

Un intervento di protesi di ginocchio (artroprotesi di ginocchio) consiste nella sostituzione delle superfici che rivestono l’articolazione del ginocchio.
Quanto dura una protesi di ginocchio?
Le protesi attualmente utilizzate per gli interventi di artroprotesi di ginocchio durano mediamente dai 20 ai 25 anni circa, ma occorre considerare la variabilità individuale è notevolissima ed è largamente influenzata dal peso corporeo e dal livello di attività fisica.
Una persona piuttosto anziana, magra e non particolarmente attiva, potrebbe non dover ricorrere a un intervento di riprotesizzazione; la stessa cosa non può dirsi nel caso di un soggetto giovane, magari in sovrappeso, e ragionevolmente attivo.
Nel caso dopo tanti anni vi sia l’usura della protesi, questa non andrà cambiata totalmente: la parte della protesi che si usura è il polietilene, e a distanza di tempo se non i sono problemi andrà cambiato solo quello.
Specialista in Ortopedia e Traumatologia
Specialista in chirurgia ortopedica e protesica mini invasiva dell’anca e del ginocchio
Master universitario ne “Il trattamento della patologia degenerativa del ginocchio”
Senior Surgeon presso le Cliniche Humanitas-Milano e Bergamo
Indice materie – Medicina – Interventi – Protesi di ginocchio