L’isterectomia è una tecnica chirurgica attraverso la quale si procede con l’asportazione dell’utero (un organo appartenente all’apparato genitale femminile, posizionato nella piccola pelvi, fra vescica e retto).
Le condizioni patologiche che possono richiedere l’asportazione dell’utero sono, come vedremo, di vario tipo; molto spesso il motivo è da ricercarsi nella presenza di una massa neoplastica (benigna o maligna).
Esistono varie tipologie d’intervento; la distinzione principale è quella fra isterectomia totale e subtotale (anche parziale o sopracervicale). Nel primo caso è prevista la rimozione di tutto l’utero e della cervice, mentre nel secondo caso si procede con la sola rimozione dell’utero conservando la cervice.
Isterectomia – Indicazioni
Come accennato in precedenza, i motivi che possono richiedere l’effettuazione di un’isterectomia sono diversi. Fra le più comuni si ricordano i tumori benigni dello strato muscolare uterino, i sanguinamenti uterini anomali, il prolasso uterino (caduta o scivolamento dell’utero che si sposta dalla sua normale posizione per finire nella zona vaginale) e il carcinoma dell’utero.
Il 33-35% degli interventi è dovuto ai tumori benigni che colpiscono lo strato muscolare dell’utero (noti come fibromiomi o fibromi uterini), patologie che possono provocare un eccessivo sanguinamento con conseguente anemizzazione e che in alcuni casi possono ingrandirsi notevolmente dando luogo a crampi, dispareunia (dolore in seguito a rapporti sessuali), anomalie del ciclo mestruale, forti dolori, costipazione e compressione delle strutture adiacenti.
Circa il 15% degli interventi viene invece richiesto a causa del prolasso uterino; tale condizione può dar luogo a numerosi e fastidiosi sintomi (sensazioni di pesantezza e pressione a livello vaginale e incontinenza urinaria, infezioni urinarie e dispareunia).
Un’importante indicazione all’effettuazione dell’intervento è quella relativa al tumore dell’utero; se nei casi meno gravi è possibile trattare questa patologia risparmiando sia l’utero che l’ovaie, nei casi più complessi è necessario intervenire con un’isterectomia totale; nei casi particolarmente gravi può essere necessaria la cosiddetta isterectomia radicale (anche allargata), un intervento piuttosto complesso e invasivo che consiste nella rimozione di utero e dei tessuti vicini ivi compresi linfonodi e vasi linfatici iliaci.
Le vie chirurgiche
Esistono tre vie fondamentali per l’approccio chirurgico all’isterectomia:
- addominale (AH, abdominal hysterectomy)
- vaginale (VH, vaginal hysterectomy)
- laparoscopica (LH, laparoscopic hysterectomy).
L’isterectomia addominale (anche laparoisterectomia) viene solitamente utilizzata nel caso ci si trovi di fronte a fibromi uterini particolarmente voluminosi, endometriosi pelvica diffusa, carcinoma dell’endometrio in fase iniziale, malattia infiammatoria pelvica e carcinoma della cervice uterina.
L’isterectomia vaginale (anche colpoisterectomia) viene invece eseguita in caso di fibromi uterini non particolarmente voluminosi che causino menometrorragie che non trovano risoluzione con terapie di tipo medico e in caso di prolasso uterino.
L’isterectomia laparoscopica consiste nella rimozione parziale o totale dell’utero per via laparoscopica. Ne esistono tre tipologie: isterectomia vaginale laparo-assistita, laparoscopica e totalmente laparoscopica.
L’intervento deve essere preceduto da tutta una serie di accertamenti fra i quali ricordiamo il Pap-test, l’isteroscopia, l’ecografia pelvica, l’elettrocardiogramma, la radiografia toracica, la risonanza magnetica (nel caso sia necessaria la stadiazione delle neoplasie maligne) e vari esami sanguigni.
L’intervento in questione non è scevro da complicanze anche gravi; tra le più ricorrenti ricordiamo emorragie, infezioni, perforazione di organi (intestino, vescica, uretere ecc.), trombosi e atelettasia polmonare (collasso di una porzione di polmone).
Il recupero totale dall’intervento avviene generalmente nel giro di 4 o 6 settimane al massimo (l’operazione chirurgica per via vaginale consente di norma un recupero più rapido).

Il 33-35% degli interventi di isterectomia è dovuto ai tumori benigni che colpiscono lo strato muscolare dell’utero.
Isterectomia – Conseguenze
La principale conseguenza dell’intervento chirurgico è l’impossibilità di avere future gravidanze dal momento che l’utero è l’organo che funge da contenitore del feto. Un’altra conseguenza dell’isterectomia è la cessazione definitiva delle mestruazioni; non si avranno però conseguenze a livello di sensazioni sessuali e di equilibri ormonali.
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